Che volto ha il Polifemo numerico? E come è fatta la dittatura digitale della sua tripla “W” (Web-World-Wide)? E quale è a oggi la sua sovra/infrastruttura? Ne abbiamo (ri)visto in questi giorni drammatici l’onnipotenza tecnologica sui campi di battaglia ucraini, in cui missili dal costo unitario di poche migliaia di dollari, portati a spalla da soldati appiedati, abbattono macchine volanti o “cingolanti” il cui valore singolo è pari a migliaia di volte a quello di un solo razzo. Mostri, come tank e aerei che, con altrettanta tecnologia da volpi, si difendono come possono da questi colpi mortali. Un’eterna rincorsa tra gatto e topo della Technè contro se stessa, che nel suo narcisismo sconfinato non tiene mai conto dei milioni di sacrifici umani che la tengono in vita, come quelle esistenze finite da innocenti sotto i bombardamenti russi di oggi e, ieri, sotto quelli di tutti coloro che avevano una Technè straordinariamente superiore alle loro vittime impotenti!
D’altro canto, la Technè-Polifemo appare davvero in grado di vincere la guerra contro le autocrazie con le sole armi alternative (e in apparenza “non” violente, evitando così di rischiare la vita di uno soltanto dei suoi soldati) dei social network e della finanza internazionale, grazie allo strapotere della globalizzazione da cui nessuno sfugge e che ingoia nel suo ventre molle qualunque guasto sistemico causato da calamità, migrazioni epocali, siccità, guerre, pandemie e carestie, dittatori folli compresi. Ne vedremo tra poco il suo ritorno in grande stile, alla fine di questa ennesima guerra abbastanza assurda. La Russia del 1992, infatti, doveva diventare europea e la Natoavrebbe dovuto essere disarmata definitivamente per decesso del nemico, progettando così in modo lungimirante un’Europa dai Pirenei agli Urali! Quando taceranno le armi, la Dea Globalizzazione mostrerà al mondo le sue straordinarie capacità rigenerative, perché la Grande Giostra torni a girare come e più di prima. Perché nulla cambi, infatti, il Polifemo-Techné è acefalo e onnivoro di guasti e morti ingiuste, per povertà, fame e sfruttamento che non fanno mai notizia, ma varrebbero miliardi di menzioni nel cimitero dei giusti. In funzione anti-autocrate, va detto che la potenza incommensurabile dei social (figli iperpotenti delle Valchirie) va ben oltre i missili ipersonici e i cyberattacchi sistemici, mettendo a disposizione di questa parte di mondo libero un’arma non-nucleare ben più devastante della finanza globalizzata, dal punto di vista dell’impatto reputazionale, per un Leader che vuole essere il più temuto e rispettato della Terra.
Oggi, l’arma “fine-del-mondo” anti-Putin è costituita da un mosaico assai densamente popolato di immagini di sofferenza, registrate da innumerevoli e anonime cronache individuali, inviate in diretta via social network, che ritrasmettono in loop senza fine filmati travolgenti e traumatizzanti della pena umana, dando così voce e occhi a un fiume di rovine, di lacrime e sangue e agli sguardi terrorizzati dell’infanzia. Per loro sfortuna, infatti, i regimi totalitari non si rendono conto che, muovendo una guerra di altri tempi contro una Nazione che non li ha minacciati, e che per di più non è dipendente dalle loro Intranet chiuse per le comunicazioni con il resto del mondo, l’effetto finale è quello di una vera e propria arma nucleare che avvolge e uccide con il suo fango radioattivo la reputazione internazionale dell’Autocrate. Per di più, quelle credenziali della vergogna e dell’ignominia sono destinate a permanere per un tempo indefinito nella blogosfera, come se fossero una sorta di Tribunale dell’Aia permanente, per essere riproposte in ogni occasione al ricordo imperituro delle genti, così come avvenne per i poveri corpi di migliaia di esseri umani ridotti a scheletri, e rovesciati con i bulldozer dagli Alleati nelle fosse comuni di Auschwitz e Birkenau.
Purtroppo, quella Verità non è stato possibile documentarla in Vietnam, Siria, Iraq, Yemen, Califfato islamico, nel regno malato e perverso dei Boko Haram e in molti altri imperi del male, perché gli occhi numerici del Polifemo o non esistevano, o sono stati oscurati per volontà del Potere, che ha strappato la tela globale del Web-World-Wide della Rete, affinché il mondo non conoscesse mai in quale condizione di sofferenza erano obbligate a vivere le centinaia di milioni di vittime del suo terrore. A Vladimir Putin, invece, ha detto male perché quella parte della Dea Technè sta ancora in campo democratico. E sarà meglio mantenerla così, intatta e onnisciente!
Nei fatti, per il secondo aspetto della finanza internazionale, oggi nessuno Stato moderno che sia sottoposto a un embargo finanziario può sostenersi autarchicamente con le sole sue forze nel medio-lungo periodo, pena rinunce inenarrabili e sacrifici intollerabili per la sua popolazione, rispetto al suo attuale tenore di vita, a causa della rapida decrescita (infelice) del livello medio di benessere di tutte le classi sociali. È infatti un dato di fatto che, oggi, tutti i flussi virtuali di scambio di denaro e i pagamenti internazionali passano per le piattaforme digitali tipo Swift (governate, quindi, dalla Technè occidentale e appartenenti a privati!) ed è facile, per questo aspetto del Giano tecnologico, indurre il default in uno Stato come quello russo che ancora per anni non può fare a meno del mercato internazionale e globale, non limitato alla sola Cindia. Tuttavia, sempre grazie all’altra faccia della Technè (che gioca in modi sempre spregiudicati in un campo come nell’altro), un conglomerato alternativo di Stati densamente popolati, come Cina e India e, in secondo ordine, la Russia di Putin, sono in grado e ne hanno tutti gli strumenti per produrre, nel medio periodo, una loro Internet/Intranet 2.0 (5 o 6G compreso!) che tagli fuori il monopolio delle Major americane. E questo darebbe loro modo di costruire un sistema parallelo di scambi finanziari e di piattaforme internazionali di pagamento, perfettamente autonome e funzionanti, che verrebbero così utilizzate da ben più della metà della popolazione mondiale residente nei Paesi a economia matura.
Ma “per fare l’albero ci vuole il seme”, diceva una bellissima canzone per bambini. Vale anche per gli uomini ipertrofici che siedono su una inutile montagna di missili nucleari. Chi li tirerà fuori e li userà per primo è il suicida di se stesso e della specie umana. Meglio ripeterselo ogni santa mattina quando ci si alza, per quelli che il potere della forza ce l’hanno e sono intenzionati a usarlo.