di Michele Schiavone*
Caro Direttore, impegnarsi per far rispettare i diritti e le leggi è compito di ogni cittadino e attiene alla sfera dei doveri civici sanciti nelle costituzioni democratiche. Da qui l'impegno di numerosi nostri connazionali all'estero, dei media e di diverse organizzazioni civili e politiche per l'estensione dei diritti e dei codici alla base del nostro ordinamento affinché si affermi ovunque l'omogeneità di trattamento e delle garanzie civili, sociali e politiche anche verso chi temporaneamente vive fuori dal nostro territorio nazionale.
Questo faticoso e annoso impegno per la legalità, la trasparenza e per l'affermazione della pur sparuta rappresentanza italiana nel parlamento italiano é stato messo in discussione da ripetuti comportamenti illeciti e da malversazioni che, comunque, costituiscono reati. Negli anni abbiamo assistito a brogli elettorali, a pavidi e retorici tentativi risolutivi funzionali agli interessi di pochi.
Le elezioni parlamentari italiane del 2018 hanno scoperchiato il vaso di pandora sulla macchina organizzativa, che già nelle precedenti tornate elettorali aveva manifestato falle e permeabilità permissive ai brogli. Di fronte a queste irregolarità si è creata nelle nostre comunità in giro per il mondo una forma di rigetto e si è formata un'opinione pubblica avversa a pratiche malsane e brogli, che mettevano in seria discussione l'espressione del voto e la sua liceità.
E grazie al Suo giornale che ne ha raccolto l'impeto traducendolo in informazione continua sfociata in una petizione firmata in tutto il mondo, che si è riusciti a incanalare le istanze di trasparenza e a farle maturare in maniera trasversale anche nelle aule parlamentari italiane.
Quanto è emerso oggi nel dibattito in Senato sulla legittimità di alcuni senatori eletti nei collegi italiani a sedere sugli scranni di quell'aula, e in particolare sulla richiesta di destituzione del senatore Adriano Cario per acclarati brogli elettorali, nella quale i singoli senatori, i capigruppo e i componenti la giunta per le elezioni e per le immunità sono intervenuti, non solo sul merito del punto all'ordine del giorno, ma anche per richiedere l'urgente riforma della legge elettorale e della sua applicazione nella circoscrizione estero è un enorme passo avanti. Grazie al Suo giornale e alla ricerca di giustizia da parte dell'onorevole Fabio Porta finalmente si sono accesi i riflettori sulla tetra o angusta zona d'ombra che per 15 anni ha soverchiato con abusi alcune forme di malaffare che hanno favorito dubbie rappresentanze. Nel Parlamento italiano e nell'opinione pubblica c'è oramai consapevolezza che a una politica malata servono ricostituenti per riportarla nell'alveo in cui si identificano i cittadini.
La breccia che si è aperta oggi in Senato deve portarci a ricercare norme, forme e strumenti diversi per la scelta ai vari livelli della rappresentanza degli italiani all'estero. Ora che il re è nudo è giunto il momento di superare la legge 459/2001 e favorire un'ampia discussione dentro e fuori il Parlamento per aggiornare e migliorare i codici, così frettolosamente approvati anche per rendere merito a chi si era impegnato una vita intera per dare vocee rappresentanza a chi realmente non poteva esercitarla.
La revisione della legge 459/2001 non è più rinviabile, come non lo sono più quelle dei Comites e del CGIE. Direttore Le chiedo di non fermarsi e di spingere in avanti la battaglia per il voto degli italiani all'estero per rafforzarne il valore civile e civico, attraverso il quale possiamo far progredire il senso comunitario che tiene assieme i nostri connazionali all'estero. Troverà in me uno strenuo sostenitore perché le battaglia di civiltà e per i diritti vanno affrontate senza indugi e senza paura.
Michele Schiavone
Segretario Generale Cgie