La manovra del governo Draghi spacca in due i sindacati e lascia interdetto il governo. Cgil e Uil, infatti, hanno proclamato uno sciopero generale di 8 ore per il prossimo 16 dicembre, contestando una legge di bilancio bollata come "avara" sul fronte della riforma fiscale, ma anche su quello delle pensioni e del lavoro. Di diverso avviso si è mostrata la Cisl che si è, invece, tirata polemicamente fuori ritenendo lo sciopero, nelle parole di Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, una mossa che va "al di là del merito del confronto" che pure "c'è stato con il governo che, peraltro, ha portato dei risultati".
Proprio da Palazzo Chigi, intanto, sono arrivate le critiche più dure a quella che ormai è rimasta un'iniziativa "a due". La manovra 2022, è stato fatto notare da fonti di Palazzo Chigi, "è molto espansiva" e "accompagna fuori dall'emergenza economica famiglie, lavoratori e pensionati". Inoltre "numeri e dati parlano da soli. In questo momento lo sciopero non è comprensibile" dal momento che comunque nel prossimi giorni il confronto con i rappresentanti dei sindacati andrà avanti. Insomma: resta la sensazione, di fondo, che la scelta di incrociare le braccia, in piena pandemia, con un Paese che ancora fa i conti con il Covid e che con molta fatica sta cercando di rimettersi in piedi, sia del tutto inappropriata per non dire fuori luogo.
Che senso ha scioperare ora? Perché Cgil e Uil hanno deciso di andare al "muro contro muro" e non hanno, invece, seguito la strada più ragionata imboccata dalla Cisl? Che fine ha fatto il "sindacato" di una volta, quello che realmente scendeva in piazza e si batteva per i diritti dei lavoratori e per la salvaguardia dell'occupazione? D'accordo: l'intesa sul contributo di solidarietà da devolvere ai redditi bassi per l'abbattimento del caro bollette non è stato trovato. La maggioranza è rimasta divisa su questo tema. Ma come trascurare l'impegno del governo di investire gran parte del "tesoretto fiscale" sul fronte Irpef e lo sforzo di voler aumentare le risorse da impiegare sul fronte del sociale? Fuor di metafora, la mossa di Cgil e Uil appare sinistramente legata a classiche e vecchie "rendite di posizione", battaglie, per dirla con altre parole, combattute per qualche nomina in più. Ai sindacati di sicuro i soldi non mancano ma più che rappresentare i lavoratori, in questa fase sembrano essersi trasformati in centri di potere che guardano esclusivamente ai loro interessi.