Il presidente uscente del Nicaragua, Daniel Ortega, è stato rieletto con il 75% dei voti per un nuovo quinquennio fino al 2027: è quanto emerge dai risultati ufficiali delle elezioni tenutesi domenica. L'Ue e gli Usa hanno bocciato le elezioni, a cui non hanno potuto partecipare i principali leader dell'opposizione.
Da giugno 37 esponenti dell'opposizione, fra cui sette aspiranti alla candidatura presidenziale, sono finiti in carcere.
"Le elezioni del 7 novembre completano la conversione del Nicaragua in un regime autocratico", commenta l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell sottolineando che "in seguito alle proteste sociali scoppiate nella primavera del 2018, il governo del Nicaragua ha scatenato la violenza contro il proprio popolo, lasciando dietro di sé morte, sparizioni forzate, incarcerazioni, maltrattamenti ed esilio di massa e trasformando il Paese in una repubblica della paura". Queste elezioni "sono una farsa": il presidente della commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo, il tedesco David McAllister (Ppe), e la presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi dell'America centrale, la lussemburghese Tilly Metz (Verdi), hanno commentato così in un comunicato congiunto il risultato elettorale nel Paese centroamericano. Critiche anche dagli Usa con il presidente americano Joe Biden che definisce "fasulle" le elezioni presidenziali nel Paese.
Ortega ha ricevuto invece le congratulazioni dell'ex presidente boliviano Evo Morales e ieri, ancora prima dell'annuncio del Consiglio supremo elettorale (Cse) a conferma della vittoria, anche dal collega venezuelano Nicolás Maduro. Via Twitter Morales ha salutato "il degno popolo del Nicaragua che, in una dimostrazione di coraggio e maturità democratica, ha eletto Daniel Ortega presidente costituzionale nonostante la campagna di menzogne, ricatti e minacce degli Stati Uniti. Il trionfo di Ortega significa la sconfitta dell'interventismo yankee". Da parte sua Maduro, attraverso le reti sociali, ha voluto inviare "un abbraccio di rallegramento al popolo del Nicaragua, al comandante Daniel Ortega e a Rosario, per la grande giornata di partecipazione popolare e pacifica nelle elezioni odierne. I figli e le figlie di Sandino, votano per la pace, la stabilità e la prosperità della loro Patria".
La Russia ritiene "inaccettabile" la posizione degli Usa di non riconoscere i risultati delle elezioni in Nicaragua e ritiene che esse si siano svolte in conformità a tutti i requisiti della legislazione del paese: lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ripreso dall'agenzia Interfax. "Riteniamo che questo sia inaccettabile e condanniamo in modo deciso questa linea", ha detto Lavrov in una conferenza stampa dopo dei colloqui con il ministro degli Esteri del Venezuela, Felix Plasencia. Lavrov ha inoltre dichiarato che secondo gli osservatori inviati dalla Russia le elezioni "si sono svolte in modo organizzato, in piena conformità con la legislazione del Nicaragua".
Il Consiglio Supremo Elettorale (Cse) del Nicaragua ha assegnato il 74,99% dei voti al Fronte sandinista di Daniel Ortega e di sua moglie e vicepresidente Rosario Murillo nel primo rapporto finale dei risultati delle contestate elezioni di ieri. Si tratta del 49,25% dei voti scrutinati. Il Partido Liberal Constitucionalista (Plc) è al secondo posto con il 14,4%, seguito dal Camino cristiano nicaraguense (Ccn) con il 3,44%, l'Alianza Liberal Nicaragüense (Aln, 3,27%), l'Alianza por la República (Apre) con il 2,2% e dal Partido Liberal Independiente (Pli, 1,70%). Secondo il Cse l'affluenza è stata del 65,3%, un livello contestato dalle organizzazioni di opposizione e dell'osservatorio indipendente Urnas Abiertas, che stima un'astensione a livello nazionale dell'81,5%.
L'appuntamento elettorale di domenica è stato preceduto nei mesi scorsi da una continua azione della magistratura e della polizia che, applicando una legge considerata di 'difesa della Patria', hanno incarcerato o messo agli arresti domiciliari almeno 37 oppositori politici, fra cui sette persone che aspiravano alla candidatura presidenziale. La giustizia ha anche squalificato partiti ed organizzazioni politiche e sociali e ha chiuso organi di stampa, bloccando anche l'uscita di La Prensa.