di Sara Roversi
Diversi sono gli stereotipi che vengono usati per definire il Nostro Stivale.
Il Paese della pizza, della pasta e del mandolino. Il Bel Paese, quello composto da città eterne e paesaggi mozzafiato, ma spesso incapace di valorizzarle ed esprimerne il pieno potenziale. La patria del buon cibo, della bella vita.
Luoghi comuni, privati dal loro contesto, che vengono ripetuti pericolosamente come mantra universali.
A Pollica si sono celebrati gli undici anni dalla nomina della Dieta Mediterranea patrimonio immateriale dell’Umanità. Gli italiani sanno quanto l’Italia non sia solo pasta e pizza.
Abbiamo tra le mani una grande eredità ed al contempo una importante responsabilità. Accanto a pasta e pizza, l’intero mondo riconosce i valori, la maestria, le tradizioni come quelle italiane e delle altre sei comunità emblematiche della Dieta Mediterranea, che sanno unire magistralmente territorio e biodiversità, identità e nutrizione, agricoltura (e pesca) e benessere sociale. Uno stile di vita sostenibile, emblema di una perfetta forma di rigenerazione ecologica integrale.
Eppure, oggi l’Italia se da un lato celebra la Dieta Mediterranea con un +56% di Export, vanta anche un triste primato, quello del più elevato tasso di obesità infantile in Europa. Un dato che stride con l’incredibile patrimonio che abbiamo tra le mani, con l’incredibile bisogno di una sostenibilità reale: individuale, collettiva, ambientale. Quella stessa urgenza che ci ha spinto all’angolo, tra una pandemia sanitaria e una transizione obbligata verso modelli più inclusivi e sostenibili.
Solo qualche giorno fa le Nazioni Unite hanno celebrato la giornata mondiale contro il diabete, come opportunità per aumentare la consapevolezza del diabete come problema di salute pubblica globale. Solo qualche giorno fa, in occasione della COP 26 di Glasgow sul clima, si ricordava quanto i frequenti e drastici cambiamenti climatici stiano provocando un aumento annuale della domanda di energia nel sud del Mediterraneo, in cui si trova il nostro stesso paese, come nessun’altra regione del mondo, con previsioni quasi del +118% entro il 2040.
Dov’è l’Italia delle menti brillanti, l’Italia dell’estro avanguardistico, l’Italia della vera sostenibilità in questa partita?
Dove sono i valori e principi che hanno reso il nostro Paese uno dei pochi luoghi al mondo in cui si celebra la Dieta Mediterranea?
Abbiamo bisogno di azioni, mirate, concrete, ambiziose; non di promesse vuote, generiche, confuse. Abbiamo bisogno di recuperare, di ristrutturare e di innovare il nostro modo di vivere, di produrre di consumare. Farlo dal cibo, in un luogo che sul cibo ha fondato le proprie radici culturali, identitarie e anche economiche è un’assoluta priorità.
Per il nostro Paese, che ha ospitato cruciali eventi quest’anno e che si accinge a prendere la leadership nel coordinamento delle sette comunità emblematiche della Dieta Mediterranea, e per tutte quelle grandi e piccole città, che lo nutrono.
È anche per questo che è nato, a Pollica in Cilento, Comunità Emblematica UNESCO della Dieta Mediterranea, il Paideia Campus un laboratorio a cielo aperto che dal cuore del Mediterraneo accoglie la ripartenza con un processo di rigenerazione che parte dal cibo, vero nexus tra uomo e ecosistema, per co-creare insieme alla comunità, agli agricoltori, contadini custodi, ed insieme agli ecosistemi della scienza e dell’innovazione, forme di prosperità collettiva. Per non ricondurre l’Italia ad un paese di stereotipi. Per rendere ancora l’Italia un Paese di orgoglio, anche in questa nostra lotta collettiva alle sfide del presente.