DI GIOVANNA CHIARILLI
L'unica Italia che continua a crescere, è quella che vive oltre i confini, lo hanno ribadito i dati dell'ultimo Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, curato da Delfina Licata. Eppure... sembra quasi che l'attenzione politica, delle istituzioni diminuisca in proporzione all'entità della crescita degli italiani nel mondo (aumentata del 3%). E mentre si presentavano gli ultimi dati relativi all'Altra Italia (sono 5.652.080 gli iscritti all'AIRE), nel mondo si accendeva il dibattito sulla scarsissima percentuale di elettori che hanno manifestato la volontà di votare per il rinnovo dei Comites.
Secondo l'Onorevole Fucsia Nissoli, si tratta di un "dato prevedibile in un contesto in cui anche in Italia vi è stato un calo della partecipazione che si è riproposto anche all'estero. La nostra rete consolare, che ringrazio per il lavoro svolto nonostante la penuria di personale, lavora con dedizione ma fa tanta fatica. In queste elezioni non è stata inviata la lettera a ciascun nucleo familiare che informava del voto e delle nuove modalità, mentre nel 2015 fu inviata grazie all'approvazione di un mio Ordine del Giorno. Io sono stata favorevole alle elezioni dei Comites entro la fine del 2021, in quanto erano già state rinviate, giustamente, di 19 mesi a causa della pandemia ed ho, quindi, votato a favore della Risoluzione del collega Fassino. Voglio essere costruttiva e dobbiamo riflettere su come rendere i Comites più conosciuti." Ora, al di là delle percentuali, del peso che potrà avere un organismo eletto da pochissimi, sempre secondo l'On. Nissoli occorre "lavorare per fare in modo che i Comites siano sempre più parte effettiva del Sistema Italia nel mondo, ma per fare questo è necessario che essi siano una realtà percepita diffusamente sia all'estero che in Italia. Bisogna unire le forze, se non riusciamo vuol dire che i Comites, noi parlamentari ed il CGIE dividiamo le Comunità anziché unirle, e allora dobbiamo soffermarci per capire se sono, se siamo un valore aggiunto per le nostre Comunità o un deterrente ad andare tutti d'accordo".
Un'altra parola fortemente legata al risultato, è "responsabilità". In tanti già da tempo avevano previsto un altro crollo degli iscritti dopo quello del 2015. "Non penso che si possa parlare di responsabilità – afferma l'On. Elisa Siragusa - .Certo, mi auguravo una partecipazione più alta, ma non mi sorprende il risultato. Qualcuno vorrebbe dar la colpa al mancato rinvio delle elezioni al 2022. Ricordo però che le consultazioni avrebbero dovuto tenersi nel marzo 2020: sono già state rinviate di diciannove mesi. Era quindi impensabile una nuova proroga. Ciò, anche in previsione dei prossimi appuntamenti che coinvolgeranno i nostri connazionali: penso ad esempio al voto sui referendum abrogativi.
Fatte queste premesse, credo che la Farnesina abbia lavorato bene, con una campagna informativa massiccia. Tuttavia assistiamo, in generale, ad un crollo della partecipazione democratica. All'estero questa tendenza è ancora più spiccata, naturalmente, anche per via della grande eterogeneità che caratterizza la comunità: basti pensare che all'ultimo referendum costituzionale ha votato appena il 23% degli aventi diritto, poco più di un milione di persone. Per quel che riguarda, nello specifico, i Comites, l'aggravante è che buona parte dei nostri connazionali non ne riconosce l'utilità; o, peggio, ne ignora addirittura l'esistenza".
Un'affermazione decisamente forte, ma forse non lontana affatto dalla realtà. Anche all'Onorevole Siracusa abbiamo chiesto a questo punto, quale sarà il futuro dei Comites...
"Mi piacerebbe che la Farnesina avviasse una seria indagine statistica fra le nostre comunità per comprendere il reale livello di conoscenza (e quindi di utilità) di questi organismi.
Da italiana emigrata all'estero, io non ho mai avuto bisogno dei Comites. Ho vissuto benissimo lontano dall'Italia, per anni, senza nemmeno sapere della loro esistenza. E, come me, tantissimi altri italiani.
Continuare a chiudere gli occhi, raccontandoci la favoletta del grande ruolo di questi organismi per i nostri connazionali, non aiuterà nessuno. Io preferisco guardare in faccia la realtà. E la realtà ci dice che serve una riforma coraggiosa e complessiva della rappresentanza degli italiani all'estero. Viceversa, credo che entro una decina di anni i Comitati verranno aboliti.
Siamo ancora in tempo per dare a questi organismi una nuova dignità, rendendoli davvero utili alle comunità. Nella mia ultima proposta di legge propongo, ad esempio, di sostituire il CGIE con un congresso dei presidenti dei Comites. Ovvero, una riunione annuale, plenaria e territoriale, da svolgersi a Roma, che permetta ai coordinatori Comites di ogni Paese di relazionare la Farnesina sui bisogni, le necessità e i problemi delle proprie comunità. I Comites avrebbero quindi un ruolo di collegamento tra i vari territori e le nostre istituzioni. Uno strumento che va nella direzione di valorizzare maggiormente il ruolo degli stessi Comitati, garantendo loro, peraltro, anche maggiori risorse, rese disponibili dall'abolizione del Consiglio generale."
Altre considerazioni in merito alla percentuale degli elettori che potranno votare, quelle di Luciano Vecchi, Responsabile per gli Italiani nel mondo del PD: "Siamo a una media del 3-4 %, grosso modo in linea con i dati del 2015. Non è, certo, una grande soddisfazione. Da un lato vi è certamente il riproporsi degli effetti negativi della cosiddetta 'inversione dell'opzione', che costringe a iscriversi, talvolta con procedure complicate per potere votare. Dall'altro c'è anche il segno sia di un allentamento dei legami comunitari tra nostri concittadini che della mancanza di riforma dell'istituto dei Comites. A ciò si aggiungano le complicazioni rappresentate dal persistere della pandemia.
È proprio per queste ragioni che il Partito Democratico – unico tra le forze parlamentari – aveva proposto di accogliere la richiesta fatta, tra gli altri, dal CGIE, di avere un breve rinvio della scadenza elettorale, sia per meglio informare i cittadini che per riformare la Legge sui Comites e per tornare all'universalità del diritto di voto.
Le altre forze politiche non hanno voluto sentire ragioni. Forse qualcuno ha, scioccamente, pensato che con meno votanti fosse più facile ottenere un risultato elettorale, e altri hanno invece scommesso sul fallimento delle elezioni per eliminare ogni strumento di rappresentanza degli italiani all'estero.
Ora bisogna che le liste progressiste e democratiche ottengano un risultato positivo tra coloro che si sono iscritti e serve rilanciare – e come PD siamo impegnati a tal fine – un processo di riforma e di pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza dei nostri connazionali nel Mondo".
Al di là della bassa percentuale di iscritti all'Albo degli elettori, che non può non essere valutata senza considerare l'opzione inversa e gli altri fattori elencati, "i Comites – continua Luciano Vecchi - saranno comunque legittimati dal voto che verrà espresso entro il 3 dicembre. Credo che i nuovi Comites, e il nuovo CGIE che ne sarà espressione, oltre a svolgere le proprie funzioni al servizio delle proprie Comunità, dovranno fare con più forza sentire la propria voce anche nei confronti di Governo e Parlamento italiani. Sarà bene ricordarsi che solo il Partito Democratico si è battuto e continuerà ad impegnarsi per il loro rafforzamento".