di Franco Esposito
L'Italia a rischio. Il Paese è sempre più fragile, insidiato dal pericolo di frane, alluvioni, erosione. Il novantaquattro per cento dei comuni italiani vive di incubi. Nessuno può quindi chiamarsi fuori, dobbiamo tutti ritenerci coinvolti. Secondo il nuovo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico la superficie in pericolo è in aumento. Migliora però la condizione delle coste, i litorali che avanzano sono più di quelli che si ritirano.
Ispra ha provveduto inoltre al conteggio del numero di persone che abitano in aree ad alta pericolosità. A conti fatti, sono oltre 8 milioni. Il rapporto 2021 dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca è stato ieri presentato dal presidente Stefano Laporta, dal dg Alessandro Bratti e da altri tecnici. Il gruppo che ha lavorato allo studio.c Cambiamenti climatici e consumo di suolo hanno amplificato e ingigantito i pericoli per tutti noi abitanti di questa Italia fragile. L'Emilia Romagna è la regione a più alto rischio idrogeologico: il pericolo coinvolge 2,8 milioni di persone. Tallona l'Emilia Romagna un'altra regione del Centro Italia, la Toscana. Poco più di un milione le persone a rischio. Al terzo posto l'immancabile Campania, i cui numeri raccontano di 581mila soggetti che, in un modo o nell'altro, dicono del coefficiente di rischio presente sul territorio. A seguire, Veneto, Lombardia, Liguria.
Il rischio frane pare coinvolga 1.303.666 persone, operative nel campo degli edifici, e 12.533 italiani che si occupano della tutela dei beni culturali in zone a rischio. Sei milioni 818mila quelle costrette a convivere con la minaccia di alluvioni.
Cantano i numeri e dicono semplicemente questo: il tredici per cento degli italiani a rischio vive sotto la minaccia costante della natura. Proprio lei, che noi talvolta ci industriamo di deturparla. O quanto meno per indebolirne le difese. La natura pronta a ribellarsi all'azione aggressiva dell'uomo, la cui rappresentanza, 1,3 milioni, è a rischio frane.
I calcoli dell'Ispra consegnano agli uomini di buona volontà numeri che mettono i brividi. Come questo: 841 chilometri di litorale, pari al dieci per cento della costa, sono destinati all'erosione. Ovvero a morte certa. A fronte comunque dell'unico segnale positivo che affiora dalla nuova indagine Ispra: dopo venti anni e svariati interventi di protezione, i litorali in avanzamento sono in numero superiore a quelli potenzialmente soggetti a frane e alluvioni.
Alla luce di numeri che contengono allarmi e denunce, in Italia quasi nessuno dovrebbe dormire sonni tranquilli. L'incremento della superficie potenzialmente soggetta a frane e alluvioni, negli ultimi quattro anni sfiora il quattro e il nove per cento.
La crescita della fragilità trova nelle espansioni delle aree urbanistiche una delle sue spiegazioni. Indubbiamente la più forte e plausibile. Il pericolo risulta ampliato dall'assenza di una corretta pianificazione territoriale. Completa l'opera nefasta l'abbandono delle aree rurali montane e collinari. I cambiamenti climatici in atto contribuiscono alla creazione dell'aumento della frequenza delle piogge, in alcuni periodi dell'anno. Conseguenza finale: l'aumento di frane superficiali, delle colate dietritiche e delle piene rapide e improvvise.
Le famiglie che vivono in zone a rischio sono 540mila. Circa tre milioni di famiglie e per circa sette milioni di abitanti risiedono in aree sensibili alle alluvioni. In Europa sono state sottoposte a censimento 900mila frane, due terzi di queste fanno parte dell'inventario italiano. E rappresentano spesso un grave pericolo con il loro “cinematismo fatto di colate di fango rapide, veloci e distruttive, spesso in grado di mietere vittime. Tragico esempio tipico, Sarzana 1998, con la morte di 161 persone.
In Italia gli edifici sono oltre 14 milioni; 565 palazzi si trovano in aeree ad elevata pericolosità causa frane; poco più di 1,5 milioni in zone al centro di scenari di medie inondazioni. Parimenti allarmanti i dati relativi alle industrie: 84mila e 220mila addetti sono esposti al rischio frane; 640mila quelli che convivono con la minaccia di inondazioni.
Ma i beni architettonici, archeologici e monumentali a rischio? Dodicimila sono quelli nelle aeree a pericolosità elevata, complessivamente 38mila se si calcolano anche alrri in areee a minore pericolosità. Come fare per la loro salvaguardia? L'aspetto principale è la valutazione dello scenario meno probabile, tenuto conto che in caso di evento i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili.
Per quanto riguarda la costa, avanzamento e arretramento presentano un quadro abbastanza eterogeneo a livello regionale. Anche grazie all opere difensive realizzate negli ultimi anni. La costa in erosione è superiore in avazamento in Sardegna, Basilicata, Puglia, Lazio, Campania. I valori più elevati di costa in erosione sono la Calabria, 161 chilometri, poi Sicilia, Sardegna, Puglia.
I dati della nuova indagine Ispra obbligherebbero all'esercizio di un'attenzione grande e costante. Ma cone recitava il Poeta, chi pon mano ad esse?