di Franco Esposito
Accade a Bologna la dotta. Se non si trattasse di giustizia, dovremmo dire che siamo alle comiche. Il giorno dei settanta processi. Cosa volete che siano?, obietteranno in molti. L'obiezione è pienamente legittima. La domanda sorge infatti spontanea: come organizzare la bellezza di settanta processi in una sola aula a ruolo nello stesso giorno? Il presidente del Tribunale l'ha trovato il sistema e bisogna dire che non avrebbe potuto fare diversamente. Alla luce dell'intasamento che si è venuto a creare al tribunale di Bologna. Dedicare a ogni processo "non più di sette minuti al massimo".
Siamo probabilmente in presenza di un record. Solo in Italia, ammettiamolo, può accadere una cosa di questo genere. Soprattutto in tempi durissimi per la giustizia alle prese con eterne lungaggini e con un personale ridotto ai minimi termini. A Bologna, per smaltire cospicui arretrati, un magistrato fissa tempi contingentati. "Troppo sovraccarico – sostiene il presidente del Tribunale – sono solo udienze filtro".
Sempre a Bologna, giorni fa, il giudice della seconda sezione penale, Pazzino Barbensi, tramite mail indirizzata all'Ordine e al Consiglio degli avvocati, ha comunicato quella che sarà l'organizzazione della giornata. Sette minuti a processo. L'intento è di evitare a legali, testi e imputati di "attendere inutilmente per ore, fuori dell'aula". Immediata la replica del presidente della Camera penale. "Non ho capito se è una provocazione. Ma noi non ci stiamo".
L'udienza in questione è quella di lunedì 14, dedicata agli innamorati. Dove a ruolo pendono settanta fascicoli, "diversi alle nove del mattino, tanti di più alle undici". Furti, ricettazione, appropriazione indebita. Vista l'imponente mole di lavoro, necessita scaglionare i giovani. Come fare? Pronta la ricetta: "Il numero i processi costringe di dedicare non più di sette minuti al massimo a ognuno di essi. In quanto, già dedicandone dieci, occorrerebbero settecento minuti complessivi, Il che equivale a undici ore circa, e ciò non è possibile"
Il giudice Barbensi rappresenta pure "la necessità di limitare la trattazione dei fascicoli a quelle questioni che consentono di non oltrepassare tale limite di tempo massimo di sette minuti". La decisione ha acceso vibranti discussioni nei corridoi del Palazzo di Giustizia. Le posizioni sono diventate immediatamente contrapposte. C'è chi applaude alla grande collaborazione del giudice e chi l'ha presa male. "La giustizia è morta e sepolta".
Prova a fare chiarezza il presidente del tribunale, Francesco Maria Caruso. "Le udienze filtro ammettono parti e prove. Tutto nella massima rapidità, e se le cose si fanno al meglio e si prepara il lavoro anzitempo, sette minuti diventano una media". Di un paradosso o che cosa, signor giudice? "La verità è che ci portiamo dietro il sovraccarico di lavoro dei processi sospesi durante la pandemia, Ma questa sarà l'ultima udienza così carica".
Ma è anche possibile intravvedere una luce. Le prime udienze, a partire dal primo aprile, saranno spalmate su dodici magistrati togati, comprensivi di sei giudici onorari. I quali avranno comunque la loro udienza filtro. "I processi in arrivo saranno meno grazie a quelli smaltiti".
Sette minuti ogni processo, sembra quasi di ascoltare una barzelletta. Il presidente della Camera penale del tribunale di Bologna ha spiegato e illustrato le ragioni che lo hanno indotto ad assumere l'originale decisione, ancorché giustificata da numeri che suscitano grande sconcerto. Eppure pare non sia la prima volta che in una sola aula passino decine e decine di processi. Giovedì, ad esempio, davanti al giudice Lisa Guarnieri, i fascicoli erano cinquantasei.
Molto civile la posizione dell'Ordine degli avvocati, rappresentata dalla voce della presidente Elisabetta D'Errico. "Dimostra grande spirito di collaborazione la lettera va mail mail del giudice Barberis con cui ci comunica l'organizzazione delle udienza per evitare perdite di inutili inutili. E in quel suo 'sic' si legge anche il grande imbarazzo. Certo, il tempo massimo di sette minuti allarma parecchio". Normale che sia così, si può giudicare, condannare o assolvere in un così breve tempo? Retorica la domanda, scontata la risposta.
"Bisogna capire - conclude il presidente della Camera penale bolognese Roberto D'Errico – se le parole di Barberis siano una provocazione o una precisa scelta organizzativa. Però il fatto di imporci un tempo addirittura massimo, lo rigettiamo con forza. Non va bene e non ci piace nella maniera più assoluta".
In realtà non piace a nessuno. É auspicabile che il giudice abbia intenso effettivamente fare una provocazione/denuncia. Del tipo, la situazione è drammatica, i processi sono tanti e il personale scarseggia. Diversamente dovremmo preoccuparci davvero e chiederci se, non per caso, sia scaduta di livello anche la giustizia.