di Matteo Forciniti
Instancabile divulgatore culturale, appassionato di radio e di comunicazione, Antonio Tormo è scomparso recentemente stroncato da una lunga malattia. Se ne è andato proprio in occasione del centenario dell'arrivo della radio in Uruguay a cui stava preparando molteplici iniziative per celebrare l'anniversario. Aveva 73 anni e nel corso della sua lunga carriera è stato, tra le altre cose, l'artefice del Primer Museo Viviente de la Radio y las Comunicaciones del Uruguay, uno spazio dove poter conservare e mostrare al pubblico radio e apparecchi antichi, attrezzature e registrazioni, fotografie, libri e documenti. Fondato nel 1991 insieme alla moglie Ligia Ferreira Bica, in tutti questi anni il museo ha portato avanti anche diverse attività per ricordare i grandi personaggi della scienza e della tecnologia, su tutti il padre della radio Guglielmo Marconi ma non solo.
"Iniziai a collezionare apparecchiature per la radio nel 1969" raccontava Tormo in un'intervista a Telemundo nel 2019 quando venne dichiarato cittadino illustre dalla Intendencia di Montevideo, un riconoscimento alla carriera. "Per me era un hobby. Allora tutte queste cose erano molto care, noi andavamo al mercato a comprare qualcosa e poi piano piano senza volerlo si è creato il museo dato che avevamo raccolto tantissimi oggetti antichi".
Oltre alla passione per le telecomunicazioni Tormo ha sempre avuto un grande interesse per tutto ciò che riguardava l'Italia, specialmente la scienza e la cultura. A motivare questo interesse furono anche le sue origini per via della nonna materna di cognome Sena che giunse in Uruguay agli inizi del secolo scorso. "Come discendente di italiani" -spiegava recentemente nella sua ultima intervista a Gente d'Italia- "sento l'obbligo morale di rendere omaggio ai grandi personaggi della telecomunicazione come Guglielmo Marconi e Antonio Meucci". Al primo il museo ha dedicato tantissime attività a Punta del Este a cominciare dalla collocazione di un monolito -avvenuta nel 1997- nella casa dove il padre della radio effettuò importanti esperimenti. Fu in questa casa che si trova sulla parada 10 della Playa Mansa che funzionava intorno al 1910 la stazione radiotelegrafica Compañía Marconi del Río de la Plata. "Tanti anni fa cominciai a studiare l'opera di Marconi e rimasi affascinato da questa figura. È stato un grandissimo innovatore che ha dato al mondo interno le comunicazioni radiotelegrafiche e satellitari. Praticamente, tutto ciò che abbiamo oggi lo dobbiamo a lui. Marconi pose le basi per la comunicazione nel mondo lasciando alle future generazioni qualcosa di rivoluzionario". Dal ricordo di quella visita che ebbe grande grande risalto all'epoca ogni anno viene realizzata una cerimonia in omaggio a Marconi nei pressi del monolito con la collaborazione del Circolo Italiano di Maldonado.
Un'altra figura a cui il Museo della Radio e delle Comunicazioni ha dedicato diverse attività, più recentemente, è stato Antonio Meucci, il padre del telefono: "Oggi viviamo in un'epoca in cui siamo invasi da cellulari, tablet e satelliti quindi è assolutamente doveroso ricordare il contributo di Meucci. Purtroppo in Uruguay si conosce molto poco di questo grande genio italiano e per me è un orgoglio diffondere le sue scoperte" spiegava.
Al ricordo per la scomparsa di Antonio Tormo si è unito il Circolo Italiano di Maldonado che attraverso il suo presidente Carlos Calace ha voluto trasmettere tramite Gente d'Italia un lungo e molto sentito messaggio d'addio: "Antonio Tormo è stato sempre un grande amico che ha cercato di coinvolgere la nostra collettività in tantissime iniziative come il tradizionale omaggio a Marconi e i premi per la comunicazione che ogni anno vengono conferiti ai professionisti dell'informazione. In questo senso Antonio è stato un leader, un uomo che ha lavorato tutta la vita per la radio e le comunicazioni e la sua scomparsa oggi ci lascia un bellissimo ricordo per tutti noi che lo abbiamo accompagnato in questi anni. Lo ricorderemo sempre per la sua cordialità, la sua cortesia e l'amicizia dimostrata". "Proprio per questo" -prosegue il messaggio di Calace- "cercheremo di portare avanti alcuni dei suoi progetti a cui abbiamo collaborato. In particolare, ci piacerebbe poter portare a Maldonado il museo da lui creato, magari contando con il supporto della Intendencia affinché ci possa donare un locale da destinare a questo obiettivo. Un'iniziativa del genere potrebbe significare un'ulteriore attrattivo turistico per il nostro dipartimento e fare in modo che i visitatori possano apprezzare lo sforzo di un uomo che è riuscito ad accumulare una quantità enorme di oggetti trasformandoli in preziose reliquie, dalle prime fino alle ultime radio così come elementi di telefonia del passato. Riposa in pace caro Antonio, noi ti ricorderemo sempre cercando di continuare a seguire la tua opera".