di Enzo Ghionni
Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato puntualissimo sul tema dei no-vax. Ci sono persone che con il loro atteggiamento offendono la scienza, la ricerca, i ricercatori, gli operatori sanitari e tutti gli uomini e le donne coinvolti nella logistica di una operazione di rilievo mondiale. Ma, soprattutto, chi, seguendo le indicazioni della scienza, va responsabilmente a vaccinarsi.
Il tema diventa scindere l'obbligo vaccinale, praticamente introdotto dalla nuova normativa sul green pass e in vigore in alcuni Paesi con un lock-down riservato, con la libertà di formarsi diversamente un'opinione. Il punto ora è come si forma questo pensiero, con quali modalità. Non è questa certo la sede per approfondire un tema di tale complessità. Ma da circa due anni i giornali sono tornati al centro del dibattito, e le accuse che gli vengono sostanzialmente mosse sono sempre le stesse: al servizio del potere, asserviti, schiacciati. Quello che è cambiato, e non di poco, è l'approccio di parte dell'opinione pubblica al web, fino a pochi anni fa ritenuto unico strumento per riconquistare uno spazio di libertà assoluto.
Oggi è chiaro che se è vero che Internet non è di nessuno, tutto quello che ci succede è in mano a delle potentissime multinazionali che hanno assunto la forma di veri e propri Stati. Mosse da logiche di profitto e di potere mai viste nella storia dell'uomo contemporaneo. Ma questa volta non sono in gioco il petrolio, l'energia, le concessioni pubbliche, i finanziamenti statali. Ma le modalità della diffusione del pensiero dell'uomo. Gli algoritmi di queste società condizionano il dibattito, i motori di ricerca, creano casse di risonanza, escludono e amplificano. E rispondono a sé stesse, all'esigenza di generare profitti, di acquistare ulteriori players.
I contenuti, il lavoro dei giornalisti, il dibattito culturale, quel vecchio termine tanto abusato e spesse dimenticato, il pluralismo delle idee, viene spesso sacrificato. Tornando al discorso del Presidente della Repubblica, preciso e scandito perfettamente nel significato di ogni parola, dovrebbe essere di monito per il futuro per ricordare che la cultura dei noi vax non nasce da altro che un indebolimento culturale scaturito dalla dequalificazione dell'informazione professionale e, conseguenzialmente, del dibattito pubblico. The times there are a changing, diceva un vecchio poeta. Oggi che non c'è più un sottosegretario che parlando di informazione si vantava di informarsi su Telegram speriamo che inizi non solo un anno nuovo, ma una nuova stagione culturale.