di SANDRA ECHENIQUE
Rosebank è un quartiere di Staten Island, a sua volta uno dei cinque 'boroughs' di New York City. Oggi ha poco più meno di cinquemila abitanti e andando indietro nel tempo fino al 1850 si può incontrare un pezzo di storia d'Italia. Infatti un eroe e un inventore, per qualche anno, vissero sotto lo stesso tetto, una casa che ancora oggi è lì ed è stata trasformata in un museo: il 'Garibaldi-Meucci Museum'. L'eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi e l'inventore del telefono, Antonio Meucci amici e coinquilini in quella casa che era stata costruita nel 1840, che Meucci e la moglie Ester, dopo essere arrivati da Cuba, affittarono nel 1850 (dove fabbricava candele steariche, progetto di sua concezione) per poi ospitare Garibaldi che era arrivato a New York in cerca di un rifugio e dove rimase alcuni mesi, prima di rimettersi in viaggio, tornando in Italia solo nel 1854. E un secolo dopo, era il 1956 con l'ausilio della dipartimento di cultura dell'Ambasciata d'Italia, raccogliendo oggetti, fotografie, documenti un po' in tutto il mondo, venne inaugurato il Garibaldi-Meucci Museum. Adesso è un 'National Landmark', edificio storico, di proprietà e gestito da Order Sons and Daughters of Italy in America (OSDIA), la più grande e antica organizzazione fraternale italoamericana negli Stati Uniti. Fondata nel 1905, conta oltre 600.000 membri e 2800 sedi sparse in 43 dei 50 stati degli USA. Tra le tante attività di OSDIA non c'è dubbio che quel museo a New York, quella storia raccolta dentro quell'edificio di legno rappresenti qualcosa in più. E adesso probabilmente in modo più accentuato. Perchè? Colpa del COVID, della pandemia, anche il Museum ha dovuto chiudere per diversi mesi e così contemporaneamente sono state effettuate ricerche approfondite, in particolare nel seminterrato, e sono stati scoperti oggetti, documenti di cui non si era a conoscenza. Tutti originali come ha raccontato Carol Ann Benanti su silive.com. Così ecco abiti, mobili, un'opera d'arte voluta in onore di Giuseppe Garibaldi e poi documenti di ricercatori del passato che hanno permesso di raccontare, in maniera più esaustiva, in particolare quel periodo di convivenza tra l'inventore del telefono (riconosciuto ufficialmente, anche se in maniera controversa, dal Congresso degli Stati Uniti, ma non dal Senato, soltanto l'11 giugno 2002) e il generale, patriota, condottiero. "Sono stati ritrovati anni e anni di appunti dattiloscritti su argomenti che erano stati oggetto di ricerca e poi messi in scatole da ex curatori del museo e anche da quelli esterni - ha spiegato Bill Castello commissioner del consiglio del Museum, docente di comunicazione/giornalismo alla St. John's University - li abbiamo catalogati, verificati e trovato nuove narrazioni su di loro e sul periodo che vissero insieme". In quell'epoca, metà dell'Ottocento, furono i profughi politici i primi italiani a raggiungere gli Stati Uniti, tra questi il più famoso Giuseppe Garibaldi e il generale lavorò per Meucci: "Mi trattò come uno della famiglia" scrisse nelle sue memorie. E questo rapporto, così particolare, oggi lo si può ritrovare, raccontato in maniera dettagliata, nel Museum di Staten Island dove però non c'è solo la possibilità di riscoprire i due grandi personaggi, vedere oggetti che a loro appartennero, documenti originali, ma si può anche imparare l'italiano, con i corsi organizzati da OSDIA, seguire conferenze. Un po' d'Italia riunita in un angolo di New York.