di Mimmo Carratelli
Espulse dall'Europa in vario modo, la Lazio dal Porto con una certa delicatezza e il Napoli dal Barcellona con modi sbrigativi, si affrontano stasera all'Olimpico con un innegabile spirito di rivalsa, la Lazio incoraggiata da cinque partite senza sconfitte (tre vittorie, due pareggi), il Napoli imbattuto nel girone di ritorno (quattro vittorie, tre pareggi), ma che non vince da quattro gare mettendoci i due incontri europei col Barça.
La classifica chiama le due squadre a una sfida scintillante. Il Napoli (dopo i pareggi del venerdì di Milan e Inter) attratto dal comando del campionato, vincendo tornerebbe in testa alla pari col Milan e due punti avanti all'Inter. La Lazio, se dovesse essere essa a vincere, con un pensierino non proprio fantasioso di entrare in zona Champions, quattro punti sotto la Juventus.
All'andata, il Napoli deflagrò contro la squadra romana bersagliandola di gol (Zielinski, doppietta di Mertens, Fabian Ruiz e non c'era Osimhen che s'era appena scontrato a Milano con Skriniar). Era il Napoli del furente avvio, 14 partite, 11 vittorie, 2 pareggi, una sconfitta. Lo slancio per un sogno chiamato scudetto trent'anni dopo Maradona.
Nonostante i due ultimi pareggi, con la complicità delle contemporanee frenate delle due milanesi il Napoli è là che potrebbe tentare ancora di sognare in grande. Il primo ostacolo stasera è la Lazio, il secondo domenica prossima il Milan al "Maradona".
Non c'è più la suggestione di Sarri sulla panchina avversaria, lontano ormai il distacco da Napoli, quattro anni fa, ma resta l'eterna curiosità di quanto sarriana sia la Lazio dopo la poca sarrianità di Chelsea e Juventus.
Se ne discute a Roma con pensieri incendiari nei confronti del tecnico toscano nato a Bagnoli passato ad allenare squadre "inallenabili" per il loro marchio consolidato di formazioni abituate a un calcio meno cerebrale e pignolo. Negli ultimi giorni a Roma si assicura che il sarrismo ha fatto breccia. Il segnale del successo sarebbe la serenità ritrovata nello spogliatoio laziale.
Non è questo il vero punto di Lazio-Napoli. Ci si chiede piuttosto, sarrismo assorbito o meno, quanto è veramente forte la Lazio che una volta, col 3-5-2 di Simone Inzaghi e un cannoniere come Ciro Immobile, era avversario molto scomodo. Quant'è forte la Lazio del 4-3-3 di Maurizio Sarri dopo l'allergia di molti protagonisti laziali?
Quale che sia la Lazio attuale, è la condizione atletica del Napoli il punto interrogativo. A parte le difficoltà tecnico-tattiche incontrate contro Inter e Cagliari, e nelle due sfide col Barcellona, il Napoli ha accusato una evidente flessione fisica. La Lazio di quest'ultimo periodo appare più in salute.
I punti di forza della squadra di Sarri sono noti, la grande incisività sugli esterni, a destra con Pedro, Felipe Anderson, Lazzari, a sinistra con Zaccagni difficile da contenere, il gioco aereo di Milinkovic-Savic (1,91) temibile soprattutto sui calci piazzati, il genio di Luis Alberto, la facilità del gol di Immobile che ha segnato in quattordici delle ventuno partite giocate, capocannoniere con 19 reti. È una Lazio più forte in casa (25 punti) che in trasferta (18).
Sarri gioca con gli esterni d'attacco molto larghi per aprire le difese avversarie. Sarà una serata impegnativa per Di Lorenzo e Mario Rui (Juan Jesus). Zaccagni, poi, entra nel campo per puntare al gol. Sembra che Spalletti voglia ritoccare l'assetto tattico pensando a un 4-3-3 mettendosi a specchio della Lazio. Logica vuole che il Napoli resti fedele al suo modulo (4-2-3-1) e si protegga bene sulle fasce esterne.
È il match tra la migliore difesa del campionato (Napoli) e il migliore attacco casalingo (Lazio). Sarà soprattutto una sfida che potrà orientare il destino delle due squadre in classifica.