...che purtroppo hanno sempre ragione! L’11 giugno di quest’anno il “Collettivo Carlo Cattaneo” esortava coloro che stanno nelle stanze dei bottoni a rispettare il vecchio detto: “Chi ha tempo non aspetti tempo!” a proposito dell’approvazione delle modifiche alle leggi istitutive di Com.It.Es. e CGIE. Ma la Camera dei Deputati ha cominciato a dibattere quella relativa ai Com.It.Es. soltanto dopo che le elezioni per il loro rinnovo erano già state indette e le operazioni dell’elefantiaca macchina elettorale avanzavano con cumuli di carte bizantine e grande ignoranza delle realtà e delle norme anche da parte degli stessi esecutori delle leggi. Il 23 ottobre scorso usciva il Politicamente Scorretto intitolato “Requiescant in Pacem” di nuovo a opera del Collettivo Carlo Cattaneo. Voi chiederete: questo CCC è forse uguale ai Co.Co.Co. cioè i Comitati Consultivi Consolari di lontanissima memoria? La risposta è un categorico No! anche se i signori Consoli e addetti vari forse farebbero bene a leggere e ad ascoltare quanto il CCC sembra prevedere con la chiarezza di Cassandra, per prevenirne la dannosa realizzazione.
I prossimi “Cari estinti” saranno, infatti, i Com.It.Es. della maggior parte del mondo, votati da un elettorato le cui percentuali di registrazione si attestano in alcuni continenti intorno all’1% o poco più, perfino in qualche circoscrizione che si avvicina o supera i 100.000 iscritti all’AIRE. I numeri stanno cominciando a trapelare, anche se i computi finali non sono ancora pubblicati in molti siti consolari e in quello del Ministero degli Esteri, in attesa che i Comuni italiani, in particolare i più piccoli, rispondano alle richieste di verifica dell’iscrizione all’AIRE di alcuni cittadini che hanno espresso il desiderio di votare. Quello che è successo tra il 3 settembre e il 13 ottobre è un elenco di orrori degni di Halloween. Ci sono giunte voci di ostracismi da parte dei capi consolari di alcuni CEC – Comitati Elettorali Circoscrizionali – nei confronti di liste non gradite. In alcuni casi i verbali di plurime riunioni di alcuni CEC sono stati “corretti” quasi una settimana dopo la data di chiusura della conferma delle liste, fissata dai decreti e dalla Farnesina. In altri casi, i membri non consolari del CEC non hanno potuto nemmeno visionare la documentazione di una o più liste avverse, perché il capo di turno non poteva consentire che si verificasse che almeno una di queste non doveva essere ammessa. Stanno scorrendo copiose le lacrime di coccodrillo di chi è riuscito a non far ammettere la lista più forte in circoscrizioni in cui i clientelismi – anche, ahinoi, di natura patronale – sono rampanti e ora paga le conseguenze della scarsissima partecipazione finale al voto, che punirà proprio la lista a favore della quale hanno schiacciato sotto i piedi il rispetto delle regole. L’auspicato cambiamento rivoluzionario del massiccio ingresso dei millennial, dei plurilaureati e delle nuove generazioni vivifiche e rivitalizzanti non si è materializzato né trionferà laddove sono candidate molte figure conosciute nelle comunità, che pertanto attirano voti, ma non sempre li condividono con i pischelli appena arrivati. Il piano diabolico/strategico basato su “L’arte della guerra” di Sun Tzu, condita dalle ricette di Carl von Clausewitz, sta funzionando perfettamente. Com.It.Es. poco rappresentativi, delegittimati dal voto di una minuscola manciata di aventi diritto, si insedieranno al posto di quelli precedenti, spesso rissosi, inconcludenti, asserviti alle ambizioni degli autonominatisi leader di compagini “apolitiche” e faranno la stessa fine, anche per totale mancanza di esperienza. Stavolta, tuttavia, si è finalmente sgonfiata l’enorme bufala della “apoliticità” di alcune fra le vere o presunte associazioni nazionali dell’emigrazione, che sono di fatto tutte emanazioni di partito. Volete qualche esempio? Eccoli: i CTIM, fondati da Mirko Tremaglia, che hanno come Segretario generale un ex Senatore di Fratelli d’Italia (o di come si chiamava il partito fascista prima di quest’ultima denominazione nazionalistica); gli “Italia nel cuore” su sfondo azzurro berlusconiano, con molti candidati/e che discendono da sacri lombi di Forza Italia; o la pseudo associazione culturale dei salviniani all’estero, che ha plagiato e rubato il nome “L’Italia che ci lega” a un vero gruppo di promotori culturali, ma nei suoi siti riporta soltanto i discorsi di Salvini e Lega è scritta con la L maiuscola. Non si è mai capito perché – fra tutte le possibili foglie di fico a disposizione dei “creativi” – la destra più becera abbia sempre fatto di tutto per raccontare la favola dell’apoliticità, al fine di negare la propria chiarissima partiticità nel resto del mondo lontano dai Paesi felici dell’Europa, alcuni dei quali si girano in macchina in un week end e sciorinano le loro appartenenze politiche e di partito con enorme orgoglio, specie per quanto riguarda la frammentata sinistra. Gli italiani in Europa, infatti, non hanno fisime adulteranti: il dialogo con i rispettivi partiti è chiaro, alla luce del giorno, e pertanto molto più confortante e solido per far valere la protezione dei diritti dei concittadini e non soltanto le proprie scalate al potere. Cosa succederà il 3 dicembre? La boccia di cristallo di CCC/Cattaneo non vi legge nulla di buono. In primis, non tutti i già pochissimi iscritti a votare esprimeranno le proprie scelte. Molti plichi arriveranno in ritardo ai destinatari con l’affrancatura da posta lumaca, quindi non saranno riconsegnati in tempo ai Consolati. Molti candidati dimostreranno di non avere la statura morale e intellettuale che può sollecitare il voto degli indecisi. Da una media mondiale di voto, che non riuscirà a raggiungere la già bassissima percentuale del 3.5 % circa o poco più del 2015, andrà tolto almeno un altro punto percentuale. Quale legittimazione avranno questi figli – spurii non per colpa loro – nei confronti delle comunità di cui dovrebbero costituire la voce negoziale verso le autorità italiane e locali? Quanti dei “nuovi” eletti, che ci hanno messo la faccia per motivi seri e sinceri, rimarranno all’interno di quella parte di Com.It.Es. mondiali incapaci di proporre e implementare interventi risolutori della sfilacciatura dei servizi consolari, del degrado delle sedi, della supponenza di alcuni tuttologi inviati da Roma, che si difendono attribuendo ritardi e mancate risposte agli errori di chi li ha preceduti? Valeva la pena di buttare 9 milioni di Euro per finanziare elezioni con norme sbagliate nel momento sbagliato, invece di rinviarle per il tempo necessario ad approvare una buona riforma di legge e far scegliere candidati validi a tutti gli aventi diritto e non soltanto ai pochi costretti a registrarsi dal capobastone di turno, che si farà portare i plichi per votarli come dice lui? Valeva la pena di umiliare la base delle comunità, negandole il diritto al pieno esercizio della democrazia in tempi successivi di riconquistata normalità? Parliamo di quella base fatta di roccia infrangibile, che ama l’Italia e la promuove con le sue azioni quotidiane e i suoi comportamenti corretti. Valeva la pena di insultarla in questo modo? No, non ne valeva la pena. Questa è la convinzione del Collettivo Carlo Cattaneo. Oggi e sempre.