di Franco Esposito
Monte Paschi Siena e il commercio tarocco dei diamanti. Come è finita? Intanto non è ancora finita. Solleva, muove comunque inquietudine l'ultimo passaggio. Il colossale imbroglio offre al momento un unico colpevole. O meglio, un falso colpevole. Paradosso dei paradosso, al momento l'unico a pagare è l'ispettore che ha denunciato il marchingegno truffaldino posto in essere dal più antico istituto bancario italiano e dalla società Dpi. Come da inchiesta del rotocalco televisivo Report. In breve la prima parziale sconcertante conclusione. Alla fine a pagare è solo Carlo Bertini.
Proprio lui, l'ispettore Bertini, il whistleblower della Banca d'Italia, segnalatore a Report di coperture e connessioni ai vertici di Mps. Dpi è la società che per anni ha venduto diamanti a prezzi gonfiati a migliaia di clienti dal Monte Paschi. E di altre banche.
L'ispettore denunciante Carlo Bertini ne ha patite di ogni. Prima una perizia psichiatrica, che lo ha ritenuto comunque idoneo al al servizio, poi dimensionato e sottoposto a procedimento disciplinare per le sue denunce pubbliche. Il 17 dicembre è stato sanzionato dal Consiglio Superiore di BankItalia con la sospensione da servizio e retribuzione per dodici mesi. La misura più grave prima del licenziamento.
La vittoria degli insabbiatori di professione, quelli ai quali dà fastidio chi si premura di scoprire vergognosi intrallazzi. I presunti impiccioni mai portati a seguire interessanti consigli e premurose sollecitazioni, non disinteressate. Fatti più in là, amico, lascia perdere, di cosa ti impicci? Il provvedimento a carico dello zelante ispettore comunicato dalla Falbi, il sindacato che ha tutelato Bertini. L'organismo che, di fatto, ha impedito che l'ispettore fosse scacciato.
Nel condividere la sanzione, il sindacato ha espresso la propria soddisfazione di aver evitato il licenziamento di Bianchi. Viene perciò revocato lo sciopero di un'ora dei dipendenti bancari indetto per il 28 dicembre, come espressione di solidarietà al funzionario.
Falbi non ha mancato però di stigmatizzare questo passaggio di una vicenda che resta opaca, “Il comportamento sanzionato non è affatto commisurato alla deliberazione adottata”, Il sindacato ritiene questo precedente pericoloso per tutti i dipendenti di BankItalia.
“Vale come lezione, del tipo di quelle inequivocabili: in BankItalia è opportuno legare l'asino dove vuole il padrone. Ogni gesto di autonomia di giudizio che dovesse contrastare il valore del giudizio, può essere foriero di gravi conseguenze”.
Il sindacato Falbi va già duro. L'entrata nella purulenta vicenda è a gamba tesa, decisamente. “I rischi reputazionali dell'istituzione non derivano dai comportamenti dell'ispettore Bertini, bensì dalla gestione della vicenda stessa messa in atto dalla banca e dai suoi più alti esponenti”. Il Monte Paschi è servito, conta nulla che nel frattempo i vertici siano cambiati più volte.
Chiaro il riferimento (soltanto chi non vuole capire non lo intende) alle parole registrate durante gli incontri di Bertini con i suoi superiori e riportate da Report. In particolare le dichiarazioni del vice direttore generale di BankItalia, Alessandra Perrazzelli. “Anche di fronte a delle cose più spaventose, il consiglio più opportuno è di comportarsi come una statua di marmo”. Capito, gente, quale deve essere la regola in BankItalia, la maniera di comportarsi e di agire? Andrebbero molto bene le scimmiette di Desmond Morris, uno non vede, l'altra non sente. E la terza? In questo caso non c'è, solo perché non serve.
“Farsi scivolare addosso le cose” è inteso anche come il metodo di “chi fa carriera”. In una lettera, i due vice presidenti Perruzzelli e Paolo Angelini, respingono l'uso delle parole, a loro dire fuorvianti, e pongono l'accento sul “ritratto falso dell'istituzione Mps”, come l'ha rappresentato la trasmissione Report. BankItalia, in un'ampia nota, ripercorre le tappa della vicenda diamanti venduti in banca e ribadisce con forza di aver fatto “tutto quanto quanto di nostra competenza”. Con la precisazione che “i diamanti non sono contatti bancari e dunque non sono sottoposti alle nostre verifiche”.
Un bel modo di lavarsi le mani. Un tentativo comunque destinato a non avere un seguito, a regola di bazzica. Infatti, sulla vicenda il senatore Elio Iannutti, del Gruppo Misto, ha presentato un'interrogazione; numerosi esponenti di M5S, Lega e FdI chiedono spiegazioni a BankItalia. I vertici di Palazzo Koch ne parleranno alla Commissione parlamentare sulle banche, sollecitati ad esprimersi dalla presidente Carla Ruocco (M5S). “I profili della questione sono inquietanti e, se confermati, getterebbero pesanti ombre sul rapporto tra banche e clienti”.
Una parte della politica sembra intenzionata a non praticare sconti a BankItalia. Ma l'ispettore Bertini resta comunque senza stipendio. Con tanti saluti alla legge che tutale i whistlebrower dalle ritorsioni. L'Italia è questa, gente, e non è il caso di meravigliarsi se certe cose truffaldine succedono e quasi mai si puniscono i veri colpevoli.