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La CO2—l’anidride carbonica—è ora considerata quasi alla stregua di un gas velenoso, responsabile del riscaldamento globale e dell’effetto serra: una pericolosa sostanza da abolire. Le politiche energetiche dell’Unione Europea e di molti altri paesi sono pressoché totalmente votate all’abolizione di queste “emissioni nocive”. Il gas è comunque essenziale per la vita come parte integrante del ciclo di produzione dell’ossigeno (la “O” nella sigla CO2) che respiriamo. Le piante l’assorbono e— attraverso la fotosintesi—la “smontano”, combinando il carbonio con l’acqua per ottenere lo zucchero che le nutre e scartando l’ossigeno che serve a noi. La CO2 atmosferica stimola la crescita delle piante, tant’è che è comune l’utilizzo di generatori di anidride carbonica nelle serre commerciali per migliorare la resa delle coltivazioni.

Qualcosa di simile potrebbe essere alla base di un fenomeno scoperto dai satelliti della Nasa. Secondo l’ente: “Il mondo è letteralmente più verde ora di quanto non fosse vent’anni fa. I nostri satelliti hanno rivelato una fonte inaspettata per molta parte del nuovo fogliame. Un approfondimento dimostra che Cina e India guidano l’aumento dell’inverdimento terrestre.” Dai dati raccolti dalla strumentazione satellitare nel corso degli ultimi vent’anni si riscontra che, sempre secondo la Nasa: “Globalmente, le aree ricoperte dal verde sono aumentate del 5% rispetto ai primi anni 2000, un’area equivalente al totale di tutte le foreste pluviali amazzoniche. Almeno il 25% dell’aumento viene dalla Cina. Oltre un terzo della copertura del suolo terrestre si sta inverdendo, mentre il 5% imbrunisce”. Inoltre, secondo alcuni studiosi, una parte dell’inverdimento potrebbe essere dovuta proprio all’aumento dell’industrializzazione e al conseguente inquinamento atmosferico...L’uomo però in tutto questo potrebbe non entrarci più di tanto. C’è la questione dei “gas serra”.

Il più comune di questi è il vapore acqueo (il 95%). La presenza di anidride carbonica nell’atmosfera è attualmente di sole 420 parti per milione, una percentuale dello 0,042%. Il contributo umano—la produzione “antropogenica”—è stimato in un ventesimo di questa cifra. Non vuol dire che non abbiamo le nostre colpe, ma fa capire quanto l’influenza umana sul dato globale sia limitata. Ci sono altri problemi con l’ipotesi che la CO2 possa essere la causa principale del riscaldamento. Nel periodo tra la fine della guerra e la metà degli anni ‘70, una fase di fortissima industrializzazione, la Terra si è raffreddata, non riscaldata. C’è anche la questione aperta dello hiatus (fase di stallo) del riscaldamento globale tra il 1998 e il 2012, difficile da conciliare con la crescente presenza di anidride carbonica nell’atmosfera. Il fatto che la Terra abbia subito altre fasi di riscaldamento e di raffreddamento —eventi che hanno ripetutamente creato i ghiacciai che ora si risciolgono—semina ulteriori incertezze. Ma la Terra si riscalda. È vero anche che c’è più gas CO2 nell’atmosfera. Il “terribile sospetto” che comincia a serpeggiare riguarda la natura di questa compresenza. I fenomeni co-esistono. Significa dunque che l’uno sia proprio la causa dell’altro? Greta ci ha assicurato di sì, ma se avesse capito male? Forse avremmo dovuto pensarci un attimo prima di puntare tutte le fiches sulle incerte fonti rinnovabili.

JAMES HANSEN