di Matteo Forciniti
A poche ore dalla chiusura dello scrutinio per le elezioni del Comites in Uruguay esistono ancora tanti dubbi e poche certezze: anche qui si sono consumati nuovi brogli dopo il recente caso Cario al Senato? Le denunce arriveranno anche a Montevideo?
Solo 4691 (su una popolazione di oltre 130mila persone) erano state le iscrizioni per votare a questa tornata elettorale che si è dimostrata -come previsto- totalmente fallimentare svoltasi sotto il massimo silenzio. La partecipazione finale ha raggiunto numeri ancora più osceni con solo 3624 plichi ritornati in Ambasciata e tra questi i voti validi sono stati all’incirca 3400. A trionfare è stata la lista Maiu (Movimiento Asociativo Italo Uruguayo) che ha stracciato tutti gli altri candidati imponendosi con una differenza abissale rispetto a quanto successo all’interno delle altre due liste: quello del Maiu è stato un trionfo senz’altro inedito nella storia recente del voto italiano in Uruguay tradizionalmente segnato dall’equilibrio.
Ma c'é un primo forte dubbio che emerge da questi numeri e che getta ombre inquietanti sulla regolarità di queste elezioni: dove sono andate a finire quei mille e piú plichi partiti dall’Ambasciata e mai ritornati? Si tratta di un quarto del totale dei votanti, un dato enorme anche alla luce degli esigui numeri della partecipazione.
Ma come è stato possibile questo sfracello, solo l’ultimo di una serie di criticità che hanno accompagnato le elezioni di un organismo ormai distrutto? È stata tutta colpa della gente ritardataria oppure ci possono essere stati altri motivi che hanno contribuito all’ultimo disastro?
Il principale indiziato nel processo di organizzazione del voto che non ha funzionato è il Correo Uruguayo (le poste), incaricato di consegnare i plichi elettorali a casa delle persone. A seguire c’è l’altra impresa, Abitab, a cui è stata affidata l’ultima fase, ovvero quella della restituzione delle buste (l’altro metodo era quello di portare personalmente il plico nella sede dell’Ambasciata).
Il Correo Uruguayo e Abitab hanno agito correttamente tanto a Montevideo come nell’interno del paese? Queste due imprese sono state adeguatamente supportate dall’Ambasciata?
In base alle numerose testimonianze raccolte da Gente d’Italia, molti elettori sostengono di non aver ricevuto il plico a casa anche se questa situazione si sarebbe potuta segnalare chiedendo in tempo una copia del plico. La domanda adesso è più che legittima: dato che queste buste sono scomparse dopo essere partite dall’Ambasciata, qualcuno si è messo in mezzo per ostacolarne l’arrivo ai domicili degli elettori? Nessuno è in grado di rispondere dato che non esistono garanzie con questo sistema. Ma non é la prima volta nel voto all'estero che buste spariscono o vengono convogliate presso altri lidi.....
Secondo le prime anticipazioni degli addetti ai lavori, i risultati di queste elezioni vedono una vittoria schiacciante della lista 2 Maiu che dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta dell’organismo. Il Maiu dovrebbe conquistare 10 seggi superando le altre due liste messe insieme, le grandi sconfitte, Rinnovo e -soprattutto- Unitalia.
I due gruppi sconfitti ammettono l’esistenza di “anomalie diffuse” anche se per adesso appaiono cauti in attesa degli sviluppi della vicenda. “Al momento con le informazioni che abbiamo credo e spero che le elezioni siano state valide anche se c’è stata un’evidente disorganizzazione durante tutto il processo” afferma Alessandro Maggi, capolista di Unitalia e presidente uscente del Comites. “Evidentemente sono stati commessi alcuni errori se più di mille plichi non sono ritornati in Ambasciata. Sicuramente qualcuno avrà votato in ritardo ma tra questi voti mancanti ci sarà anche una buona percentuale di indirizzi sbagliati perché altrimenti non si spiega dato che se uno fa la fatica di iscriversi per votare si presume che abbia interesse a partecipare”.
“Sapevamo che ci sarebbe stata una differenza ma non con questi numeri” osserva Fabrizio D’Alessandro della lista Rinnovo. “Sinceramente siamo rimasti molto sorpresi, specialmente per quello che è successo durante il processo di consegna dei plichi con tutti i problemi che ci sono stati. Ancora non riusciamo a spiegarci come mai tutti questi plichi non siano tornati, sono numeri molto alti. Comunque ci riuniremo presto per analizzare la situazione e decidere cosa fare”.
Infine, l’ultima anomalia di queste elezioni si è avuta con lo scrutinio segreto imposto dall’Ambasciata che lunedì pomeriggio ha negato l’ingresso a Gente d’Italia presso lo sportello informativo di avenida Brasil a Montevideo. Un fatto gravissimo che ha provocato l’indignazione, tra gli altri, del sindacato dei giornalisti italiani che ha parlato di “una grave ferita alla libertà di stampa”. Si registra al riguardo l’assurda giustificazione data da Alessandra Crugnola, capo della cancelleria consolare: “Il seggio elettorale, nel corso dello scrutinio, è per norma gestito dai suoi componenti e non da questa Ambasciata i cui funzionari non erano presenti quando sarebbe stato negato al dott. Forciniti l’accesso allo spoglio. Purtroppo, perché abbiamo sempre chiarito nei nostri numerosi passaggi al seggio che le operazioni di scrutinio sono pubbliche. Inoltre, a tali operazioni hanno partecipato, oltre ai membri del seggio, i rappresentanti di tutte e tre le liste candidate. Il loro compito è di vigilare al fine di tutelare gli interessi della propria lista contro eventuali irregolarità delle operazioni” ha creduto di giustificare l'operato con una lettera indirizzata al giornale.
Detto in termini più chiari: qualcuno ha tentato di mettere un bavaglio all’informazione libera ma l’Ambasciata oggi se ne lava le mani non avendo neanche il coraggio di difendere le sue azioni dato che Alessandra Crugnola era il presidente del comitato elettorale circoscrizionale, colei che avrebbe dovuto controllare il tutto. E allora chi è stato? Chi ha ordinato alla guardia di non farmi entrare? I rappresentanti delle liste Rinnovo e Unitalia raccontano di non essere stati a conoscenza di quanto successo lunedì altrimenti sarebbero intervenuti per chiedere l’ingresso di Gente d’Italia. E allora, chi comanda davvero all’Ambasciata di Montevideo?