di Franco Esposito
Campione paralimpico scalerà l'Everest senza gambe. "Il mio non è un motto, non è un mantra, è uno slogan: si può fare". Stupisce, meraviglia, genera stupore Andrea Lanfri, toscano di Lucca, trentasei anni. Partirà il 27 marzo, destinazione finale la vetta più alta del mondo. L'assalto al mitico Everest, una sfida che sembra impossibile per una persona con disabilità. Andrea Lanfri è privo delle gambe. "Scalare una montagna significa superare i nostri limiti". Personaggio incredibile, pensa all'impresa da tre anni.
"Si può fare", ripete a tutti, ai giornalisti mossi e scossi dalla notizia dai sapori forti e dai contenuti che non sembrano appartenere al mondo terreno. Limpido esempio di coraggio, custode della vera resilienza, punta a diventare il primo sportivo pluriamputato ad aver raggiunto la montagna tetto del mondo. "Proverò a scalarla con meno ossigeno possibile". Colpito nel 2016 da una meningite fulminante con sepsi meningococcica, ha subito l'amputazione delle gambe e di sette dita delle mani. Sembrava finito come sportivo. Invece è riuscito a regalarsi un nuovo inizio e una strepitosa partenza.
Patito dell'arrampicata libera, si è opposto alla malattia. L'ha combattuta in maniera semplicemente feroce, le ha fatto gli sberleffi. Con protesi speciali addosso, ora lancia la sfida all'Everest. La montagna che mette paura anche agli scalatori di professione provvisti di due gambe e dieci dita. "Non vedo l'ora di partire. Manca un mese e mezzo, tifo affinchè passi velocemente".
Pronto psicologicamente, sa benissimo che lungo la scalata si troverà da solo contro l'Everest. Spaventato lui, preoccupato o che cosa? "Sarà un duello con me stesso. L'Everest è un terreno ostico dal sapore particolare". Andrea Lanfri scalerà gli 8.849 metri in territorio nepalese come seconda tappa del percorso "Seven Summits": il progetto è di arrivare alle vette delle sette montagne più alte del mondo. Nel 2020, ad agosto, ha scalato il Monte Bianco. Mercoledì la partenza per Kathmandu. "Un giorno sul posto per il briefing, poi mi sposterò a Lukla. Sette giorni di trekking e il montaggio del primo campo base".
Stupiscono la lucidità e la determinazione che il temerario scalatore con disabilità mette nel racconto della cronaca che sarà. I dettagli del progetto già reale, non solo in divenire. "Il mese di aprile sarà quello di acclimatamento; maggio quello della scalata. Rientrerò in Italia ai primi di giugno".
Amante fin da piccolo delle sue montagne, il soggetto è dotato di una smisurata forza d'animo. "Nasco con la passione per le arrampicate, poi la malattia ha reso le cose terribilmente difficili fin dall'inizio. Cose che sembravano impossibili, poi hon capito che ce la potevo fare". Anche a scalare l'Everest, via? Intanto, si è reinventato adattandosi alla protesi. "Tutto è diventato più facile".
Più facile addirittura, senza le gambe, ma si può? Lui può, evidentemente. Dimesso dall'ospedale, Andrea si è dedicato alla raccolta di fondi. Soldi buoni, utili, necessari, indispensabili, per l'acquisto delle protesi in carbonio. Si è allenato anche in bici, ha vinto medaglie nell'atletica leggera, inseguendo un preciso obiettivo. Essere un atleta a tutto tondo. Punto di partenza il mare, poi la scalata di una montagna. É lì è scoccata la scintilla. La conferma è arrivata nel 2019. Andrea Lanfri si è sentito di nuovo un alpinista con i controfiocchi. "Invitato da alcuni amici a una scalata di mille metri su più giorni sul Monte Rosa, ho accettato con riserva. Non ero convinto. Era una cosa semplice, ma alla fine mi sono scoperto incredulo e sorpreso. Sono arrivato in cima e ho urlato 'si può fare', basta volerlo".
Da solo e senza gambe sull'Everest. Scalerà la vetta più alta del mondo con due tipologie di protesi studiate e realizzate proprio per questa incredibile avventura. Un paio per la parte a secco sul sentiero, le altre per la parte dove sono presenti neve e ghiaccio. Compagna di questi giorni la speranza. Quella di "trovare il miglior tempo possibile, in modo da concentrarmi solo sulla scalata. Il meteo è determinante". Il protagonista di una sfida che profuma di lucida follia e di pazzesca determinazione non esclude l'incontro con qualche sorpresa, lungo in viaggio in salita verso il cielo del Nepal. "Se verranno le combatterò con un altro paio di protesi speciali. Il mio obiettivo è tentare un Guinness World Record. Preferisco però non svelare niente".
Capito, cosa ha in mente questo benedetto uomo sfidante dell'impossibile? In Nepal sarà accompagnato da Luca Montanari, suo sodale, con cui forma una cordata consolidata. Ci sarà anche il papà, con lui al campo base. L'incredibile progetto sarà documentato da Ilaria Cariello, fotografa, e dalle immagini di Giacomo Biancalani. Promossa dall'associazione Over All Limits, l'impresa è sostenuta da importanti aziende.