DI ADALGISA MARROCCO

La cura ci schiuderà le porte della normalità. Saranno gli antivirali, i monoclonali, insieme ai vaccini di nuova generazione – inclusi quelli universali e quelli spray – a segnare il futuro della lotta al Covid-19. Team di ricerca in tutto il mondo stanno lavorando per sviluppare nuove soluzioni terapeutiche, ma intanto una luce in fondo al tunnel si vede già. La scorge anche l’Aifa, il cui direttore generale Nicola Magrini spiega che “ora l'armamentario terapeutico a nostra disposizione è più ampio e ci consentirà di curare meglio il virus. Con un nuovo antivirale e un nuovo vaccino siamo vicini alla svolta”.

Magrini fa particolare riferimento a Paxlovid, pillola anti-Covid di Pfizer, che definisce “nettamente più efficace nel ridurre la progressione della malattia rispetto al Molnupinavir” e per questo ne annuncia l’acquisto di “una fornitura dodici volte superiore, 600 mila trattamenti. La avremo già la prossima settimana”. Quanto al nuovo vaccino che arriverà il 24 febbraio, si tratta di Valneva che, essendo “proteico” e “quindi più tradizionale”. fa sperare che possa costituire "uno strumento in più forse utile per convincere alcuni dei titubanti che nutrono una paura ingiustificata per i vaccini a Rna messaggero”.

Insomma chi si ammala oggi, ed è immunizzato, difficilmente va incontro a decorso grave della malattia e guarisce. E anche chi non ha risposto ai vaccini, perché immunodepresso o immunosoppresso, ha più possibilità di farcela grazie alle cure precoci, tra cui rientrano anche gli anticorpi monoclonali. Tra le novità in arrivo su questo fronte in Italia, c’è un ritrovato di AstraZeneca. Sulla Gazzetta Ufficiale, infatti, è stato appena pubblicato il Decreto del Ministero della Salute italiano con il quale si autorizza la distribuzione dell’anticorpo a lunga azione Evusheld della casa farmaceutica anglosvedese. Sul sito dell'Aifa viene spiegato che Evusheld è frutto della combinazione di due anticorpi monoclonali, tixagevimab e cilgavimab. "Poiché gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina, il loro utilizzo in associazione può essere più efficace rispetto all'uso in monoterapia", spiega l'agenzia italiana del farmaco. Quanto altri altri monoclonali attualmente disponibili, Magrini ha ricordato che due tipologie (Lilly e Roche-Regenron) hanno purtroppo perso efficacia contro Omicron", mentre si può utilizzare il prodotto di Glaxo "che ha mantenuto una certa efficacia”.

Le nuove prospettive offerte dalla ricerca e dalla scienza si affiancano a quelle di un quadro epidemiologico in miglioramento: già un paio di settimane i casi sono rallentati e da qualche giorno sono in discesa. Tutti i segnali fanno guadare con speranza alla primavera e all’estate, ma c’è chi vede più lontano: ricercatori di tutto il mondo lavorano per mettere a punto un vaccino universale che protegga da tutte le varianti e anche da futuri coronavirus. Allo studio ci sono anche vaccini spray per bloccare l’infezione e la trasmissione.

“Omicron non sarà l’ultima variante”, dice Steven Zeichner, infettivologo presso l’Università della Virginia. “Ormai è chiaro che il virus continuerà ad evolversi e che, andando avanti, ci sarà bisogno di un vaccino universale, se non addirittura di un vaccino universale contro tutti i coronavirus”. Pamela Björkman, biologa strutturale al California Institute of Technology che sta studiando un vaccino universale per alcuni virus simili alla Sars, sottolinea che “il grande vantaggio di avere vaccini di questo tipo è che permetterebbero di gestire possibili nuove varianti (di SARS-CoV-2, ndr) e anche i prossimi eventuali terribili virus da spillover (salto di specie dall’animale all’uomo, ndr). 

Ma la strada è lunga e lastricata di ostacoli: a dirlo è Anthony Fauci, immunologo e consigliere capo della Casa Bianca per l’emergnza Covid. “Serviranno anni affinché questi vaccini vengano sviluppati, sono necessari approcci innovativi per indurre una protezione ampia e duratura contro i coronavirus noti e quelli ancora sconosciuti”, ha sottolineato Fauci. Lo stesso esercito degli Stati Uniti ha comunicato risultati promettenti del loro candidato vaccino universale battezzato Spik Ferritin Nanoparticle (SpFN), sviluppato dai ricercatori del Walter Reed Army Institute of Research.

Un altro capitolo interessante è quello rappresentato dai vaccini spray in grado di generare immunità nelle mucose nasali, bloccando sul nascere l’infezione. Uno studio condotto dal gruppo dell'Università di Yale coordinato dall'immunologa Akiko Iwasaki, con Ji Eun Oh, Eric Song e Miyu Moriyama, indica che la vaccinazione diretta alle mucose fornisce una protezione contro più virus che aggrediscono le vie respiratorie. Condotta in collaborazione con il Mount Sinai Hospital di New York, la ricerca (pubblicata a dicembre 2021 su Science Immunology) ha sperimentato nei topi il vaccino spray nasale contro i virus dell'influenza e, dopo i buoni risultati ottenuti, si è deciso di procedere con i test del vaccino spray anti Covid, sempre nei topi. Ora la ricerca va avanti su altri modelli animali e, se i vaccini nasali si dimostreranno sicuri ed efficaci anche negli esseri umani, i ricercatori prevedono che potranno essere utilizzati in combinazione con gli attuali vaccini anti-Covid.

"La migliore difesa immunitaria avviene nelle vie d'ingresso del virus", ha detto Iwasaki. Le mucose hanno infatti un proprio sistema di difesa specializzato nel contrastare virus e batteri con i quali possono venire a contatto tramite l'aria o il cibo; quando si presenta una minaccia, le membrane protettive delle mucose producono le cellule immunitarie chiamate linfociti B, che a loro volta generano gli anticorpi chiamati Immunoglobuline A (IgA). Questi ultimi diventano così la prima linea di difesa attiva nelle mucose di naso, stomaco e polmoni. I risultati indicano che sia i vaccini che agiscono per via sistemica sia quelli che agiscono sulle mucose fanno aumentare gli anticorpi nel sangue, ma solo la somministrazione che agisce sulle mucose nasali stimola la produzione di anticorpi IgA nei polmoni, dove i virus respiratori si annidano per diffondere l'infezione.