di Franco Esposito
Cosi fan tutte. O quasi tutte. Rare le eccezioni, molto rare, almeno tra le società partecipanti al massimo campionato italiano di calcio. Fanno cosa? Aggiustano conti e bilanci con plusvalenze scandalose. E fanno anche altro. I casi eclatanti sono finiti sotto la lente (d’ingrandimento, questo è certo) della Procura. Roba seria e maleodorante rappresentata e raccontata dalla trasmissione Report, nella puntata in onda ieri sera sulla terza rete Rai. Mezza serie A rischierebbe il default, non solo la Juve. Un quinto degli incassi delle società di calcio più forti e potenti deriva dalle plusvalenze. La Procura di Torino – fatto ormai arcinoto, sta cercando “una carta che non deve uscire”. Secondo un’intercettazione che ha insospettito i pm, conterrebbe accordi extra regole relativi alla cessione di Cristiano Ronaldo al Manchester United.
Racconta Report. Il caso clamoroso è quello tra Juve e Genoa del gennaio scorso. Il passaggio del giovane Nicolò Rovella alla Juventus per una cifra che non si fa fatica a definire assurda, mostruosa: diciotto milioni. Mentre in pari data il club torinese campione d’Italia cedeva alla società genovese Elia Petrelli e Manolo Portanova per otto e dieci milioni. Cifre (la cosa non è casuale, proprio no) che hanno permesso a Juve e Genoa di segnare plusvalenze a bilancio senza che ci fosse nessun movimento di denaro. Nessuna entrata. Su altri pasticci si è soffermata l’attenzione della trasmissione diretta da Sigfrido Ranucci. Come gli scambi incrociati Juve-Lugano (Monziale per Lungoyi) e con il Marsiglia, Tonya per Marley. Tutti a saldo zero. Avete mai sentito, voi sportivi attenti alle cose calcistiche italiane fondate spesso sull’imbroglio, i nomi dei giovani calciatori sopra menzionati? Certo che no, per tutti noi si tratta di anonimi.
E qui casca l’asino avrebbero detto i nostri nonni e padri. I quattro sconosciuti ipervalutati dal club cedente d’accordo con quello compratore. Report ha spaziato ben oltre il caso Juventus, club attualmente nella peste. In grandi casini si sarebbe cacciato gran parte dell’intero sistema calcio. Plusvalenze reali e fittizie drogano i conti dei club. L’inchiesta riguarda i bilanci societari del 2019, quindi prima del covid pestilenziale. Allertati dalla Covisoc, l’organo di controllo della Federcalcio, i pm e la Procura Federale sarebbero nella condizione di dimostrare che il Genoa, nel 2019, aveva iscritto plusvalenze per settantanove milioni. Pari al 51% dei ricavi. La Sampdoria, poi, aveva un rapporto plusvalenze/ricavi del 44%. Il bilancio Juve presentava guadagni da cessioni pari al 25% dei ricavi. Gestita ai tempi dall’italo-americano Pallotta, la Roma vantava plusvalenze per 132 milioni su 354 di ricavi. Atalanta e Napoli con plusvalenze del 20 e del 27%.
In parole molto povere, i ricavi da plusvalenze sono raddoppiati sull’intero sistema negli ultimi cinque anni. Erano 381 milioni, sono diventati 753. Il 20% del fatturato. Acrobazie contabili facili da capire, per chi è minimamente avvezzo alle cose del pallone in Italia. Così fan tutte, appunto. Dopare le entrate serve a parare la poderosa impennata di costi di cartellini e stipendi dei calciatori. Superfluo stare qui a snocciolare cifre. Senza il trucco delle plusvalenze, le perdite dell’intero sistema calcio – 1,6 miliardi di euro in quattro anni – sarebbero salite in maniera vertiginosa. Sarebbero andati distrutti i patrimoni. Sotto il peso di pesanti passività, molte società non avrebbero potuto iscriversi al campionato. Un tema noto da anni, ma ignorato da sempre. La prova – sostiene Report – è in una lettera inviata dalla Covisoc alla Federazione Italiana Giuoco Calcio. La missiva critica apertamente le deroghe alle licenze 2021-2022 per l’ammissione ai campionati. E non si ferma a questo fondamentale aspetto, puntualmente ignorato da chi al contrario è chiamato a svolgere anche funzioni di controllo.
La Covisoc ha suonato l’allarme sulla “selettività nei criteri di ammissione”, ponendo inoltre l’accento su misure di favore in seguito alla pandemia. “La sterilizzazione delle perdite, la sospensione degli obblighi di ricapitalizzazione, la sospensione degli obblighi di pagamento dei debiti fiscali e contributivi. Le regole per l’iscrizione al campionato 2021/2022 possono tradursi in un’eccessiva mitigazione dei requisiti di capitale e liquidità”. In conseguenza di tutto ciò, anche club già fragili potrebbero avere la licenza con il rischio di default a campionato in corso. Un preciso segnale: per la Covisoc le regole, pure in pandemia, dovrebbero acquisire maggiore rigidità, e inopportunamente ammorbidite. La risposta della Federcalcio? I club rassicurati a settembre: non saranno applicate sanzioni. Report ha evidenziato (e denunciato) che “le società sono già in grave ritardo sul versamento degli obblighi fiscali e sugli stipendi arretrati”. Dieci club di serie A su venti erano in ritardo di due mesi nel pagamento degli stipendi e ben undici avevano accumulato un ritardo di tre mesi sul versamento delle ritenute Irpef. Il documento che fotografa la situazione è di fine agosto 2021. A questo punto della fiera, fatevi la domanda e avrete la risposta.