di SANDRA ECHENIQUE
La sua voce colpisce. Il suo talento pure. Ecco perchè Irene Jalenti può rivendicare un posto importante nel panorama internazionale del jazz. Da dieci anni vive negli States, a Baltimore, ma è italianissima. Nata il 28 ottobre 1980 in Umbria, a Terni dove è cresciuta, appartiene a una famiglia dove la musica scorre nel sangue: lo zio era Sergio Endrigo, uno dei cantautori che hanno scritto la storia della musica italiana, poi ancora i musicisti Mario e Francesco Jalenti. Ha studiato all'Accademia Siena Jazz e da lì ha spiccato il volo verso l'America conseguendo una borsa di studio alla Peabody Conservatory di Baltimore. La laurea quindi il master alla Howard University di Washington e successivamente ha formato un quartetto con Alan Blackman al piano, Jeff Reed al basso e Eric Kennedy alla batteria diventando una delle voci del jazz più note e stimate in particolare nell'area tra Baltimore e Washington D.C., nel 'DMV', District of Columbia, Maryland, Virginia. Un paio di anni fa ha poi vinto al 'Baltimore Loves Talent', show televisivo seguitissimo trasmesso da Abc, ma adesso torna in Italia, per ora virtualmente in attesa di farlo anche attraverso un tour estivo europeo le cui date saranno rese note tra non molto. Irene ha infatti lanciato anche nel suo Paese di nascita il primo album da solista 'DAWN" che comprende quattro brani da lei scritti, è anche cantautrice, più sei cover. L'accoglienza negli USA del suo lavoro è stata entusiastica, sottolineata anche dai lusinghieri commenti apparsi su JazzTimes Magazine, applaudita dal critico Thomas Conrad. Si tratta infatti di un album davvero particolare, profondo che accoglie tutto il suo gruppo dove Irene naturalmente è 'The Voice' più prestigiosi guests che vanno da Sean Jones a Warren Wolf fino a Cristian Perez. Da tempo si attendeva l'esordio della Jalenti con un album (che in Italia è disponibile nei negozi specializzati oltre che sulle principali piattaforme musicali), ma c'è voluto un momento particolare, e lo ha spiegato lei stessa, per farle prendere questa decisione. "Fino all'anno scorso - ha raccontato Irene da Baltimore - non sentivo di avere quello che occorre per fare un disco, ma la quarantena per il COVID mi ha permesso di avere quel tempo necessario per scavare un po' più a fondo in me stessa per comprendere al meglio cosa volevo comunicare e cosa rappresentare con questo lavoro". E i risultati sono stati davvero speciali. L'album infatti presenta toni ricchi, profondi accentuati dai suoni di chi l'ha accompagnata in questo percorso davvero particolare. E se i suoi brani originali trasmettono tutta la sua grande capacità e passione con una grande originalità e gioia, le cover diventano pura emozione. Si va da 'Carinhoso' fino a 'Let It Be' e a 'Walking in the Air'. E la conferma del talento che esprime Irene lo si ha dai grandi musicisti che si sono voluti unire a lei per questo debutto (Jones, Wolf e Perez) mentre l'affiatamento con i compagni usuali di viaggio (Blackman, Reed e Kennedy) rappresenta quella nota in più che rende 'DAWN' davvero un lavoro da ascoltare, che ti porta a percorrere un viaggio meraviglioso. Ma c'è un segreto in questo successo? Probabilmente sì anche se Irene lo spiega in maniera, apparentemente, molto semplice: "Il mio suono - ha sottolineato - è uscito quando finalmente ho permesso alla mia musica di uscire".