di ROBERTO ZANNI
Sono passati 20 mesi da quando gli Stati Uniti, allora col presidente Donald Trump, avevano chiuso le frontiere per la pandemia. Ma lunedì 8 novembre finalmente quel muro virtuale, ma allo stesso tempo così terribilmente reale (solo per il turismo persi oltre 300 miliardi di dollari) se n'è andato. E nel momento in cui le 'sbarre' si sono nuovamente alzate, ecco che alle frontiere, come negli aeroporti si sono create file enormi.
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Chilometri di auto erano già incolonnate prima della mezzanotte in attesa di attraversare i valichi dal Canada e dal Messico. Infatti la chiusura decretata prima dalla amministrazione Trump (poi tolta al cambio della guardia alla Casa Bianca, ma immediatamente reintrodotta da Biden) aveva impedito l'accesso ai cittadini non statunitensi da 33 Paesi, nonchè via terra appunto da Canada e Messico. Una crisi che, per quello che concerne gli italiani, aveva colpito in maniera particolare i nostri connazionali che lavorano negli Stati Uniti, costretti in questo modo a rimanere negli States lontani dai loro cari. Adesso però le frontiere si sono riaperte per i viaggiatori internazionali (per gli illegali invece porte sempre spalancate: oltre 1,7 milioni di ingressi da ottobre 2020 a settembre 2021, la cifra più alta mai registrata): dai turisti a chi ne ha bisogno per lavoro fino ad arrivare a chi potrà, dopo tanto tempo, riabbracciare i propri familiari. Per poter entrare negli States sarà necessario aver completato il ciclo dei vaccini (dal quale sono esclusi gli under 18) che sono approvati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson, ma anche AstraZeneca) e comprovare sempre la negatività al Covid-19 con un test effettuato entro 3 giorni dalla partenza. C'è una finestra aperta anche per i non vaccinati, ma solo per spostamenti essenziali, una eccezione che però terminerà a gennaio, quando l'obbligo del vaccino sarà esteso a tutti. Stati Uniti di nuovo aperti, eccitazione nei maggiori aeroporti da New York a Miami e la corsa a entrare ad esempio in Messico, a Ciudad Juarez, ha obbligato le autorità locali a instaurare interventi speciali per poter controllare l'enorme ondata di traffico. Tra questi anche l'installazione sui tre ponti che portano negli USA di wc chimici in quanto i tempi di attesa erano superiori alle quattro ore.
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Sempre a Ciudad de Juarez presi d'assalto anche i centri di cambi valuta, che ben presto hanno accusato una inusuale carenza di dollari. Stesso panorama al nord, con lunghissime file di auto e camion in particolare sul Rainbow Bridge alle cascate del Niagara nell'Ontario e nello stato di New York. Ressa a terra, ma anche nei cieli con le compagnie aeree che con l'abolizione del Travel Ban, hanno subito aumentato il numero dei voli transatlantici dall'Europa prevedendo anche di utilizzare aerei con maggior capienza visto che la domanda aumenterà. In Gran Bretagna all'aeroporto di Londra Heathrow due velivoli di British Airways e Virgin Atlantic diretti a New York sono decollati simultaneamente da piste parallele per celebrare l'avvenimento. In fila per partire anche da Parigi al Charles de Gaulle e ovviamente in questo surreale clima di festa non poteva mancare nemmeno l'Italia. A Fiumicino si è celebrato con applausi e passeggeri che hanno ricevuto gadgets e breakfast made in Italy con riflessi immediati: già questa settimana voli quasi come in pre-pandemia con oltre 200 prenotazioni al giorno. E se per tutto il mese di novembre sono previsti quattro voli giornalieri operati da Delta Air Lines (New York, Atlanta), United (Newark) e ITA Airways (New York) è già previsto un aumento in dicembre. Ma già si pensa, e si prenota, al 2022: aumenteranno tratte e compagnie e riprenderà i collegamenti anche American Airlines. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato a lungo raggio per l'aeroporto romano e il quinto internazionale. Simile la situazione a Malpensa dove in particolare Delta ha registrato una immediata crescita dei passeggeri diretti a New York.