di Stefano Casini

In questo periodo che costituisce poco più 20 anni, si forma un nuovo gruppo di potere ampliando il precedente, nel quale parteciparono altre figure imprenditoriali. Nel 1896,  entrano a far parte della Direzione del CCIM per lunghi periodi nuove figure come Luigi Gaminara, Buonaventura Caviglia, Vincenzo Costa, Michele Favaro e Anselmo Milano, nel 1898, l’importatore Luigi Gaminara che fu Segretario e membro del Consiglio di Amministrazione della BIU.

Buonaventura Caviglia, come abbiamo giá detto, era un industriale con dell'agricoltura e lo sviluppo agroindustriale e socio fondatore della BIU nonché membro del Consiglio d’Amministrazione dal 1907 e Vicepresidente della Camera dal 1908 al 1920.

Altro nuovo dirigente della CCIM fu Vincenzo Costa, commerciante importatore che ha bazzicato tra l’Agricoltura e le attività finanziarie. Per molti anni fu membro del consiglio d’amministrazione della BIU tra il 1907 e il 1920, nello stesso periodo di Caviglia.

In questa fase Alessandro Talice, Francesco Garavagno, Angelo Pastori, Giovanni Restelli e Giovanni Bonomi, furono i cardini tra queste due epoche della Commissione Direttiva. Il nucleo di imprenditori legati alla BIU ha rafforzato la presenza di queste figure emblematiche dell’imprenditoria italiana in Uruguay, poiché si sono poi aggiunti i dirigenti della tappa precedente che in essa prolungavano le loro esibizioni, come Martino ed Ettore Trabucati, e il Podestà -Luigi e Giovanni- Luigi Gaminara, Buonaventura Caviglia e Vincenzo Costa.

Gli anni tra la ripresa dalla crisi del 1890 e la fine della prima Guerra Mondiale hanno segnato un importante periodo nell'attività della CCIM molto rilevante per una parte degli imprenditori riuniti nel suo organico. Dalla Camera e attraverso la suddetta Banca che operava con filiali rurali e apriva una linea operativa con immobili urbani e rurali sotto lo  "Estatuto de la Sociedad Anónima del Banco Italiano del Uruguay" Tra tutti questi imprenditori merita un particolare interesse l'esperienza agroindustriale di Buonaventura Caviglia nella cittá di Mercedes.

UNA TERZA SEZIONE DAL 1918 AL1933 - Giunti qui, dobbiamo notare un terzo segmento in questo Primo cinquantesimo anniversario del CCIM che sarebbe rappresentato dai 15 anni tra la fine dell'IGM e la fine del periodo analizzato ossia l’anno 1933. Durante quell’anno ci fu un parziale rinnovamento dei principali dirigenti, per via della vecchiaia e la morte di alcune delle sue già tradizionali figure. Dalla prima fase si estendono solo gli ultimi tre anni della lunga presidenza di Alessandro Talice. Dalla seconda fase presieduta da Antonio Piaggio rimane per più della metà di essa,  nove anni in tutto anche se gli ultimi tre, come membro della Commissione Fiscale e non del Consiglio Direttivo. Solo per tre anni durano i mandati di Luigi Gaminara, Buonaventura Caviglia e Anselmo Milano. Siamo alla vigilia di un rinnovamento del cast principale. Con brevi recite, ma non meno di cinque anni: Emilio Coelli, Pasquale Barrella, Gaudenzio del Pozzo, Pietro Turcati, Giovanni Purpura, Luigi Di Vita, Giuseppe Rodella, Aristeo Levrero e Carlo Chiesa con posizioni manageriali durante la maggior parte della fase in considerazione.

Altri Presidenti furono  Bartolomeo Faridone, Aldo Stellino, Cesare Mariani, Americo Bazzani, Macedonio Ferrari, Egidio Introzzi, Biaggio Giffoni, Gerolamo Cogorno and Gerolamo Tammaro. Dietro i nuovi vertici istituzionali, i rapporti creati dal capitale finanziario sono stati un elemento integrativo. La presenza di Emilio Coelli, Pasquale Barrella, Pietro Turcati, Giovanni Purpura, Giuseppe Rodella, Aristeo Levrero, Carlo Chiesa, Bartolomeo Faridone, Aldo Stellino, Cesare Mariani, Americo Bazzani, Macedonio Ferrari, Egidio Introzzi, ci fa vedere che gli uomini del dirigente del Banco Italiano dell'Uruguay, che erano importanti azionisti, avevano nelle loro mani la gestione della CCIM.

La nucleazione alla Camera ha rivelato la costituzione di un gruppo di potere ai cui membri era riconosciuta l'appartenenza alla leadership aziendale in diversi ambiti dell'attività economica e finanziaria di tutto il paese. Era un gruppo molto unito e potente, con pensiero e valori etici dall'esperienza di vita e la costruzione delle loro aziende. A questa coesione ha partecipato una cultura che ha riconosciuto le sue radici transoceaniche, la coscienza dell'Italia come punto di riferimento, la convinzione del ruolo-guida nella costruzione di una classe dirigente dell'Uruguay moderno. Questa leadership era molto conservatrice e apparteva alle fasce di età mature e spesso si trattava di molti anziani.

(CONTINUA)

STEFANO CASINI