È largamente diffuso - e non a torto - il convincimento che, dopo quanto è accaduto nella settimana scorsa dedicata dal Parlamento all'elezione del presidente della Repubblica, l'intero quadro politico sia destinato a cambiare.
Ma come?
Quel che ci sembra prepotentemente emerso è che nulla sarà più come prima. Per rendersene conto basta osservare quello che si sta verificando nei due principali schieramenti
Il centrodestra - non siamo noi a dirlo, ma Matteo Salvini che, sino a qualche tempo fa ne era considerato il leader - s'è sciolto come neve al sole. La vicenda presidenziale ha portato allo scoperto vecchie rivalità e irrisolti rancori cosicché oggi i tre gruppi che componevano la coalizione - Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia - appaiono "l'un contro l'altro armato" e appare quasi impossibile che i tre possano presentarsi uniti alle prossime elezioni politiche , cosa che, finora, veniva considerata scontata.
Sembrano venir meno, a questo punto, anche i sondaggi che davano il centrodestra vincitore del confronto elettorale, a tutto vantaggio del centrosinistra.
Ma anche qui emergono difficoltà e contrasti, soprattutto tra i cinquestelle dove l'elezione del capo dello Stato ha fatto rinascere il conflitto da qualche tempo latente tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, con il primo che si fa forte del sostegno di Beppe Grillo, leader storico del movimento e il secondo che conta sul favore della base. Senza contare le possibili conseguenze della bocciatura dell'elezione di Conte a presidente del partito da parte del tribunale di Napoli.
Le difficoltà che centrodestra e centrosinistra stanno congiuntamente attraversando stanno dando alimento al ricorrente sogno centrista. Sembra prender corpo, infatti, la possibilità, finora sempre vanificata, di ricomporre una forza moderata, facendo leva su gruppi già da tempo alla ricerca di un loro "ubi consistam", che fanno capo a Matteo Renzi, al governatore della Liguria Giovanni Totti e a Carlo Calenda.
A costoro dovrebbero aggregarsi gruppi di "reduci" dei due schieramenti tradizionali e, in particolare da Forza Italia, drammaticamente alla ricerca di una nuova identità considerato l'inevitabile declino di Silvio Berlusconi.
Si delinea, in tal modo, la formazione di un terzo polo che infrange le speranze di quanti s'erano illusi che anche in Italia potesse affermarsi un bipartitismo di tipo anglosassone che contrapponesse conservatori e progressisti.
In realtà una divisione netta tra due schieramenti mal s'addice al nostro modo di essere nel quale, inevitabilmente, prevalgono sfumature e differenziazioni anche sottili. E non a caso, nell'approssimarsi di una riforma elettorale resa indispensabile dalla riduzione del numero dei parlamentari, si parla con crescente insistenza di un ritorno al proporzionalismo che, tra l'altro, dovrebbe consentire alle forze minori non inserite negli schieramenti maggiori, di avere una loro rappresentanza a Montecitorio e a Palazzo Madama.
Ottorino Gurgo