DI MARCO FERRARI
Giuseppe Mazzini è ancora tra noi. Nel 1872, sotto il falso nome di dottor Brown, moriva a Pisa Giuseppe Mazzini, clandestino in patria dopo anni di lotte, di amarezze e di esilio. Si trovava nella casa della famiglia Nathan-Rosselli che lo ospitava. E così, quest'anno, corrono centocinquant'anni dalla sua morte. Ogni anno, per la ricorrenza del 10 marzo, associazioni mazziniane e anche istituzioni dello stato ricordano questa figura. Quest'anno, invece, sono previste grandi celebrazioni a Genova, a Roma, a Modena e in tante città italiane.
Mazzini nacque a Genova, allora capoluogo dell'omonimo dipartimento francese costituito il 13 giugno del 1805 da parte del regime di Napoleone Bonaparte, il 22 giugno del 1805, terzogenito di quattro figli, tre femmine ed un maschio. Il padre, Giacomo Mazzini, medico e docente universitario d'anatomia, originario di Chiavari, era una figura politicamente attiva sia durante l'epoca della precedente Repubblica Ligure sia nell'impero napoleonico. Alla madre, Maria Drago, fervente giansenista originaria di Pegli, Mazzini fu molto legato per tutta la vita.
Affettuosamente chiamato "Pippo" dalla famiglia, terminati gli studi superiori al Liceo classico Cristoforo Colombo, si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Genova, come voleva suo padre, ma – stando a un racconto della madre – vi rinunciò dopo essere svenuto al primo esperimento di necroscopia. Passò a giurisprudenza ma a 25 anni fu arrestato perché in chiesa si rifiutò di lasciare il posto ai cadetti del Collegio Reale d'Austria. Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un avvocato, ma l'attività che più lo impegnava era quella di giornalista all'"Indicatore genovese" pubblicando recensioni di libri patriottici, sino alla soppressione della testata da parte della censura.
Entrò nella Carboneria e nel 1821, venne arrestato per cospirazione e nella detenzione ideò e formulò il programma di un nuovo movimento politico chiamato Giovine Italia e quindi andò in esilio a Marsiglia. Nel 1849, a Roma, fece parte del triumvirato della Repubblica Romana, una delle poche esperienze genuinamente democratiche del Risorgimento. Passò quasi tutta la sua vita in esilio, per cercare di realizzare la sua idea. Da Londra diresse tutto il movimento repubblicano sino all'unità italiana. E' ancora adesso considerato uno dei padri della patria, uno dei primi a credere nell'unità della penisola.
Pur con diversi punti di vista, Mazzini fu uno dei punti di riferimento del Risorgimento italiano con Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II. Soltanto che il genovese non apprezzò l'esito dell'unificazione che portò alla costruzione di uno stato monarchico ed elitario. Per questo, dal suo esilio, continuò a elaborare piani per una possibile insurrezione repubblicana. Ancora nell'estate del 1870, quando aveva 65 anni, cercò di sfruttare la situazione di incertezza internazionale che si era aperta con lo scoppio della guerra franco-prussiana e il 14 agosto si recò a Palermo, dove venne arrestato dalla polizia, ancora prima di sbarcare dalla nave, considerato un pericolo per la stabilità del Regno d'Italia.
Da Palermo venne trasferito nel carcere di Gaeta, liberato solo grazie ad una amnistia. Rientrato a Londra, riuscì a tornare in Italia sotto il falso nome di Giorgio Brown morendo a Pisa quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.
Le celebrazioni di Mazzini sono cominciate con un tributo alla sua preziosa attività epistolare. Così è stato emesso uno speciale francobollo commemorativo dalle Poste Italiane dando vita a un cammino di riflessione sull'eroe italiano che si protrarrà fino al 2023 e sarà celebrato in tutto il Paese grazie al coordinamento del Comitato Nazionale per i 150 anni della morte di Mazzini, istituito dal Ministero della Cultura italiano. A Genova si tengono "Le Giornate mazziniane" che culmineranno giovedì con la giornata nazionale della Costituzione, dell'inno e della bandiera. Al Museo del Risorgimento si può visitare un percorso espositivo dedicato alle lettere autografe conservate in gran copia. Tra gli oggetti più rari la chitarra di Mazzini, conservata nel museo. Lunedi alle ore 20 le celebrazioni proseguono al Teatro Carlo Felice. Protagonista la Filarmonica Sestrese in concerto, che presenta il Concerto per il 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini. Sul palco il soprano Elisabetta Isola e il pianista Alberto Perfetti, diretti dal maestro Matteo Bariani, si esibiscono in brani legati alla nascita dell'Unità d'Italia. Ospite della serata, la cantautrice Maria Pierantoni Giuia. Le Giornate Mazziniane si concludono giovedì 17 marzo al Cimitero Monumentale di Staglieno. Alle 10, sulla tomba di Mazzini, sarà deposta una corona. Ad accompagnare la cerimonia, l'inno nazionale eseguito dalla Filarmonica Sestrese che fu il primo coro musicale a suonare l'inno di Mameli al suo esordio nel 1847.
In questo 150° anniversario, la cerimonia a Staglieno è particolarmente significativa: Mazzini morì a Pisa, ma la sua salma venne trasportata in treno nella sua città natale, che la accolse con un bagno di folla e la accompagnò al cimitero di Staglieno, dove è tuttora tumulata. A Roma il Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina e il Mausoleo Ossario Garibaldino hanno dedicato al triumviro della Repubblica Romana diversi eventi. L'iniziativa "Omaggio a Mazzini, triumviro della Repubblica Romana" è stata promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Così Mazzini è tornano in qualche maniera di nuovo al centro dell'attenzione del paese.