"Nessuno può affrontare da solo le frizioni globali"
Una vera e propria "difesa" del concetto di "italianità" e della lingua di Dante. A farsene carico, ieri, aprendo gli Stati Generali della Lingua e della Creatività italiane nel mondo, il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Nel suo intervento alla Farnesina, l'inquilino del Quirinale ha voluto sottolineare come i cittadini e le istituzioni abbiano un impegno globale a favore di quello che viene definito "l'italiano di domani". Ovvero quell’idioma "che abbiamo il dovere di tutelare, promuovere e tramandare". Coscienti delle proprie radici del passato e contemporaneamente consapevoli del presente, "aperti alle sfide del futuro". “La lingua rappresenta il naturale pilastro della nostra identità, ovunque ci troviamo, è un aspetto che ci caratterizza e che assume una rilevanza particolare nel mondo globalizzato in cui viviamo, dove i confini nazionali si fanno via via sempre più impalpabili e consentono ai popoli una frequente e aperta interconnessione economica, culturale, politica” ha sostenuto Sergio Mattarella. L’italiano, secondo il Capo dello Stato è “figlio della creatività apprezzata e ammirata a livello internazionale”. “I grandi autori del passato si sono serviti di una lingua nuova, sviluppandola. Niente più lontano da una lingua ferma e immobile. Questo strumento è stato messo al servizio di uno sforzo creativo straordinario” ha argomentato il Capo dello Stato. Ma non si tratta solo di “lingua”. C'è un interrogativo, infatti, che è aperto da secoli “ed è ancora attualissimo sul concetto di italianità". Un concetto che, ha rimarcato Mattarella “dobbiamo fare nostro, mettendo a fuoco il passato e a frutto le lezioni del presente, anche quelle apprese con sacrificio e dolore, com'è l'esperienza della crisi pandemica". "Il mondo in cui agiamo – ha aggiunto il presidente della Repubblica – è caratterizzato dalla complessità della realtà che ci circonda. Siamo di fronte a sfide che nessun Paese, nessuna cultura può immaginare di affrontare da solo”. Per Mattarella “crisi quali quelle indotte dai cambiamenti climatici, le giuste aspirazioni a uno sviluppo autenticamente equo e sostenibile, tutte si intersecano con nuove frizioni globali e focolai di instabilità che attraversano le linee geografiche tra i nostri continenti".