L'ultima è stata Marina Ovsyannikova. Ieri sera, durante il tg Tg della Tv russa Canale 1 è apparsa mostrando un cartello in cui chiedeva la fine della guerra in Ucraina. La giornalista, che lavora in quell'emittente, è stata immediatamente arrestata e ora di lei non sembrano esserci più notizie. Scomparsa nel nulla. È questo quello che rischiano i dissidenti in Russia. Vengono arrestati, perdono il lavoro, vengono condannati, non potranno pià lavorare nel settore pubblico. Saranno schedati a vita. Eppure sono tanti i giovani dissidenti che da quando è iniziata l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia si sono schierati in modo deciso contro Putin e le sue scelte. Hanno protestato nelle piazze, in mezzo agli oltre 14mila, tra donne e uomini, arrestati. Ma anche espresso il loro dissenso anche attraverso i social network.
Viktor Vorobyov è uno di loro. Nel dicembre 2021, a soli 32 anni, è diventato il capo del Partito comunista della Repubblica autonoma di Russia che prende il nome dalla popolazione autoctona dei Komi. Il sito di informazioni indipendente russo Meduza lo descrive come un uomo "dalle idee libertarie e inesperto di politica". Vorobyov è da sempre un attivista, da quando era studente all'università di San Pietroburgo, dove ha guidato il sindacato studentesco indipendente della sua università. Vorobyov ha anche due master, uno in scienze politiche e l'altro in giurisprudenza. Quello con il partito comunista è stato un matrimonio d'interesse, arrivato dopo il fallimento di un altro progetto. Vorobyov infatti ha corso alle elezioni del 2019 come esponente della lista di Aleksey Navalny, primo e storico oppositore di Putin. Navalny poi è stato arrestato per aver lanciato appelli a favore di una manifestazione non autorizzata con cui si chiedevano "elezioni libere ed eque" a Mosca. Lo scorso 6 marzo Vorobyov è stato arrestato a San Pietroburgo, con l'accusa di aver convocato un comizio senza autorizzazione. Due giorni prima, aveva registrato un video nel quale criticava fortemente la guerra in Ucraina. Sul suo profilo Instagram ha sempre ribadito di essere a favore della libertà della Repubblica. In un post dell'aprile 2021 ha scritto: "La repubblica sarà libera (e felice).
Il 32enne dopo essere stato arrestato, è stato processato per direttissima. Vorobyov è stato riconosciuto colpevole di "avere organizzato un soggiorno di massa in città che ha implicato la violazione dell'ordine pubblico". I suoi colleghi del parlamento dei Komi hanno emesso un comunicato in cui hanno dichiarato che Vorobyov "mina la sicurezza del Paese, professando opinioni palesemente filo occidentali". I colleghi hanno quindi chiesto al suo partito di destituirlo e così è stato fatto. Ora Vorobyov è in carcere e la sua carriera politica sembra essere già finita.
Anastasja Nicolaeva ha solo 18 anni ed è una studentessa. È stata la prima a presentarsi con il foglio bianco come segno di protesta contro Putin. È scesa in strada il 25 febbraio, nella sua città, Rostov-sul-Don, da dove il giorno prima erano partite le armate dell'esercito russo che sono entrate nel Donbass. La ragazza non ha fatto alcuna resistenza, come documenta il video del suo arresto, girato dal fidanzato che la accompagnava. Ha domandato solo perché fosse stata fermata, visto che non aveva parlato né scritto frasi particolari sul foglio. Il gruppo indipendente russo per i diritti umani OVD-Info ha fatto sapere che la ragazza è stata accusata di aver disobbedito a un agente di polizia. È stata arrestata per otto giorni. Poi il 1 marzo è cominciato il processo, con la ragazza imputata, riportato dal sito 161.ru. L'avvocato di Nikolaeva, durante il processo, ha raccontato che "la ragazza è uscita in strada con un poster in bianco per superare il suo disagio nel comunicare con gli estranei". L'avvocato della ragazza ha anche chiesto perché i poliziotti si fossero avvicinati a lei. La risposta della polizia è stata che la sua era una manifestazione indivuale. "L'abbiamo fermata sulla base di quello che sta avvenendo nel Paese" ha detto. Alla fine Nicolaeva è stata condannata ad altri quindici giorni di reclusione.
Ma la guerra ha anche fatto emergere un forte conflitto tra le generazioni. I padri a favore di Putin. I figli che invece sono strenui oppositori. Lisa e Anastasja Peskova hanno anche loro solo 18 anni. Eppure una volta iniziata la Guerra si sono ribellate al padre militare che sta combattendo proprio in Ucraina. Sono sorelle gemelle e sono scese in piazza lo scorso 6 marzo con un cartello sul quale c'era scritto "Pace per l'Ucraina, libertà per la Russia". Sono state entrambe arrestate. Il loro padre non sa nulla del loro arresto perché sta combattendo in Ucraina e ai soldati che vanno in guerra è proibito l'uso del telefonino. L'uomo è un comandante della divisione di Pskov. Nel suo ultimo messaggio alle figlie, lo scorso 23 febbraio, ha detto che sarebbe tornato con una medaglia al collo per la presa di Kiev. Le due ragazze dopo che hanno manifestato contro la guerra sono state subito espulse dalla scuola. E il padre comandante dell'esercito potrebbe presto dire addio al suo lavoro.
Tra i giovani che hanno protestato allontanadosi dai padri cìè anche Lisa Peskova, figlia del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. La ragazza, a poche ore dall'attacco russo, è andata su Instagram per postare un messaggio su sfondo nero: "#Нетвойне" e cioè "no alla guerra". La ragazza, che vive tra Mosca e l'Europa, non ha protestato per le strade delle città russe, ma ha partecipato all'ondata di manifestazioni contro il premier russo tramite i social network. La scorsa settimana il padre della ragazza si è difeso per l'arresto dei manifestanti dicendo che "per legge le manifestazioni non sono consentite".
Al coro di pacifisti si è unita poi anche Sofia Abramovich, nata nel 1995 e figlia del patron del Chelsea e oligarca russo vicino al Cremlino Roman Abramovich. Anche lei ha ha condiviso sul suo profilo Instagram un post eloquentemente polemico contro il presidente russo: "Putin (non la Russia) vuole la guerra con l'Ucraina". Nell'immagine si legge anche: "La più grande bugia di successo della propaganda del Cremlino è che la maggior parte dei russi sono con Putin".
Anche Maria Yumasheva, nipote dell'ex presidente russo Boris Eltsin e figlia dell'attuale consigliere del governo Valentin Yumashev, ha mostrato sostegno all'Ucraina. Il padre di Yumasheva ha aiutato Putin a salire al potere sostenendo che sarebbe stato "un ottimo successore per Eltsin" L'ultimo post su Instagram di Yumasheva, risalente all'inizio della Guerra, mostra una foto della bandiera ucraina con la didascalia "niente guerra". La diciannovenne, come riporta il Guardian, ha partecipato a una manifestazione contro la guerra a Londra la scorsa settimana per mostrare la sua solidarietà agli ucraini. Il suo fidanzato Fedor Smolov, attaccante della Dynamo Mosca e della Russia, è stato uno dei primi giocatori della nazionale ad esprimere il proprio dissenso nei confronti della Guerra.
Altra voce critica è quella di Kseniya Shipilova, 31 anni ex Miss Russia (edizione 2009). Sul suo account Instagram, che conta oltre 636 mila followers, Shipilova ha postato alcune storie e in particolare ha condiviso un video di proteste a Mosca. Valery Meladze, invece, cantante pop molto celebre che compare spesso sulle reti televisive statali, ha espresso la sua oponione sulla Guerra in un video ripreso dal "New York Times". "Quello che è successo oggi è qualcosa che non sarebbe potuto e non sarebbe dovuto accadere, mai. Vi supplico di fermare le ostilità militari e di avviare i negoziati".
Non è giovane e non è nuova alle proteste, ma anche Yelena Osipova fa parte dei recenti dissidenti russi. A 77 anni, lo scorso 4 marzo è scesa in piazza a San Pietroburgo, per dire basta alla guerra. È subito diventata il simbolo del movimento pacifista: Osipova è stata arrestata dalla polizia russa. In mano aveva due cartelli per la pace. Su uno dei due c'era scritto: "Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un vero eroe!". La donna è un'artista e attivista per la pace. In Russia è molto nota e la sua storia si lega ad un altro momento drammatico della storia: l'assedio nazista di Leningrado, così si chiamava all'epoca San Pietroburgo, durante la Seconda Guerra Mondiale, a cui sarebbe sopravvissuta.