di Franco Esposito
Sembrava un'indagine come tante nell'ambito della lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti. Partita con discrezione, silenzi ed elusioni posticce, l'inchiesta ha centrato un risultato colossale. Un mxi sequestro di droghe pronte per essere immesse in commercio. Smontato il ghiotto malaffare, il marchingegno delinquenziale da due milioni al mese. Stroncato il traffico di droga che già aveva portato fiumi di denaro nelle tasche della banda viaggiante tra l'Emilia e il Lazio.
Gestori del lucroso giro un gruppo di albanesi. Condotta dal pm Roberto Ceroni, l'indagine ha portato a nove ordinanze di custodia cautelare. Un giro di droga e di denaro pazzeschi, tra Bologna, Firenze, Modena, Milano. Un'indagine lampo, portata a compimento dagli uomini dell'Antidroga della Squadra Mobile.
L'indagine nata ad aprile ha consentito la realizzazione di un cospicuo bottino. Gli agenti coordinati dal pm Ceroni hanno sequestrato un vero e proprio patrimonio,in un capannone di Firenze. Centoventisei chili di hashish, ventisei di cocaina, settanta di marijuana, ventidue di eroina.
Punto di partenza dell'indagine la città di Bologna, Proprio dal capoluogo emiliano partiva una rete di vendita molto ben strutturata. Vi agivano in qualità di puntuali operatori venditori di morte una serie di "pesci definibili medio piccoli". Le sostanze stupefacenti venivano smerciate nelle piazze della movida bolognese, oggetto di continue discussioni in città.
Centrale nel gruppo la presenza e l'operatività di un quarantunenne con precedenti specifici. Attraverso lui gli inquirenti sono arrivati al resto della balorda compagnia con una certa facilità. Ancora albanesi, due, a conferma di un'etnia che dimostra grandi capacità di approvvigionamento e vendita di enormi quantità di eroina nel panorama internazionale, non solo italiano. Gli albanesi risiedevano a Granarolo e a San Lazzaro di Savena. Ma presto si sono spostati a Bastigia, comune del Modenese, dove sbuca un quarto albanese. Lo stoccatore della zona operante in un capannone. Il soggetto è stato poi arrestato in Ciociaria, dalle parti di Frosinone.
Agli arresti domiciliari sono finiti anche un marocchino di 31 anni, un pachistano e tre italiani. Cinque dei nove sono rinchiusi in carcere; per gli altri l'obbligo di dimora e di fermo alla polizia giudiziaria. Contatti continui e appostamenti in ogni zona della città hanno consentito di raggiungere il tanto atteso e auspicato salto di qualità nell'indagine.
Il lavoro degli inquirenti ha presentato momenti da giallo cinematografico. Una sorta di film poliziesco dal vero, non recitato. Gli uomini della Squadra Mobile sono arrivati dritti al cuore della banda, seguendo le tracce della Nissan di proprietà del quarantatrenne albanese. Il capo banda, evidentemente. Il presunto fornitore dell'ingente carico di droga individuato prima in Toscana poi a Firenze. Ogni carico variava dai trenta ai quaranta chili di sostanze stupefacenti, e le consegne avvenivano costantemente.
Un trentenne incensurato, albanese anche lui, a bordo del suo Suv si postava ogni giorno in diverse regioni d'Italia. Arrivava fino a Roma, per effettuare consegne di droga.
Un chilo ogni volta. La roba trovava impenetrabile nascondiglio all'interno dell'impianto di Gpl installato sul Suv, modificato così tanto da diventare un vano nascosto. Il soggetto riceveva altri corrieri nel suo box auto a Firenze. I corrieri usavano sempre nascondigli ricavati nelle auto. Secondo l'Antidroga, l'eroina proveniva dal nord Europa.
L'auto del Gpl fasullo veniva fermata in autostrada il 27 luglio dell'anno scorso. Viaggiava in direzione Sud con sei chili di cocaina ed eroina nascosti nell'impianto Gpl truccato. Dai dati registrati nel libro mastro del trafficante spacciatore emerge quanto segue: nel solo mese di giugno il soggetto delinquente avrebbe gestito un giro d'affari di oltre due milioni di euro.
Un bel viaggiare, il suo, dalle sette di mattina fino a sera. Soprattutto redditizio al massimo, un'autentica banca mobile. Scrivono gli inquirenti: "Viaggiava così almeno undici ore al giorno, muovendosi da Firenze a Ravenna, da Milano a Bologna, da Roma a Modena". I viaggi nel capoluogo emiliano sarebbero stati almeno tre al mese.
Coordinata dal pm Ceroni, l'operazione portata a termine con successo ha riscosso il plauso dei partiti dell'intero arco politico. Tutti concordi nel definire questa "un'indagine modello da prendere come esempio, per l'immediatezza, l'efficienza globale e il risultato finale". Profonda gratitudine esprimono i bolognesi veri: quelli che hanno a cuore la sicrezza e la pulizia morale della città. "Non possiamo non esprimere un sentimento di profonda riconoscenza verso tutte le donne e gli uomini in divisa che quotidianamente sono impegnati a combattere il crimine e a garantire la sicurezza dell'intera collettività".
Belle parole, ma non bastano. Bisogna insistere su questa strada, che è quella giusta. "Di fronte alla criminalità, in ogni forma, occorre essere uniti per dare una risposta univoca, senza se e senza ma".
Univoca, appunto. La voce di tutti insieme.