Ultimatum del Pd alla coalizione di centrodestra: "No a nomi di parte". A lanciarlo, ci ha pensato il segretario, Enrico Letta che domenica prossima presiederà la riunione dei grandi elettori dem incaricati di scegliere, con gli altri, il nuovo Capo dello Stato. Chiara l'antifona del Nazareno: se da quel versante politico dovessero giungere nomination tipo Berlusconi, il centrosinistra non sarà della partita. Tuttavia, "altolà" a parte, non è che da questo lato della barricata siano ancora stati formulati gli identikit degli eventuali candidati per la poltrona di Sergio Mattarella. Lo stesso Letta ha insistito, sì, nella sua politica dei veti, bocciando l'ipotesi Cavaliere e rilanciando su un "nome condiviso e non di centrodestra", ma quanto a fargli uscire un'indicazione precisa dalla bocca, ce ne passa che ce ne passa. Buio pesto. E sulla stessa lunghezza d'onda sembra essersi schierato anche Giuseppe Conte che questo pomeriggio ha visto il segretario della Lega, Matteo Salvini. Motivo dell'incontro la ricerca, appunto, di "un nome condiviso" per il Colle. Un nome "che possa ottenere un'ampia convergenza", anche per "evitare una crisi di governo". Una ricerca, quella del reggente pentastellato, che ricalca alla lettera il discorso intavolato ieri mattina assieme agli alleati del blocco progressista, Enrico Letta e Roberto Speranza, nonché l'auspicio espresso, sempre ieri, via social, in contemporanea, attraverso i post pubblicati dai leader di 5Stelle, Pd e LeU al termine del loro vertice. Tutto questo mentre in Transatlantico il borsino vira decisamente sulla candidatura di Mario Draghi. E, si sa, con l'ex "numero uno" al Colle e Palazzo Chigi senza più capo, la prospettiva di una crisi di governo non sarebbe più così astratta (da qui, non a caso, il tentativo di Conte con Salvini). Insomma, nel caso in cui dovesse toccare all'attuale presidente del Consiglio raccogliere l'eredità di Mattarella, per scongiurare il ritorno anticipato alle urne,non si esclude un nuovo esecutivo con alla guida - questo si mormora nei corridoi - l'attuale guardasigilli Marta Cartabia. Una soluzione, questa, che potrebbe essere accolta, sia pur a malincuore, anche dai 5Stelle, da sempre contrari alla ministra accusata di aver sconfessato la riforma della giustizia varata dal pentastellato Bonafede. Anche perché l'alternativa sarebbe, appunto, una e una sola: il voto.