I PRECEDENTI
La legge che regola l’esercizio del voto all’estero prevede la spedizione postale del plico elettorale agli italiani iscritti all’AIRE. In tutte le consultazioni che si sono succedute dal 2006 ad oggi sono stati denunciati casi di brogli elettorali favoriti dalla impossibilità di certificare che l’elettore abbia materialmente espresso sulla scheda il proprio voto (all’estero esistono ancora le preferenze) e alla mancata tracciabilità dei plichi elettorali nelle giornate che intercorrono tra la loro spedizione e il rientro presso i consolati. Nel caso di specie tale assenza di trasparenza veniva confermata dall’audizione della Dottoressa Flavia Perra - Presidente dell’Ufficio elettorale circoscrizione estero – davanti alla Giunta per le Elezioni del Senato tenutasi in data 9.12.2020, nel corso della quale la Dott.ssa riconosceva testualmente che “noi sappiamo che l’elettore formalmente esiste perché ha ricevuto la scheda, però poi chi materialmente abbia spedito o abbia espresso il voto non si può verificare. Cioè non c’è una certificazione diretta da parte di un funzionario pubblico. Mi sono spiegata?”.
I FATTI
Nel corso dello scrutinio della circoscrizione estero presso la sede della Protezione Civile a Castelnuovo di Porto risultò già evidente l’anomala e abnorme concentrazione di voti espressi dalle stesse mani presso alcune sezioni elettorali risalenti al consolato di Buenos Aires. A scrutinio ancora aperto fu presentato un esposto alla Corte d’Appello con la segnalazione di una decina di sezioni dove un unico partito (USEI) e due candidati (rispettivamente: Sangregorio alla Camera e Cario al Senato) ottenevano la quasi totalità dei consensi. Appena la Corte d’Appello ha reso disponibile l’accesso ai verbali relativi a tali sezioni, il candidato Fabio Porta (PD) presentava un tempestivo e dettagliato ricorso alla Giunta per le elezioni del Senato. Contemporaneamente veniva presentato anche un circostanziato esposto alla Procura della Repubblica di Roma. Oggetto del ricorso e dell’esposto erano 32 sezioni elettorali (su 99 totali) del consolato di Buenos Aires nelle quali sarebbe risultata evidente, oltre all'abnorme concentrazione dei voti di preferenza a Cario e conseguentemente all'USEI, la falsificazione del dato elettorale in quanto frutto di una massiva manipolazione delle schede redatte da parte delle stesse mani.
LA GIUNTA PER LE ELEZIONI DEL SENATO
La Giunta del Senato ha accolto il ricorso e ha quindi istituito un apposito Comitato incaricato di analizzare alcune delle sezioni indicate dal ricorrente allo scopo di accertare la plausibilità di quanto denunciato e in particolare l’esistenza della manipolazione delle schede elettorali. La Giunta disponeva il sequestro delle schede di 8 (otto) sezioni elettorali e ne iniziava ad esaminare 3 (tre) per un totale di 2.210 voti di preferenza controllati. La conclusione dei senatori è stata letteralmente che “emerge chiaramente il fumus delle circostanze di natura patologica lamentate dal candidato Porta, con riferimento all'identità di calligrafia che si sarebbe riscontrata nell'espressione dei voti di preferenza per il senatore Cario.” Tale conclusione sarà poi determinante per la decisione unanime di procedere alla contestazione dell’elezione del Senatore Cario. Decisione smentita qualche settimana dopo dal voto favorevole alla convalida a seguito della seduta pubblica del 9 novembre scorso. Adesso sarà chiamata ad esprimersi in via definitiva l'Aula del Senato nel sua interezza.
LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA
Le indagini della Procura della Repubblica di Roma acclaravano l’esistenza del reato elettorale oggetto dell’esposto. Tre successive perizie (“consulenze tecniche”) disposte dal PM e riguardanti 5 (cinque) sezioni di Buenos Aires (diverse da quelle sequestrate ed esaminate dalla Giunta) hanno accertato che la quasi totalità dei voti espressi a favore di Cario e Sangregorio nelle sezioni oggetto delle consulenze tecniche sono stati espressi con certezza dagli stessi gruppi di mani, le cui grafie peraltro corrispondono tra loro e si ripetono anche in più sezioni, infrangendo palesemente il dettato costituzionale in materia di “voto personale, eguale, libero e segreto” (art. 48). La prova provata della consumazione di un reato gravissimo secondo la nostra legislazione penale.
Applicando le rispettive percentuali dei campioni di schede contraffatte nelle suddette 5 sezioni per come accertato dalla Procura, il totale dei voti a favore di Cario frutto di brogli pienamente provati nelle sole 5 sezioni analizzate ammonta a 2.140 schede contraffatte.
Ossia, il Senato e la Procura, rispettivamente visionando e svolgendo accurati accertamenti tecnici su 8 delle 32 sezioni dal risultato abnorme, hanno entrambi riscontrato l’esistenza di tale reato in ben 4.350 schede elettorali, pari a quasi il 50% delle schede che il ricorso chiede di annullare per determinare l'elezione del candidato Porta. Ad ulteriore supporto di tali evidenze esiste anche una relazione giurata redatta da un ordinario di statistica, il Prof. Attanasio dell’Università di Palermo, che dichiara scientificamente l’impossibilità delle concentrazioni di voti nelle sezioni così come sono state scrutinate, se non in ragione di un intervento manipolatorio esterno.
LE (DEBOLI) MOTIVAZIONI DELLA DIFESA DI CARIO
Tre le motivazioni avanzate dalla difesa del Senatore Cario (e presumibilmente, almeno in parte, accolte dalla Giunta come base del voto di convalida):
- LA TARDIVITA’ DELLA PRESENTAZIONE DEL RICORSO: Motivazione inconsistente poiché, come lo stesso avvocato Paniz ha scritto nella sua memoria, la Giunta può agire d’ufficio – come da regolamento – in deroga a qualsiasi limite temporale; a maggior ragione quando si è in presenza di una parallela indagine della magistratura che, come in questo caso, ha provato l’esistenza di una massiva e sistematica falsificazione di migliaia di schede elettorali. Inoltre, come ha scritto in proposito un autorevole membro della Giunta per le elezioni del Senato, Sen. De Gregorio De Falco, “se il ricorso fosse pervenuto oltre il termine, il Segretario Generale del Senato, a mente che l’articolo 7 comma 3 del Regolamento per la verifica dei Poteri, l’avrebbe dovuto restituire al mittente”, e non invece come ha fatto istituire un apposito Comitato e dichiarare all'unanimità contestata l'elezione di Cario.
- LA SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO DELLA GIUNTA PER LA PARALLELA INDAGINE IN CORSO: Anche in questo caso siamo di fronte ad una motivazione insussistente, poiché mentre l’indagine della Procura mira a individuare autori e condotte relative alla realizzazione di un determinato reato, la Giunta deve concentrare la propria valutazione e decisione sull’esistenza o meno di voti falsi e quindi da annullare. Cosa che è stata pienamente provata proprio dalle risultanze delle consulenze tecniche disposte dal PM procedente, le quali hanno pieno e incontrovertibile valore di prova dell'abnorme quantità di brogli perpretati, indipendentemente da chi risulterà essere l'autore del reato a seguito della conclusione delle indagini e del processo.
- LA LIMITATEZZA DEL CAMPIONE: Anche qui siamo di fronte ad una motivazione inesatta e poco sostenibile. In primo luogo perché il regolamento della Giunta (e più di un precedente in materia) prevede la possibilità che le indagini vengano svolte in base a campioni di schede elettorali e non necessariamente alla totalità delle schede, non essendo possibile per evidenti ragioni di svolgere una perizia calligrafica su ogni singola scheda delle oltre 15.300 schede elettorali contestate. Ma soprattutto perché qui stiamo parlando di un totale di 13 (tredici) sezioni sulle 32 (trendadue) oggetto del ricorso, ossia oltre un terzo. Nello specifico, peraltro, le 8 (otto) sezioni delle 13 (tredici) analizzate più attentamente hanno evidenziato - al di là di ogni ragionevole dubbio - che quasi 4.500 schede sono da annullare per tabulas. Di conseguenza, vi è la piena prova che quasi il 50% delle preferenze (su un totale di 9.790 voti di differenza per giungere all’assegnazione del seggio al candidato Porta) che hanno determinato l'elezione di Cario sono frutto di massivi e sistematici brogli elettorali e pertanto da annullare irrimediabilmente. Altro che limitatezza del campione! Ancora, dalle risultanze della Procura emerge esplicitamente che la percentuale dei voti falsificati non è del 50 o del 60 per cento, bensì arriva in una sezione all'86,4%, in un'altra al 98% e nelle altre tre sezioni addirittura al 100%. Dati statistici che, lo ripetiamo, secondo la perizia giurata di un esimio esperto in materia – se gli accertamenti grafologici per ipotesi non bastassero – hanno confermato nella loro dimensione (cit.) “aberrante”.
LA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE
Da tutto il mondo, prima e dopo la decisione della Giunta, sono arrivati messaggi e iniziative per sensibilizzare il Parlamento italiano a sanzionare, di fronte alle evidenze e alla ripetizione massiccia e sistematica di tali brogli, i beneficiari di tali reati. La mancata sanzione da parte del Senato equivarrebbe infatti ad una vera e propria delegittimazione del voto all’estero, o meglio alla dichiarata e inquietante impunità di coloro che hanno commesso e commetteranno simili reati. Sarebbe la fine annunciata del diritto di voto per oltre sei milioni di italiani all’estero, ottenuto nel 2001 grazie ad una modifica costituzionale frutto di anni di battaglie politiche e sacrifici di migliaia di dirigenti della nostra grande collettività all’estero.
In un comunicato della LEGA Argentina del 7 novembre scorso si leggeva: “Alla vigilia di una importante decisione da parte del Senato della Repubblica, che dopo una lunga istruttoria ha votato all’unanimità a favore della contestazione dell’elezione del Senatore Cario (MAIE), vogliamo esprimere l’auspicio che finalmente si faccia chiarezza su quanto accaduto sanzionando in maniera esemplare coloro che hanno tratto vantaggio da tali episodi e restituendo al voto all’estero la dignità che merita”, mentre il responsabile del PD per gli italiani nel mondo, Luciano Vecchi, ha così dichiarato in data 12 novembre: “Ci auguriamo che, con il voto che interverrà prossimamente nell’Aula del Senato, invertendo quanto deliberato dalla Giunta, possa essere ristabilita la realtà dei fatti ed affermato il diritto dei milioni di italiani che vivono, lavorano, studiano e votano all’estero di essere rappresentati da chi hanno effettivamente scelto”.
Il quotidiano per gli italiani nel mondo “Gente d’Italia” ha lanciato una petizione sulla piattaforma “change.org” chiedendo ai senatori di votare “secondo la loro coscienza, prendendo visione completa dei fatti e cancellando una richiesta di convalida che avrebbe come conseguenza l’inesorabile e ingloriosa fine del voto all’estero e – più in generale – di anni di politiche a favore delle nostre grandi collettività italiane nel mondo”.