Per la prima volta in Italia nei giorni scorsi è stato effettuato con successo un trapianto di fegato da un donatore Covid positivo in un ricevente appena contagiatosi con SARS-CoV-2, nonostante avesse ricevuto tre dosi di vaccino, presso l'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dall'équipe del professor Renato Romagnoli (Direttore del Centro Trapianti di fegato delle Molinette).
La Rianimazione dell’ospedale di Domodossola (VCO) aveva segnalato al Centro Regionale Trapianti piemontese (diretto dal professor Antonio Amoroso) la volontà donativa espressa dai familiari di un uomo di 47 anni deceduto per cause cerebrovascolari, risultato positivo al virus al ricovero. Le condizioni del fegato erano compatibili con la donazione, mentre lo screening per SARS-CoV-2 aveva confermato la positività.
A seguito dell’estensione da parte del Centro Nazionale Trapianti del programma di donazione di organi salvavita da soggetti con infezione da SARS-CoV-2 a candidati riceventi Covid negativi che avessero avuto un ciclo completo di 3 dosi di vaccinazione o con ultima somministrazione da meno di 4 mesi, l’offerta di tale organo è stata immediatamente accettata dal Centro Trapianti di fegato di Torino nella serata stessa. Infatti, si trovava in lista un uomo di 56 anni, originario della provincia di Torino, affetto da cirrosi complicata da neoplasia epatica primitiva (una malattia irreversibile), compatibile con il donatore.
L’uomo, finalmente giunto alla lista d’attesa dopo essere stato sottoposto a ripetute terapie loco-regionali volte a ricondurre il tumore epatico multifocale all’interno dei criteri di trapiantabilità, aveva ricevuto la terza dose del vaccino anti-Covid il 21 dicembre scorso ed era risultato sempre negativo ai tamponi naso-faringei di sorveglianza che vengono routinariamente eseguiti nella fase pre-trapianto nell’Ambulatorio Epatologico Trapianto, diretto dal dottor Antonio Ottobrelli. Posto di fronte alla possibilità di ricevere un trapianto con il fegato di un donatore Covid positivo, il paziente aveva immediatamente fornito il suo consenso, ben conscio del rischio di progressione della sua patologia tumorale epatica.
Così nella notte l’équipe del Centro Trapianti di fegato, equipaggiata con idonei dispositivi di protezione individuale, ha proceduto con il prelievo del fegato del donatore Covid positivo nella sala operatoria allestita nell’ospedale di Domodossola. Contemporaneamente, il candidato ricevente è stato convocato e sottoposto agli accertamenti pre-operatori necessari per accedere alla sala operatoria per il trapianto. Come da protocollo in questo periodo di pandemia, è stato sottoposto a un ulteriore tampone nasofaringeo per ricerca SARS-CoV-2. Dopo poche ore, ovvero poco prima di entrare in sala operatoria, il referto del tampone esaminato nel laboratorio di Microbiologia (diretto dalla professoressa Rossana Cavallo) si è rivelato a sorpresa positivo per la presenza del virus, benchè il paziente non lamentasse alcun sintomo riconducibile al Covid.
Di fronte all’improvvisa necessità di scegliere se proseguire o meno con il trapianto salva-vita, il bilancio rischi - benefici ha fatto propendere l’équipe medico - chirurgica per andare avanti con il trapianto. Infatti il candidato ricevente, benchè recentemente contagiato dal virus, era del tutto asintomatico, come spesso accade nei soggetti vaccinati con terza dose che contraggono l’infezione. Inoltre, per prevenire una possibile evoluzione dell’infezione in malattia Covid conclamata nel periodo post-trapianto, il professor Francesco De Rosa (responsabile dell’Infettivologia delle Molinette) aveva dato indicazione alla somministrazione di anticorpi monoclonali specifici anti-SARS-CoV-2.
La sala operatoria del Centro Trapianti di fegato è stata quindi convertita in Sala Covid dal personale infermieristico, e gli anestesisti dell’Anestesia Rianimazione 2 (diretta dal dottor Roberto Balagna), adeguatamente protetti, hanno proceduto con la preparazione del paziente per l’intervento.
L’intervento chirurgico, durato 7 ore, è stato eseguito dal professor Renato Romagnoli, coadiuvato dai suoi collaboratori. A causa delle condizioni cliniche del ricevente e della necessità di operare muniti di idonei dispositivi di protezione, l’operazione è stata non solo tecnicamente difficile, ma anche particolarmente faticosa. Il paziente a fine trapianto ha ricevuto una dose di anticorpi monoclonali e, come indicato dalla Direzione delle Molinette, è stato ricoverato presso la Rianimazione Covid 1 (diretta dal professor Luca Brazzi).
Già meno di 24 ore dopo il trapianto il paziente, ben risvegliato grazie alla buona funzione del fegato trapiantato, è stato estubato. La funzione respiratoria e gli esami radiologici polmonari sono attualmente nella norma, ed il paziente sta avendo un regolare decorso post-operatorio, mantenuto in isolamento presso l’Area Semintensiva Chirurgica del Centro Trapianto Fegato, in quanto il tampone naso-faringeo eseguito dopo 7 giorni dal precedente si mantiene ancora positivo per l’infezione da SARS-CoV-2.
Ancora una volta, lo sforzo multidisciplinare - non solo clinico ma anche organizzativo - di un grande ospedale italiano ha reso possibile un ‘miracolo’, dimostrando che la recente infezione da coronavirus non impedisce la donazione e il trapianto di organi in sicurezza.