di Alice Tombesi
Una Venezia in miniatura, Chioggia, un paesino, Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco che troneggia sopra di lui e l’aria vibrante e colorata di Napoli. Sono queste le tre città che il New York Times ha voluto inserire nell’annuale quanto celebre lista delle destinazioni da visitare. La pandemia, ormai compagna dell’uomo da due anni, ha cambiato la percezione del viaggio e le possibilità di movimento. Se nei primi periodi il confinamento in casa e poi solo all’interno del proprio paese era obbligatorio, con il passare dei mesi i confini sono stati riaperti e con loro la possibilità di viaggiare. Viaggiare, sì, ma con uno scopo. È per questo che, per il 2022, la lista del quotidiano americano non ha guardato solo ai posti che vale la pena visitare ma quelli in cui il visitatore può essere parte della soluzione a problemi come il sovraturismo e il cambiamento climatico.
Prendiamo Chioggia. Rientra nel comune di Venezia, sorge su un gruppo di isole nella laguna ed è così simile alla più celebre città galleggiante che viene denominata ‘piccola Venezia’. La gente del posto, però, non è d’accordo. Scrive Anna Momigliano sul New York Times: “Gli abitanti dicono che è la vicina Venezia che dovrebbe essere descritta come la più grande doppelgänger di Chioggia, ed è vero, Chioggia è più vecchia”. La sua posizione strategica potrebbe diventare la soluzione al problema del sovraturismo che incombe su Venezia. Già colpita diverse volte dall’acqua alta, il capoluogo Veneto teme di essere nuovamente sopraffatto dai turisti non appena scomparirà la pandemia. Chioggia, altrettanto ricca a livello culturale, potrebbe rappresentare una possibile alternativa per i visitatori. Oltre alle bellezze architettoniche del centro, infatti, a Chioggia c’è la frazione chiamata Sottomarina, dalla struttura urbana simile ma con vie che conducono alle spiagge. Dal canto suo, Venezia sta pensando di ricorrere a telecamere di sorveglianza e dati dei cellulari per controllare le folle di turisti che in determinati periodi dell’anno riempiono la città.
Passando da Est a Ovest, la scelta del New York Times è ricaduta su Courmayeur, definita: “Un’affascinante cittadina ai piedi del Monte Bianco, in una regione storicamente francofona dell’Italia, ha da tempo fatto uno sforzo per trovare un equilibrio tra turismo e conservazione”. Anche in questo caso, come per Venezia, l’eccesso di turismo inizia a rappresentare un problema per il fragile ecosistema su cui poggia. Per questo il comune di Courmayeur ha iniziato a limitare l’accesso in estate alle sue due valli, la Val Veny e la Val Ferret, con un numero fisso di auto private e una quota separata per coloro che hanno prenotato il posto in una locanda in centro. In inverno, poi, Courmayeur è famosa per il turismo sciistico motivo per cui la funivia che porta i visitatori sul Monte Bianco utilizza energia da fonti rinnovabili. Ma non solo: il riscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici rappresenta un pericolo sempre più evidente per i ghiacciai che si trovano sul Monte Bianco e non solo. Uno di essi, il Planpincieux, è un ghiacciaio pensile considerato in pericolo di crollo. La posizione, la morfologia e l’instabilità locale rendono impossibile l’installazione di sistemi e strumenti di monitoraggio. Per questo, le autorità che stanno monitorando da vicino la situazione avvertono sempre i visitatori dei percorsi che possono attraversare tranquillamente e di quelli, invece, inaccessibili perché considerati troppo rischiosi.
Un velo di precarietà ricopre anche Napoli, la terza città italiana inserita nella lista. A rappresentare un pericolo, qui, è l’alta densità di popolazione e l’aumento delle temperature. Il capoluogo campano dovrebbe sperimentare 55 giorni di caldo estremo all’anno entro il 2049 e 93 giorni entro il 2081 secondo uno studio recente condotto dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Per questo un gruppo di residenti del quartiere popolare di San Giovanni a Teduccio ha istituito una comunità di ‘energia equa’ per fornire gratuitamente elettricità pulita con un sistema di 166 pannelli solari alle famiglie che vivono sotto la soglia della povertà. Un piccolo impianto che basterà a produrre energia per una quarantina di famiglie ma che fa di questa comunità energetica la prima ad essere realizzata in Italia. “Vedi Napoli e muori”: il quotidiano americano riporta il celebre detto che riflette la bellezza mediterranea e tipicamente italiana di questa città. I turisti non smettono di girare per le sue vie colorate e vibranti di energia. C’è poi il tour della Pedamentina, un percorso panoramico che affonda le sue radici nel XIV secolo e che consiste in discese pavimentate e più di 400 gradini.