Negli Stati Uniti si aggiunge un altro motivo per spiegare le sorprese elettorali. "Nel New Jersey - ha raccontato la anchorwoman - ho ascoltato tanti italo-americani offesi per quello che è capitato alle statue e al Columbus Day". E l'avanzata dei Repubblicani nelle roccaforti dei Democratici si è registrata pure a New York, tra Staten Island, Brooklyn e Queens
-----------------------------------------
di ROBERTO ZANNI
Il partito Democratico è crollato appena un anno dopo l'elezione alla Casa Bianca di Joe Biden evento che, per la sinistra di tutto il mondo e non solo quella americana, avrebbe dovuto ridare luce agli Stati Uniti. Ma sono bastati appena dieci mesi di presidenza Biden per capire che si stava meglio... quando si stava peggio. Cacciato il vituperatissimo Donald Trump, gli americani si sono trovati all'improvviso con una fuga criminale e vergognosa dall'Afghanistan, il Covid che è sempre lì, prezzi alle stelle e inflazione galoppante, la peggiore da 13 anni con la benzina più che raddoppiata dallo scorso gennaio, la frontiera con il Messico al collasso, la mancanza di tanti beni, anche quelli più elementari (quanti scaffali vuoti nei supermercati), solo per nominare alcuni degli innumerevoli fallimenti della nuova amministrazione. E poi sono arrivate le elezioni in alcune parti degli Stati Uniti. E Kamala Harris, la vice presidente fantasma (se fossimo in Italia le avrebbero già dedicato una puntata a 'Chi l'ha visto?'), in una delle sue rarissime apparizioni, in Virginia, per sostenere il Democratico Terry McAuliffe, proprio alla vigilia delle elezioni, sicura del successo, aveva dichiarato che i risultati "sarebbero stati un presagio di quelli che potrebbe succedere per il Midterm 2022 e la White House 2024". E alla fine ha vinto il Repubblicano Glenn Youngkin, indietro di oltre 10 punti solo un mese fa. Le parole della Harris? Subito dimenticate, cancellate dalla 'cancel culture' dei Dem, leftists e progressisti a stelle e strisce. Ma se la Virginia era indubbiamente il banco di prova principale, c'erano anche altri appuntamenti elettorali di rilievo: uno dei più importanti la corsa per la carica di Governatore del New Jersey con un vantaggio abissale alla vigilia da parte di Phil Murphy che seduto su quella poltrona aveva la riconferma blindata. Alla fine però Jack Ciattarelli, Repubblicano destinato alla sconfitta, è stato dichiarato battuto finora solo dai media, con una percentuale inferiore all'uno per cento. Ma Ciattarelli fino ad oggi, si è rifiutato di concedere la vittoria all'avversario, perchè ha detto ci sono ancora migliaia di schede da scrutinare. E proprio per il New Jersey nel sommare i motivi che hanno portato alla debacle del partito che comanda Casa Bianca, Senato e Congresso, oltre a quelli più evidenti, Laura Ingraham, opinionista di Fox News, nella sua trasmissione ne ha aggiunto un altro: "I Repubblicani hanno avuto tanti voti, più del previsto - ha spiegato la anchorwoman - anche perchè gli italo-americani sono stanchi degli attacchi a Cristoforo Colombo. Ho molti amici nella contea di Bergen, hanno avuto un periodo terribile, le persone si uccidevano fra loro e si sono davvero offesi per quanto successo alle statue di Colombo e al Columbus Day. So che è un problema piccolo, ma ho continuato a sentirlo tutto il giorno dalla gente, così ho pensato di parlarne". Il New Jersey come del resto lo stato di New York, si sa, è abitato da milioni di italo-americani e se un equilibrio assolutamente imprevedibile si è verificato nella corsa per la carica di Governatore, altre roccaforti Dem che sembravano inespugnabili sono crollate. Sempre per rimanere nel Garden State l'esempio più eclatante Edward Durr, autista di camion, che investendo appena $2300 e con un video girato col cellulare, ha sconfitto Steve Sweeney, Presidente del Senato del New Jersey, figura di primissimo piano dei Democratici. E passando a New York, addirittura incredibili sono apparsi (anche per l'entità) alcuni successi nelle amministrazioni locali dei Repubblicani da Staten Island a Brooklyn fino a Queens con i trionfi dei trumpiani Inna Vernikov e Vito Fossella e le sconfitte, ad esempio, di Felica Singh che era stata sostenuta, appoggiata a piena voce dalla tristemente famosa estremista marxista-leninista-comunista Alexandria Ocasio-Cortez. Evidentemente tanti americani, in fretta, si sono già accorti di aver affidato il loro Paese alle mani sbagliate.