di Matteo Forciniti
Dopo le denunce pubblicate da Uypress e Gente d'Italia sulla compravendita degli appuntamenti all'Ambasciata di Montevideo, una delle imprese coinvolte ha deciso di intervenire: la responsabile di Quiero ser Italiano, Florencia Cash, ha chiesto una replica minacciando azioni legali contro il collega Esteban Valenti, direttore dell'agenzia di notizie Uypress, che insieme a noi ha denunciato questa palese violazione dei diritti degli italiani all'estero.
Ebbene, l'intermediario in questione ha approfittato dello spazio offertogli per farsi l'ennesima pubblicità e difendere la sua attività affermando che "non esiste alcuna legge che proibisce quello che facciamo". Non solo, l'impresa cerca di pulirsi l'immagine arrivando addirittura a scrivere che loro offrono "un aiuto" ai cittadini italiani alle prese con le difficoltà del sistema on line. In realtà, come ha risposto esaustivamente Valenti, l'attività di Quiero ser Italiano non è affatto benefica ma è puramente commerciale come dimostra la mail ricevuta dal direttore di Uypress con le diverse tariffe dei servizi offerti, tra cui spicca anche il tanto desiderato appuntamento in Ambasciata venduto per 100 dollari. Stessa identica prova a quella recentemente pubblicata da Gente d'Italia in un'inchiesta più generale sul mercato delle date vendute in Uruguay: Quiero ser Italiano ci chiedeva 100 dollari per un appuntamento all'ufficio passaporti e 300 dollari per quello della cittadinanza. Al riguardo, la posizione dell'Ambasciata è chiarissima come si può leggere sul suo sito web in un messaggio messo in evidenza: "Non si accetta l'intermediazione di "gestori" o comunque di terzi con riguardo alla prenotazione di appuntamenti presso i propri uffici. La richiesta di appuntamento deve essere fatta direttamente dall'interessato. Le prenotazioni effettuate da "terzi" e da prestatori di servizi saranno rifiutate". E allora di cosa stiamo parlando?
Non è un caso, infatti, che il Partito Democratico ha annunciato la presentazione di un'interrogazione parlamentare al Ministero degli Esteri per fare luce al riguardo.
Per carità, tutti sappiamo che l'origine di questo problema sono le scellerate politiche messe in campo da tutti i governi italiani degli ultimi anni (e di tutti i partiti) che hanno fortemente penalizzato la rete consolare e, di conseguenza, gli utenti che usufruiscono dei servizi.
Bisogna dire però le cose come stanno: questa impresa -come tante altre in Sud America- lucra sui diritti dei cittadini, non è un aiuto disinteressato come vuole far credere. Al di là di tutte le giustificazioni possibili, pagare per ottenere un appuntamento finisce per essere un'umiliazione dei nostri diritti. Tutto questo una stampa libera e indipendente lo deve dire chiaramente nonostante le minacce di questa impresa abituata a pagare (legittimamente) spazi pubblicitari sulla stampa uruguaiana per raccontare favole.