Da quasi un secolo la copertina “Persona dell’anno” della rivista Time fa discutere mezzo mondo. Come molte tradizioni di successo, il magazine statunitense reitera uno schema efficace giocando sul filo che va dal consolidato al controverso; dal rassicurante al polemico. La redazione newyorkese più volte in passato ha specificato che la “Persona dell’anno” non necessariamente è quella che ha più fatto il bene del mondo, ma quella che ha avuto un maggior impatto in quel periodo. Ciononostante, è proprio su questo equivoco che si gioca molta della fortuna del format.
È successo spesso in passato che la redazione di Time fosse criticata per la sua scelta: con George W. Bush nel 2004, Vladimir Putin nel 2007, Mark Zuckerberg nel 2010, Donald Trump nel 2016 e Greta Thunberg nel 2019, per esempio. E anche quest’anno la scelta farà discutere: Elon Musk, fondatore di Paypal e titolare di Tesla e SpaceX, agitatore di social media e mercati azionari, genio e sregolatezza, intrattenitore e innovatore, coraggioso e spregiudicato, umile ed egocentrico… Elon Musk sembra nato per dividere, ma noi questa volta – accogliendo il suggerimento di Time – non vorremmo discutere se Musk sia questo o quello, ma capire se effettivamente è la persona che meglio descrive il 2021. Cominciamo.
Cosa ha caratterizzato più di ogni altra cosa l’anno che si sta chiudendo a livello globale? Per una volta la risposta è semplice e difficilmente contestabile: la pandemia. Però lo è stata diversamente dal 2020, quando è scoppiata e ha travolto il mondo. Il 2021 nelle promesse e nelle premesse doveva essere l’anno del grande rimbalzo, quello in cui grazie ai vaccini e auspicabilmente a una buona gestione politica e sociale si sarebbe riusciti a “tornare alla normalità”. Sappiamo bene che le cose sono state ben più complicate di così.
Elon Musk da diversi anni riempie i titoli di mezzo mondo con promesse e aspettative al limite dell’assurdo – anzi, recentemente anche ben oltre – e mai le mantiene. Certo, questo non vuol dire che non ottenga alcun risultato: anzi, alcuni sono decisamente notevoli. Ma i più critici si domandano se essi siano commisurati all’enorme dispendio di risorse che richiedono e alla ingente quantità di esternalità negative che creano, nonché se si debbano soprattutto alla capacità dei suoi tecnici, che più di creare qualcosa di veramente innovativo migliorano qualcosa di già esistente (il parallelismo con i vaccini, in questo caso, pare particolarmente convincente).
Altro tema dominante nel 2021 è stato il cambiamento climatico, culminato nella conferenza di Glasgow di un mese fa. Il punto di svolta a riguardo è stato probabilmente la crescente sensibilità popolare verso il tema, che ha imposto ai governanti la necessità di agire con decisione. Tuttavia, nonostante gli incoraggianti passi avanti, in molti puntano il dito sul fatto che le misure prese siano ancora largamente insufficienti, e che si fatichi troppo ad abbandonare un modello di economia e di sviluppo le cui conseguenze negative ci stanno portando al disastro.
Anche qui il parallelismo con Musk è significativo. La sua maggior abilità – o fortuna? – è stata quella di puntare tutto e al momento giusto su ambiti come la mobilità sostenibile e l’industria spaziale: settori di crescente sensibilità pubblica e che al tempo erano stati lasciati in secondo piano dai governi, attirando in questo modo sia capitali pubblici che privati. E, di nuovo, i risultati sono arrivati, ma sembrano ancora largamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi promessi. Tesla a oramai 20 anni dalla fondazione produce meno di 1 milione di veicoli l’anno, e SpaceX piuttosto che raggiungere Marte o mandare satelliti in orbita sembra sempre più interessata a mandare turisti milionari nello spazio (non proprio un modello di business innovativo, né tantomeno quello di cui il mondo sembra aver bisogno).
Un terzo aspetto che sembra aver caratterizzato tutto il mondo nel 2021 – e che per molti versi unisce i due precedenti – è stata l’enorme mole di investimenti che i governi hanno messo sul piatto per affrontare le sfide della pandemia e del riscaldamento globale. Superando in un sol balzo decenni di liti e distinguo, le banche centrali hanno (ancora più che negli anni precedenti) inondato di liquidità il mercato, permettendo quindi quantomeno l’inizio di progetti enormi, ma alimentando anche sempre più striscianti e preoccupanti sospetti sulla loro sostenibilità economica. Certo, è urgente e importante distribuire vaccini, curare le persone, sostituire i combustibili fossili, ma per quanto possiamo andare avanti ad alimentare il debito mondiale?
Anche qui, il parallelismo con Musk pare molto azzeccato. Le sue imprese, infatti, non hanno mai davvero avuto una vera sostenibilità economica: le perdite, sia anno su anno che storiche, hanno quasi sempre superato – e di gran lunga – i guadagni. Eppure oggi Tesla è la società automobilistica più quotata al mondo, e Musk l’uomo più ricco. E questo non perché facciano soldi, ma perché tutti scommettono che ne faranno – ancora di più; molti di più. L’enorme liquidità creata negli ultimi anni dai governi cerca disperatamente buoni investimenti, e figure come quella di Musk fanno non solo da catalizzatore, ma anche da “joker” dei mercati; ne sono i demiurghi e, allo stesso tempo, gli schiavi.
E questo ci porta a quello che è veramente il punto, il vero paradigma della nostra epoca – e di Musk. Che oggi, nel 2021 a contare non sono tanto i fatti, ma le narrazioni. La vera ricchezza non è nel petrolio, né tanto meno nei dati, ma nell’attenzione; nella capacità di attrarre fiducia – più o meno fondata, non importa – per dirigere la cooperazione umana verso un obiettivo, un ideale. Non è il concreto presente, ma l’immaginario futuro a muovere il mondo. Ciò non dovrebbe davvero scandalizzarci: a guardare bene la Storia dell’essere umano in un certo senso è sempre stato così. Ma oggi, nell’era della complessità che inesorabilmente ci investe e ci travolge, diventa sempre più evidente.
Musk fa esattamente e soprattutto questo: fa discutere, ottiene attenzione, stravolge le cose in modo sempre più provocatorio e spostando l’orizzonte sempre un po’ più in là, perché se si smette di credere che la meta è dietro l’angolo tutto si ferma e collassa (lui per primo). Inganno o astuzia? Coraggio o avventatezza? Egoismo o visione? Realtà o rappresentazione? Comunque sia, Elon Musk è decisamente la persona che incarna meglio il 2021. E se vogliamo anche noi davvero vivere questo tempo in maniera proficua ed evitare il peggio, avviarci verso un futuro condiviso, faremmo bene a fare in modo che questa presa di coscienza riguardi tutti, e non solo il più intelligente o il più opportunista – sia esso Elon Musk, o la stessa Time.