Nasce a Venezia nel 1645. Il padre è un potente nobile veneziano che fa parte del più alto patriziato della potente Repubblica di Venezia sebbene la sua casata sia esclusa dagli incarichi nelle magistrature più alte. Il nonno era stato uno scienziato che aveva avuto moltissimi contatti con Galileo Galilei. Il padre aveva costruito una vasta biblioteca di libri scientifici ed era in possesso di molti strumenti tecnici. Il padre riconosce immediatamente le doti eccezionali della figlia. Incoraggia e favorisce in tutti i modi la formazione della ragazza che acquisisce una vastissima erudizione. Spinta da una forte vocazione religiosa, diventa oblata benedettina a diciannove anni per continuare a studiare intensamente invece di diventare sposa. Aggiunge ai suoi nomi quello di Scolastica, la sorella di San Benedetto. Viene seguita e istruita dai migliori insegnanti del tempo. Studia con risultati notevoli matematica, astronomia, filosofia, teologia, medicina, greco, latino, ebraico e spagnolo. Sapeva suonare il clavicordo e il clavicembalo dietro l’insegnamento della organista Maddalena Cappelli. Il padre chiede che Elena si possa laureare in teologia all’università di Padova ma viene bloccato tenacemente dalla opposizione del cardinale Gregorio Barbarigo convinto che fosse uno “sproposito” una donna dottore.
Il compromesso si raggiunge quando il cardinale Barbarigo accetta che lei possa laurearsi in filosofia. Nel 1678 discute la tesi dottorale in latino che viene approvata sull’istante dalla commissione esaminatrice che la proclama “Magistra et doctrix in philosophia”. La discussione della tesi su brani di Aristotele scelti a caso dalla commissione si svolge a Padova dove c’è spazio per accogliere il vasto pubblico accorso per ascoltarla. Diventa la prima donna laureata d’Europa e forse del mondo. Riceve le insegne del suo grado, al pari dei colleghi uomini: il libro, simbolo della dottrina; l’anello per rappresentare le nozze con la scienza; il manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e la corona d’alloro, contrassegno del trionfo.
Non potrà insegnare in quanto donna. Si trasferisce a Padova dove risiede nel Palazzo Cornaro. Viene accolta ed iscritta in numerose accademie di tutta l’Italia. Viene chiamata per consigli matematici dal cardinale Federico D’Assia Darmstadt. Intrattiene confronti dialettici da eruditi convocati per lei dal Cardinale Emanuel de Bouillon. Continua ad esibirsi in discussioni erudite per compiacere il padre. La sua sterminata cultura avrebbe dato ampio prestigio alla famiglia. Elena è cosciente che l’affermazione femminile non è solamente misurarsi con gli uomini. Muore di cancrena – altri dicono di tubercolosi - a trentotto anni, una malattia aggravata purtroppo da durissimi esercizi spirituali che ne avevano indebolito il corpo.
Alcune tracce di lei nonostante il lungo oblio sono: la pubblicazione a Parma nel 1688 di un florilegio dei suo scritti; nel Palazzo principale dell’università è ricordata con una statua – voluta da Caterina Dolfin – al Bo’; esiste un suo ritratto presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano; presso il Vasser College, la prima università femminile negli Stati Uniti, si può Vedere una vetrata policroma che la ritrae; è visibile un affresco di Elena Cornaro all’Università di Pittsburg dove si è laureata Ruth Crawford promotrice dell’iniziativa.
Sul primato di Elena Cornaro alcuni sollevano dubbi in presenza di altre donne laureate in precedenza. Parliamo della Bitisia Gozzadini che pare si sia laureata a Bologna in diritto canonico nel 1236 e di Isabella Losa de Cordova (1491-1564) che in Spagna si sarebbe laureata in medicina e teologia. Tuttavia, rimane invariato il valore del suo cammino intellettuale e spirituale per evidenziare che le donne possono egregiamente studiare e svolgere tutte le funzioni riservate agli uomini.