di Franco Esposito
Piccoli o grandi, crollano i miti d'Italia. Spariscono, cancellati, o venduti all'estero. La storia recente è piena di episodi e nomi, la cui scomparsa o il trasferimento in mano straniere sono colpi bassi tirati all'orgoglio italiano. Cambia il mondo, questo è vero, e cambia di conseguenza il modo di fare impresa. Quel fottuto presunto progresso che ha affossato gloriose attività italiane conosciute e apprezzate in tutto il mondo. E con esso la crisi economica dell'ultimo quindicennio, La premessa per riferire di un altro mito nostro che sembra debba andarsene. Rischiano di fallire le Terme di Montecatini, antico vanto d'Italia.
Scure ombre si addensano infatti sul futuro della struttura. La crisi delle Terme di Montecatini non sarà risolta dall'unica offerta pervenuta. Quella del trust Tax Advisor Limited. Gli inglesi si sono tirati indietro. E non hanno versato per tempo nemmeno la cauzione di 100 mila euro, prima tranche dei 60 milioni promessi per l'acquisto del complesso termale.
Regione Toscana e Comune di Montecatini sono costretti a trovare una soluzione che lasci aperte tutte le porte. Compresa quella della procedura fallimentare. La Regione Toscana detiene il 66% del pacchetto azionario, il 33% è del Comune di Montecatini. Il fallimento della trattativa con gli acquirenti inglesi è un fatto recentissimo. In qualità di unico partecipante al bando per l'acquisizione della società Terme di Montecatini, gli inglesi si sono ritirati senza fornire alcuna spiegazione. Spariti e punto. Dopo aver comunicato il ritiro/rinuncia, in maniera secca, decisamente sintetica, una frase e nulla più, all'amministratore unico dell'azienda, Alessandro Michelotti.
Il mancato arrivo della cauzione viene confermato da Deutsche Bank. L'istituto di credito ha informato la società Terme Montecatini: "Non ci è pervenuto l'assegno circolare sa 100 mila euro, come richiesto dal bando". Stringata l'informativa di Deutsche Bank. Il passaggio a vuoto ha lasciato basiti i vertici della società Terme Montecatini, letteralmente stupiti dalla rinuncia inglese.
Fioriscono gli interrogativi. Soprattutto uno: quale futuro per le Terme? L'orizzonte è nero, la società è sotto il peso di un vero macigno: 34 milioni di debiti della società pubblica che gestisce il complesso termale. La cifra è il risultato della composizione di due componenti: 25 milioni accumulati e 9 milioni di debiti. Il rosso da saldare con vari creditori.
La pesantezza specifica del passivo è misurabile con la valutazione dell'offerta presentata da Tax Advisors Limited. Trentaquattro milioni di euro sono più della metà della somma che gli inglesi mettevano sul piatto dell'acquisizione della società per ottenere la maggioranza delle quote. In conseguenza della rinuncia britannica, prende quindi corpo l'ipotesi di un percorso legato a procedura di tutela: concordato o liquidazione. Soluzione possibile, in considerazione del fatto che non sarebbe possibile la vendita di una società pubblica in stato di dissesto. "Ma noi un piano B lo abbiamo". La rivelazione spontanea è del sindaco di Montecatini, Luca Baroncini.
Un piano B? Eccolo: "Il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti. La Giunta regionale, prima con Rossi e poi con Giani ha fatto diverse promesse". Ma di promesse sono purtroppo piene le fosse. Prende infatti tempo la Regione Toscana. La pesantezza della situazione e la necessità assoluta di un intervento risolutivo in tempi brevi è al vaglio degli uffici tecnici della Regione. Il Governo regionale intanto si è preso tutto il tempo del mondo. Gli amministratori utilizzano lo strumento della nota congiunta e scritta. "La situazione è molto delicata. Stiamo seguendo gli indirizzi che il Consiglio regionale ha definito nel piano di razionalizzazioni delle società partecipate".
Gli amministratori chiederanno la convocazione dell'assemblea straordinaria della società, "per assumere gli atti necessari ad affrontare lo stato di crisi. La nuova fase dovrà essere affrontata con la massima concretezza e lucidità, nell'interesse della città di Montecatini", parole e pensieri del governatore regionale Eugenio Giani e dell'assessore Stefano Ciuoffo.
I cittadini montecatinesi stanno vivendo un autentico incubo, davanti alla prospettiva del possibile fallimento delle Terme e della fuga misteriosa del trust inglese. La prospettiva più fosca riguarda i soci, tenuti ad individuare alcune passaggi finalizzati alla dismissione del patrimonio. La Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e la Cassa depositi e prestiti sarebbero in attesa dello sviluppo degli eventi, eventualmente pronte ad intervenire.
Evitare lo spezzatino è l'auspicio di tutti. Il sindaco Barontini per primo. "Il territorio è fortemente legato alle terme. Dico questo senza alcun intento polemico. Ma ora è necessario che la Regione Toscana ascolti il territorio". Ma c'è un problema, e non di poco conto. A Montecatini nessun sa con quale strumento di diritto fallimentare o amministrativo "va cercato con l'altro socio seduto a tavolo a trattare".
Preoccupato ma speranzoso il sindaco; disperati i montecatinesi. La città è in ginocchio, il fallimento la metterebbe prona. Possibile sparizione delle Terme porterebbe la miseria a Montecatini.