"All'inizio dell'invasione russa tutti credevano che nell'arco di 24-48 ore ci sarebbe stata la resa di Kiev. Invece, evidentemente, le resistenze ucraine sono superiori a quelle che tutti si aspettavano, in primis a quelle che si aspettava Vladimir Putin, che sembrerebbe aver sbagliato i suoi calcoli. Sappiamo che a Kiev sono iniziati i combattimenti casa per casa, che dal punto di vista tattico sono la forma di combattimento più rognosa che esista, soprattutto per le forze attaccanti perché rischiano agguati a ogni angolo di strada. La condotta di queste operazioni è particolarmente pesante anche per la popolazione civile, perché è chiaro che a questo punto gli obiettivi non si distinguono più in civili o militari, ma sono tutti obiettivi. L'esempio più drammatico ed eclatante fu nel 1999 con la battaglia di Grozny, la capitale cecena, che richiese mesi di combattimenti casa per casa, con il risultato che alla fine la città fu spianata: i russi ebbero la meglio, ma il prezzo pagato fu altissimo".
Così il generale Vincenzo Camporini, già capo di stato maggiore della Difesa, commenta per HuffPost la situazione in Ucraina, dove la popolazione sta combattendo eroicamente per contrastare il piano di Mosca di far crollare il governo di Volodymyr Zelensky con un "blitzkrieg" - una guerra lampo – per installare un governo fantoccio.
"Mosca voleva conquistare la nostra capitale e installare uno dei suoi fantocci, come a Donetsk. Ma noi abbiamo infranto il loro piano", ha dichiarato il presidente ucraino, che ha riferito di aver concordato con il presidente francese Emmanuel Macron l'invio di armi ed equipaggiamenti. Il capo dell'Eliseo ha convocato oggi il Consiglio di Difesa affermando che "questa guerra durerà molto a lungo e dobbiamo prepararci". Secondo un funzionario della difesa statunitense citato da Reuters, tra le forze russe sta aumentando la frustrazione per una resistenza ucraina più "vitale" del previsto. "Sappiamo che non hanno fatto i progressi che avrebbero voluto fare, in particolare a nord. Sono rimasti frustrati nel trovarsi di fronte una resistenza molto determinata, che li ha rallentati".
Al terzo giorno dall'inizio dell'invasione, infatti, lo scenario che si apre è quello di una guerra potenzialmente lunga e pesante, come spiega Camporini. "Credo che la prospettiva di combattimenti casa per casa allunghi molto i tempi che possono essere previsti per uno sviluppo dell'operazione russa e ne mettano anche in dubbio il successo, quanto meno rendendolo estremamente costoso in termini di uomini, mezzi e soldi. Si tratterebbe di bombardare a tappeto una città. Già oggi abbiamo visto le immagini di un condominio sventrato da un missile russo. Ovviamente tutti si riempiono la bocca – i militari per primi – dell'intelligenza e delle precisione delle armi moderne, ma bisogna considerare che la percentuale di successo è del 90%: significa che su mille bombe che vengono lanciate, cento vanno dove non devono. I danni cosiddetti 'collaterali' sono all'ordine del giorno".
È possibile, insomma, che questa operazione diventi qualcosa di molto lungo. Sia in questa fase dinamica dell'attacco, sia per il dopo: controllare un territorio vasto come l'Ucraina, con una popolazione che ha dimostrato di essere profondamente amante della propria patria e ostile all'occupante, non sarà facile. "Il controllo del territorio dopo un'operazione ad alta intensità potrebbe rivelarsi ancora più complicato dell'operazione stessa", afferma Camporini. "È quello che accadde ad esempio in Afghanistan all'armata rossa, e poi anche a noi quando ci siamo andati, con una popolazione che comunque non perdeva l'occasione per mettere in difficoltà gli occupanti".
Dai numeri che sono stati diffusi, i russi hanno una superiorità militare importante rispetto agli ucraini. È anche vero che chi si difende ha un vantaggio strutturale, argomenta il generale. "Secondo i manuali di tattica che si studiano nelle scuole di guerra, l'attaccante per avere possibilità di successo deve avere un rapporto di forze di almeno 3 a 1. Dobbiamo partire da questa base per dire se i difensori sono adeguatamente armati e hanno qualche possibilità. In questo caso non sappiamo quale sia questo rapporto; sappiamo che le forze russe sono poderosamente armate, ma evidentemente le armi di difesa degli ucraini non sono così deboli e fragili come si pensava. Ieri è stato diffuso il footage di un velivolo di trasporto russo che cadeva in fiamme: dovrebbe essere un Il-76, un mezzo che può portare tranquillamente fino a 300 uomini equipaggiati. Se era carico, è stata una botta durissima per Mosca. Tra l'altro sarebbe stato abbattuto da un Sukhoi ucraino, il che significherebbe che l'aeronautica di Kiev conserva una minima capacità operativa e quindi non c'è un dominio dell'aria da parte russa".
Proprio in queste ore il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato 350 milioni di dollari in nuova assistenza militare all'Ucraina. Da Londra il governo di Boris Johnson plaude al "fiero coraggio" della gente di Kiev, assicurando di voler fare tutto il possibile per continuare a sostenere l'Ucraina", anche con l'invio "di armi" e di concerto con gli alleati della Nato. Anche il presidente Mario Draghi, che in queste ore ha sentito Zelensky, ha assicurato che l'Italia fornirà all'Ucraina assistenza per difendersi, oltre al pieno sostegno alla linea dell'UE sulle sanzioni, incluse quelle nell'ambito Swift.
Per Kiev, sono segnali politici importanti, che si accompagnano ad altri poco rassicuranti per Mosca. Secondo il network Nbc News, il Kazakhstan avrebbe rifiutato la richiesta della Russia di prendere parte all'operazione in Ucraina. "Se è vero – commenta Camporini - è un fatto estremamente significativo e preoccupante per Mosca. All'inizio dell'anno le truppe russe sono entrate in Kazakhstan, su richiesta del presidente Tokayev, per sedare le proteste e instaurare un nuovo governo filorusso. Se un governo filorusso che ha questo debito di gratitudine verso Mosca rifiuta il suo supporto in questa situazione, è un segnale politico che Putin non è così convincente, nemmeno tra i suoi alleati".
Un altro segnale sono le minacce rivolte alla Finlandia di non aderire alla Nato altrimenti ci saranno conseguenze pesanti. "Vuol dire che Putin si ritiene in diritto di imporre la linea politica anche a Paesi al di fuori dell'ex Unione sovietica: una dimostrazione di arroganza ai limiti della follia".
Infine, c'è l'incognita di come i soldati russi potrebbero reagire all'errore di calcolo di Putin. Un conto è un blitzkrieg di pochi giorni, un altro sono i combattimenti casa per casa o i bombardamenti ad alta intensità contro un popolo considerato fratello. "L'armata rossa, dopo la fine della Guerra fredda, era allo sbando totale, il concetto di disciplina era inesistente", ricorda Camporini. "Rispetto a quello che raccontava Arkadij Babchenko nel suo libro 'La guerra di un soldato in Cecenia' - una corruzione dilagante, anche ai massimi livelli, con i generali russi vendevano ai ribelli ceceni le munizioni – oggi la situazione è radicalmente cambiata; abbiamo avuto in tempi recenti dimostrazioni di grande efficienza delle forze armate russe, ad esempio in Siria. Ma non è escluso che combattere in un Paese che si sente così vicino possa influire sul livello di convincimento delle truppe attualmente dislocate in Ucraina".