Acque agitate nella galassia pentastellata. Galeotta fu la sentenza con la quale, due giorni fa, la VII sezione civile del Tribunale di Napoli ha sospeso (ai sensi dell'art. 23 c.c.) le delibere con le quali, lo scorso mese di agosto, i vertici del M5S avevano modificato lo statuto del Movimento consentendo, di fatto, l'elezione dell'ex premier Giuseppe Conte a presidente del partito.
I provvedimenti – è stato spiegato - sono stati sospesi in via cautelare per la sussistenza di “gravi vizi nel processo decisionale”, in primis l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum. L'ordinanza ha provocato l'automatico decadimento del leader e il ritorno in sella del reggente “pro tempore” Vito Crimi. All'indomani della decisione dei giudici partenopei si è fatto sentire, un po’ tirato per la giacchetta, anche il guru e fondatore del Movimento, Beppe Grillo. “Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata” ha scritto sui suoi canali social l’ex comico genovese, che poi ha aggiunto: “in questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte”. Nel frattempo, il garante ha invitato “tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”.
Dal canto suo il presidente defenestrato, dopo aver rilanciato il post di Grillo (e declinato l'invito di ieri sera a Porta a Porta), ha provato a gettare acqua sul fuoco spiegando ai media che la leadership di un partito “non è un fatto di carte bollate” quanto di condivisione di un percorso comune. Sarà. Resta il fatto che la sentenza è giunta in un momento particolare per i pentastellati tuttora scossi dalla battaglia in atto per la leadership tra gli aficionados di Luigi Di Maio e i fedelissimi dell’Avvocato di Volturara.
Lo scontro è così forte che qualcuno è arrivato addirittura ad ipotizzare che dietro il ricorso (vinto) degli attivisti napoletani potesse nascondersi proprio la mano dell'attuale ministro degli Esteri (circostanza, questa, seccamente smentita dall’avvocato Lorenzo Borrè). Resta comunque il fatto che, con il decadimento del professore pugliese, a uscirne rafforzati sono stati proprio quanti, in queste ore, si stanno appoggiando alla guida del titolare della Farnesina. “C’è un piano politico-sostanziale e uno giuridico-formale, che segna questa sospensione. Sospensione cui si risponde con un bagno di democrazia” si è limitato a commentare Conte, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, in onda su La7, ricordando come “modifiche dello statuto erano già in programma” e che “si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale”.