di Riccardo Scarpa

 

Ioann Dubninsky, Arcivescovo delle Chiese di tradizione russa in Europa, ha scritto a Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’, il 9 marzo scorso, una lettera molto garbata – “in questi giorni, in cui è in corso una guerra nel centro dell’Europa a causa dell’intervento della Federazione Russa in Ucraina” – nella quale ha espresso la “nostra solidarietà alle vittime del conflitto”. Dopo aver definito questa “una guerra mostruosa e priva di senso”, ha segnalato riserve sui “sermoni” patriarcali della domenica del perdono dove, per il Patriarca, “c’è una scusa per questa sanguinosa guerra aggressiva, che è una “lotta metafisica”, al cui interno si ha il “diritto di stare al centro sulla luce, dalla parte della verità di Dio, dalla parte che ci è stata rivelata dalla luce di Cristo, dalla Sua Parola, dal Suo Vangelo”. L’Arcivescovo ha concluso: “Con tutto il rispetto per Te, su cui ancora una volta Ti assicuro, Santità, ma anche con infinito dolore, non posso fare a meno di portare a Tua conoscenza che non posso essere d’accordo con tale lettura del Vangelo. In nessun caso un “buon pastore”, per cui dobbiamo essere, non può non essere un “custode della pace”. Vostra Santità, umilmente, col cuore pesante, vi prego di fare tutto il possibile per porre fine a questa terribile guerra che ha diviso il mondo seminando morte e distruzione”.

Le Chiese ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale sorsero nel secolo scorso durante la Rivoluzione bolscevica, quando la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca fu perseguitata dal comunismo virulentemente ateistico. Molti sacerdoti e vescovi furono ammazzati o deportati, il Santo Sinodo non poteva riunirsi e il Patriarcato era vacante. Furono fondate tra gli esuli in Europa occidentale, si costituì un Santo Sinodo a Parigi che elesse un Metropolita, col riconoscimento del Patriarca ecumenico di Costantinopoli e un’importantissima Accademia Teologica, in cui insegnarono pensatori cristiani di prima grandezza, come Sergej Nicolaevič Bulgakov, strettamente legato a Pavel Aleksandrovič Florenskij e zio di Michail Afanas’evič Bulgakov, col quale probabilmente discusse più di un passo de Il maestro e Margherita.

Alcune chiese hanno anche cominciato a svolgere Divine Liturgie nelle lingue locali dell’Europa occidentale e talora a cercare di ripristinare una liturgia “latina” ortodossa, riportando il messale romano a prima dello scisma. Crollato il regime comunista in Russia, questa comunione ha riagganciato i rapporti col Patriarcato di Mosca e il Patriarca Kirill l’ha in un certo senso federata al Patriarcato, che ha adesso in Occidente un proprio Esarca e proprie parrocchie, riconoscendo quelle Chiese di tradizione russa autonome, con una propria gerarchia e un loro Metropolita, oggi l’Arcivescovo Ioann Dubninsky. Bisogna stare attenti sull’influenza, in un certo ambiente della dirigenza moscovita, della opposizione al decadentismo occidentale, espressa da Aleksandr Gel’evič Dugin, il quale soffia sul fuoco, mischiando elementi della tradizione cristiana con una visione neopagana. Alcuni osservatori occidentali gli attribuiscono l’idea che ogni Nazione abbia una propria missione ispiratagli da un suo Angelo. Sono profondamente ignoranti, altrimenti saprebbero quanto ciò sia profondamente cristiano. Le gerarchie angeliche sono messaggere di Dio, e ci sono Potenze Angeliche le quali curano Nazioni, Pianeti, Professioni, Famiglie, e singoli. In Occidente troppi se ne sono dimenticati, mentre ricordano bene una preghiera spesso fatta recitare ai bambini: l’Angelo di Dio. È un Angelo, un messaggero di Dio per l’individuo. Vola in Occidente fin dall’agatodèmone che parlava all’interiorità di Socrate. L’Angelo della Nazione suggerisce alla collettività una missione, alla Russia di muovere guerra alla decadenza morale che vene da Occidente. Attenzione, però, all’Angelo decaduto per orgoglio, Lucifero, con le sue schiere.

Giovannino Guareschi disegnava, sul Candido, l’Angelo custode che suggeriva all’orecchio di certi personaggi delle sue vignette e un diavoletto che parlava all’altro orecchio. L’Arcivescovo Ioann Dubninsky, con tutta la profonda spiritualità russa e la pratica della libertà occidentale, mette in guardia su “questa terribile guerra che ha diviso il mondo seminando morte e distruzione”. Questo orrore è nato per banali questioni geopolitiche. Su esse si può trattare, emotività a parte. Se la si trasforma in un conflitto spirituale tra Angeli e Demoni, crollano le barriere psichiche. Dopodiché, le frontiere geografiche sono in frantumi.