di Antonio Saccá
Quanto sta accadendo nella guerra odierna, gli atteggiamenti che vengano assunti sono talmente sbalorditivi da ritenere che si voglia quel che si dice di non volere o che abbiamo dei gruppi dirigenti incongruenti, possibili entrambe le situazioni. Sarebbe disonorevole, indegno scendere a patti con la Federazione russa? La Federazione russa è così degradante, talmente infrequentabile che pur di spazzarla e purificare il pianeta vale una guerra mondiale in epoca atomica con una potenza atomica, non la guerra mondiale come nel passato, quindi i paragoni con il passato non sono appropriati. Bisogna commisurare ai vantaggi gli svantaggi, mai al di là dell’onore, morire con dignità vale massimamente che una vile esistenza! Al dunque: le parti russofone dell’Ucraina, sarebbe una ferita straziante tornassero alla Russia invece di continuare una guerriglia muta e delittuosa che ha reso più vittime di quelle dell’odierna guerra tanto gridata? Sarebbe una offesa alla sovranità dell’Ucraina? E perché? Si tratta di luoghi di un Paese che apparteneva alla Russia prima e all’Unione Sovietica, dopo! Si trascura che questi luoghi, questi popoli da secoli sono intrinseci.
La Federazione russa non sta rivendicando Napoli, ma popoli che fino a pochi decenni trascorsi erano uniti alla Russia, popoli avvinti, lingua, cultura, religione. Gli scrittori ucraini sono immedesimati alla Russia, il massimo scrittore ucraino, Nikolaj Gogol’, è dai russi considerato generatore della narrativa russa, ed oltretutto si formò a San Pietroburgo. Ma dico solo un nome. Insomma, è come sostenere che la Sicilia non ha nulla a che vedere con l’Italia perché per secoli fu separata dalle altre regioni. Non è questa la maniera di percepire la Storia. Vi sono “aree di civiltà”. Aree di civiltà inscindibili. Ma poi, quale nazione accetterebbe una nazione accanto, una nazione oltretutto in gran parte, come detto, fraterna, che le si schierasse contro? Abbiamo guerreggiato con Paesi lontanissimi per questo timore e la Russia non dovrebbe reagire contro una nazione prossima che si vuole rendere nemica! La Russia non invase Lettonia, Estonia, Lituania, non la acerrima Polonia, ostilissime, vicinissime, ma avere per nemica l’Ucraina, russofona in ampie zone, innestata in mescita storica, ma chi l’accetterebbe, con missili nucleari e laboratori per guerre batteriologiche sotto casa! C’è un limite alla tolleranza, ed al timore. Che la Russia subisse alcuni Paesi vicinissimi alla Russia ostili significa che la Russia dovrebbe sopportare anche l’inimicizia armata dell’Ucraina! Mi riferisco alla elementare logica difesa-offesa, a quanto viene definita sicurezza nazionale.
Pare che anche la Russia ne debba tenere visto che la detengono tutte le nazioni. Non si vuole concedere qualcosa, minimamente, alla Russia? Deve essere sconfitta? Il braccio di guerra vita-morte? La pace con dei riconoscimenti di esigenze russe sarebbe una sconfitta per l’Occidente? Se poniamo la questione in tale logica si perverrà alla guerra estrema! Essere dialettici, ragionevoli, cogliere le esigenze vicendevoli, diversamente si paleserà che effettivamente si vuole l’Ucraina contro la Russia. Perché se non la si vuole contro la Russia, fermiamo la guerra e si stabiliscano patti di neutralità dell’Ucraina. Si dice: sarebbe una vittoria della Russia. Certo, è una vittoria della Russia se si voleva l’Ucraina contro la Russia ma se si voleva l’Ucraina neutrale non è una vittoria della Russia. Si replica, ma la Russia non doveva invadere uno Stato sovrano! Certo, ma se l’invasione ha lo scopo di rendere neutrale l’Ucraina e siamo d’accordo di volerla neutrale perché in questi anni non avete pattuito la neutralità dell’Ucraina? Ma come, avete lo stesso scopo e non lo eseguite? Se non lo eseguite non(non) avevate lo stesso scopo! Si dice: l’Ucraina è uno Stato sovrano, e può scegliere. Giusto. Ma la Russia è uno Stato sovrano che si difende da un nemico alla schiena e che si organizza contro. Sicurezza nazionale.
Di Paesi neutrali ce ne sono tanti, Paesi che cercano di ritornare alla madrepatria tantissimi, ma qualcuno può concepire la Crimea, il Donbass in Ucraina, avviliti a morte da ucraini che credono ancora di combattere i comunisti e di avere per consorti la Germania nazista! È la realtà. Allora, senza maschera: si pretende la sconfitta della Russia, eliminare questa Presidenza nazionalista, volgere la Russia ad Occidente, utilizzare le materie prime russe per l’Occidente (ma su quest’ultimo aspetto ci sono dubbi, si scatenerebbe una lotta intraoccidentale)? Niente da dire, se si giocasse a carte scoperte, niente da dire. Sarebbe un nuovo orientamento della storia russa, anzi l’orientamento successivo alla catastrofe comunista quando la Russia si aprì all’Occidente e l’Occidente la divorava a basso costo. Ho conoscenza diretta di quegli anni, ne scrivo anche per questo, congressi in Russia, convegni in Italia, intellettuali, politici di livello vicini a Eltsin, ho scritto un libro di colloqui con personalità russe, facevano i capitalisti, l’iniziativa privata, il libero mercato, di fatto vendevano la Russia.
Conosco bene la Russia, ha un’anima europea, potentissima europeista, ma si ritiene la vera civiltà Cristiana, Ortodossa, erede dell’Occidente bizantino, se posso usare questa combinatoria che sembra contraddittoria ma non lo è, giacché il tutto viene dalla Grecia. La secolarizzazione tecnocratica non attecchisce facilmente in Russia, civiltà coltissima, devota all’arte ed al sacro. La Russia ha perfino ancora radicamenti contadini, immersi nella natura naturale, per dire, almeno fino ad oggi non si consegna al transgenico, alla natura da laboratorio. La cultura “alta” è rispettatissima. Vedere i fedeli assistere alle liturgie che durano interi giorni con folle in piedi, baci alle icone amatissime, devozione ai sacerdoti, ai monaci, incensi, canti da strabiliare, paramenti da uccelli cangianti del Madacascar, la ritualità greco bizantina è incarnata nelle piccole città, città sante che vivono la storia millenaria, i Cremlini, le pareti delle chiese fitte di tempeste iconiche, i teatri assiepati, danze rare, mai vista gente che legge tanto, e libri che valgono. Sì, è una Russia alquanto vecchia, alquanto arretrata, non aggiornata alla nostra desacralizzazione, non del sacro religioso ma dell’altro sacro, il sacro dell’arte e della cultura. Il punto vero della questione non è la guerra. Orrenda.
Ma che civiltà vogliamo. Se l’Occidente crede di dover salvare l’umanità espandendo il transgenico ed il robotico mettendo a coperchio la mascheratura della democrazia, è finita. La nostra vittoria è una sconfitta, per noi. Vinceremmo perdendo. Ci contenteremmo di una libertà ormai oltretutto orientata millimetricamente dai mezzi di comunicazione. Rischiamo di avere una illusoria libertà ed una effettiva società robotico transgenica. Dovremmo ricostruire la libertà dandole una sostanza non solo il nome o il semplice dirsi liberi, pluralistici. La libertà deve sostanziarsi di civiltà, arte, cultura. Se si considera che mettiamo in un canto la cultura russa, dico la cultura, dall’oggi al domani, questo non è esercizio di libertà, significa che per noi la cultura non vale, la “nostra” cultura, perché la cultura è l’aria che respiriamo ovunque, passiamo la vita a leggere, scrivere, amare persone ed opere di millenni più che fossero viventi, e giunge il taglia erbe e fa deserto. Significa che noi in noi ci distruggiamo. Non bastasse la negazione di altre etnie anche noi diventiamo nemici della nostra cultura. Che società stiamo proponendo? Non intendo uscire dal terreno culturale, lo ripeto, la Russia è indispensabile alla cultura, alla salvezza della cultura.
Ma, tanto per dire, la Cina accetterebbe un crollo della Russia ed una Russia occidentalizzata contro la Cina? Per capire. Forse il pianeta è stretto a contenere varietà sociali ed istituzionali. Forse qualcuno crede di poter agguantare il pianeta. Forse i sistemi democratici non dovrebbero democratizzare il pianeta a forza. Forse la Russia dovrebbe evitare di considerarci satanici e consentire maggiore libertà. Forse la Cina non dovrebbe comprarsi il mondo ed accettare il dissenso. Forse la guerra non è la via di uscita per risolvere queste contingenze. Piuttosto, è certezza. La guerra è la via di chi si vuole uccidere. Ma che è accaduto, non amiamo la vita? Se amiamo la vita un accordo avverrà. Con dignità. Per amore della vita. Chi ama vivere ama far vivere. Parole? Ma non c’è altro.