Depositphotos

di Lucio Fero

Giorgia Meloni fa politica, forse è un'attenuante o forse no. Sta di fatto che fare politica qui e oggi è per riconoscimento quasi unanime fiutare il vento che tira e, quando è vento di rancore, alzare la vela. Chi lo fa è considerato bravo leader politico. In questa attività detta politica Giorgia Meloni attenta e costante. E infatti ha fiutato le brezze già primaverili di pubblica opinione che vogliono per la terza volta di fila abolire la pandemia. Anche per questo Giorgia Meloni con il suo Fdi va alla grande nei sondaggi. E anche perché la memoria e la consapevolezza della pubblica opinione...era giugno 2020 quando Meloni e Fdi spalleggiavano l'argomento di popolo che "Covid ha stufato" e le argomentazioni "scientifiche" di chi dava come possibile una pandemia della durata massima di tre mesi (marzo-giugno) e dichiarava in estate del 2020 il virus "clinicamente morto".

Già, ma chi se ne ricorda? Come che sia, Giorgia Meloni fa politica, oggi fare politica vuol dire lavorare sugli umori e quindi Giorgia Meloni coglie l'umore di chi, a incendio quasi spento, si chiede perché mai e a cosa servano la catena dei secchi e tutta quell'acqua. E protesta contro la schiavitù imposta del dover aver portato secchi e acqua. E' una costante non tanto sublime della psicologia di massa quella dello scampato pericolo-nessun pericolo e soprattutto subito via quel che dal pericolo ci ha scampato. Una costante del comportamento umano non particolarmente intelligente, ma una costante. Giorgia Meloni la interpreta e ne trae giovamento e lodi. Lei fa politica e questo è forse un'attenuante e forse no.

Sapevate cosa è non poter comprare al negozio gli scarponcini nuovi? E doversi privare del caffè al bar, del "conforto in baita" e "perfino del comprare i francobolli alle Poste"? Se non lo sapete Susanna Tamaro scrittrice ve lo spiega, è: "esilio civile". Susanna Tamaro era andata in montagna per "raggiungere la parte più profonda della creatività" e quindi non aveva avuto modo e tempo di mettersi in burocratica regola con il Green Pass e quindi racconta al colto e all'inclito dalla pagina del Corriere della Sera la privazione, l'amputazione, l'odissea, anzi peggio: "l'esilio" dal negozio degli scarponcini, dalla baita, dai francobolli. Viene in mente a chi ha molte decadi di vita e un po' di memoria ancora il personaggio di una canzone-ballata di Paolo Pietrangeli, quella "Contessa" che "sapesse contessa, anche l'operaio vuole il figlio dottore...".

La scrittrice non ha potuto avere i suoi scarponcini e andare nella sua baita e trova tutto questo una inverosimile limitazione ai diritti fondamentali dell'esistenza. E quindi chiede, suggerisce, esige che Mario Draghi come nel gioco del nascondino dichiari il "tana libera tutti". Il parallelo con il gioco del nascondino è quel che viene in mente alla Tamaro come la metafora migliore e la divulgazione più appropriata. Manca solo ogni bel gioco dura poco e lo spessore della riflessione della scrittrice sugli anni della pandemia è tutti qui, proprio là dove in estate 2020 lo collocava la gente del "Covid ha stufato". Ma Susanna Tamaro non fa politica e questo, forse, è un'aggravante.

Raccolta e ripetuta nei vangeli e costante in ogni mitologia e narrazione: il rinnegare ciò che ti ha salvato. Il Green Pass, cioè l'esibizione obbligata della prova che ti sei vaccinato ha salvato da decine di migliaia di morti in più, centinaia di migliaia di ricoveri in ospedale in più, centinaia di miliardi di euro in meno nell'economia italiana che, grazie e non nonostante il Green Pass, ha continuato a produrre e consumare. Green Pass ha voluto dire e vuol dire vaccino. Vaccino ha voluto dire vita, anche quella di negozi e botteghe e locali e aziende. Ma ora i salvati dal Green Pass, cioè dall'esibizione della prova di esser vaccinati il Green Pass lo rinnegano anzi schifano. Lo fa la Meloni, lo fa mezzo M5S (buon sangue no vax pre covid non mente), lo fa la parte bottegaia e non imprenditoriale della Lega.

Lo fanno quelli che fanno politica e lo fanno in un mondo che accetta, tollera e applaude che la politica sia questo fare. Ma pure la scrittrice che pubblicamente maledice il Green Pass perché le ha limitato il suo "soggiorno creativo" e impedito "l'atto di resistenza umana" cioè la "fedeltà agli esercenti", cioè al "negozio dove compro da anni"...Qui siamo oltre il mangino brioches se non hanno il pane che a fronte degli scarponcini mancati della Tamaro assume una sua notevole e rispettabile dignità e compostezza argomentativa. Con l'aggravante, questa sì, che Maria Antonietta non è detto abbia pronunciato davvero la frase della massima inconsapevolezza, Susanna Tamaro invece le ha scritte davvero, nella sua pubblica e aperta lettera al Corriere della Sera.