di Mimmo Porpiglia
"Maradona? No, quel ragazzo é un funambolo ma non é adatto al Napoli", ricordo quella pietosa bugia che Gianni di Marzio allora allenatore degli azzurri raccontó a noi, a Buenos Aires nel giugno del 1978...
Seguivo per Il Mattino di Napoli i mondiali di calcio in Argentina. Il direttore, Orazio Mazzoni aveva deciso di inviarmi in Sudamerica all'improvviso. "È meglio che te ne vai un po' all'estero.... - mi disse - vai in giro, scrivi dei raccontoni, come vivono i nostri emigrati, cosa fanno i militari, se é vero che ammazzano tutti i loro oppositori... ".
Giá: avevo seguito tutto il "caso-Moro", dal sequestro delle Brigate Rosse, al ritrovamento del cadavere in via Caetani, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, parcheggiata, simbolicamente, tra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù (dove avevano sede rispettivamente il PCI e la DC). E poi ero stato in Sicilia, per l'assassinio di Peppino Impastato....
"Basta mafia e Br, vai a scrivere un pó di calcio....", mi disse Mazzoni. E cosí tornai in Argentina. Ero giá stato a Buenos Aires, pochi anni prima. Un tour vacanziero post-laurea targato Jumbo Alitalia con fermate a Caracas, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Lima, Santiago del Cile....
Nelle intenzioni del mio direttore di allora a fine giugno dovevo rientrare in Italia. Vi rimasi invece fino a settembre scoprendo e raccontando un Paese meraviglioso, ricco, gaudente, il tango al Viejo Almacén, le folli notti di Corrientes e Palermo, un Paese peró martoriato dall'arroganza e dalla malvagitá dei militari, giú, giú fino a Ushuaia.
Era stato un problema in quel periodo - giugno 1978 - trovare posto negli alberghi di Buenos Aires ma, grazie al buon cuore del collega Gianni Perrelli del Corriere dello Sport occupai anch'io il secondo letto della sua stanza. Dormivamo in quattro, con turni di 12 ore a testa... C'erano anche Willy Mulco e Franco, un fotografo romano free-lance che sparí dopo una decina di giorni. Ricomparve a fine giugno, fidanzatissimo con una procace vedova di Mar del Plata....
La sera ci ritrovavamo tutti noi giornalisti alla "Cantina di David" un ristorante-trattoria- pizzeria (fondato da un immigrato di Sicignano degli Alburni), nel barrio della Cacharita, ritrovo del calcio argentino e delle vecchie glorie (conobbi lí il grande Alfredo Di Stefano, era di casa...).
E fu proprio alla Cantina de David che sentii parlare per la prima volta di Maradona. Stavamo gustando delle meravigliose ed enormi bistecche accompagnate da un "Malbec" d'annata quando arrivó Omar Sivori, el "cabezon". "Vi consiglio di andare a vedere un ragazzo che gioca nell'Argentinos Juniors. È forte e forse gioca come gioco io....".
Al tavolo eravamo con Angelo Pesciaroli del Corriere dello Sport, Maurizio Romano del Roma, Franco Recanatesi della Repubblica, Italo Cucci, Alfeo Biagi, Gianni Perrelli e Gianni Di Marzio a quel tempo allenatore del Napoli...Se il grande Sivori si permette di parlare di un ragazzo che, dice gioca come lui vuol dire che é un fenomeno.....
Alcuni giorni dopo andammo a scovare questo "fenomeno", Diego Armando Maradona... con Pesciaroli, Romano e Di Marzio. Il presidente dell'Argentinos Junior si chiamava Settimio Aloisio, era un calabrese tifosissimo del Catanzaro squadra che Di Marzio aveva portato in serie A da tecnico. Era lui che premeva per "vendere" Maradona al Napoli..
Dieguito, peró, il giorno dell'appuntamento non si presentò: dissero che era ancora arrabbiato con Menotti, ct della nazionale argentina, che lo aveva inserito nella lista dei 40 per il Mondiale ma non dei definitivi 22.
Che facciamo? Andiamo via? No, Di Marzio ci disse di aspettare lí, ci lasció e andó con Aloisio a Villa Fiorito, la casa del ragazzo, per convincerlo a venire. "Non mi ha fatto una buona impressione con quei capelli lunghi, un po' bassino, vestito così come uno zingaro...." ci disse al suo ritorno "Comunque sta arrivando.....".
Maradona venne, e s'iniziò la partita. Non segnó ma col pallone faceva quello che voleva....un funambolo...Capelli neri e ricci due occhi furbi e un sorriso provocatore... eccolo il "fenomeno" raccontato da Sivori. Di Marzio dopo una decina di minuti di gioco si alzó e se ne andó con Aloisio. "No, non é un giocatore da Napoli...Scrivetelo.....abbiamo perso tempo" ci disse. E noi sconcertati lo scrivemmo.....
La Patagonia, Mar del Plata, Ushuaia... i militari... tornai a casa e non si parló piú di Maradona ma solo dell'Italia, di Bearzot e della partita con l'Argentina quando il tecnico della nazionale azzurra si rifiutò di comunicare la formazione con le solite ventiquattro ore di anticipo, resistendo... eroicamente alle pressioni dei giornalisti anche nel corso di un pranzo di riappacificazione offerto da Carraro agli inviati in Argentina alla «Cantina di David», il locale del furbo calabrese che aveva fatto i miliardi servendo ai nostalgici dell'Italia spaghetti e pizza vagamente all'italiana.
Dopo pochi mesi il presidente del Napoli di allora, Corrado Ferlaino, licenzió Di Marzio. "Non ha saputo vedere che Maradona é un fuoriclasse" disse. Ma Di Marzio raccontó la verità, la vera storia sul mancato acquisto del Napoli...
"Non é vero. Aloisio a giugno del 1978 si impegnò a dare al Napoli Diego per una cifra di 300mila dollari - giuró il tecnico napoletano - Ma Ferlaino non volle, non si fidava....Non voleva spendere tanti soldi per un ragazzino... e cosí dissi a voi che quel giovane talento non era adatto al Napoli....".
Maradona arrivó a Napoli sei anni piú tardi, fortemente voluto proprio da...Ferlaino....
Ho rivisto Gianni qualche anno fa, alla Caffettiera di Piazza dei Martiri. Ci abbracciammo e ricordammo i tempi belli e giovanili, gli amici in comune... Ciao Gianni grande allenatore con poca fortuna. Ricordo i tempi dell'Internapoli con Luciano Iannone, a Pavullo.....Grande amico mio, grande scopritore di talenti....Meritavi di piú.... E quella pietosa bugia, concordata con Ferlaino, per non far salire il prezzo di Maradona non la scorderò mai... Ciao amico mio.....
Mimmo Porpiglia