La Russia era il sesto Paese tra quelli europei per quanto riguarda la quantità di sperimentazioni cliniche in corso o già pianificate. L'Ucraina ospita circa 2.500 strutture mediche pubbliche che hanno esperienza nell'esecuzione di studi internazionali. Ogni anno nel Paese si effettuavano oltre 500 sperimentazioni. Si parla all'imperfetto, perché dal 24 febbraio la situazione è in parte cambiata. L'attacco della Russia sta avendo effetti a cascata anche sullo sviluppo di nuovi farmaci e terapie. "È una situazione che ci preoccupa molto. La ricerca mondiale sta avendo danni incalcolabili dalla Guerra. Probabilmente solo tra qualche anno faremo i conti con ciò che abbiamo perso. La Russia e l'Ucraina sono importanti, fondamentali hub di ricerca scientifica per differenti motivi. Per iniziare hanno una burocrazia più semplificata, i costi poi sono minori, sia per l'assicurazione sulla vita, i permessi per averla, i consensi informatici. Ed è più facile reperire persone da sottoporre alle sperimentazioni" spiega Giuseppe Novelli, genetista dell'Università Tor Vergata di Roma. I punti centrali della questione sono principalmente due: uno, come ha sottolineato il professore, il fatto che proprio in Russia e in Ucraina negli ultimi anni sia aumentato sensibilmente il numero di trial clinici per quanto riguarda malattie anche molto gravi. "In particolare in Russia sono specializzati in alcune patologie, come quelle del sistema nervoso centrale, infettive, oncologiche, cardiovascolari e gastroenterologiche" aggiunge Novelli. Il secondo invece è il fatto che le sanzioni, stabilite dai Paesi occidentali nei confronti della Russia, hanno avuto delle ricadute anche sul campo scientifico, sugli stessi scienziati, che nulla hanno a che fare con la Guerra. Molti di loro non possono più lavorare con colleghi internazionali, hanno visto sospesi i loro progetti di ricerca, hanno perso il lavoro e si sono trasferiti fuori dal Paese.
"I trial clinici rispondono a regole nazionali, le case farmaceutiche che devono fare le sperimentazioni devono chiedere l'atuorizzazione alle autorità sanitarie regolatrici di quel Paese, ai comitati etici di ogni struttura clinica o di ogni ospedale. Per questo multinazionali come Pfizer o Novartis hanno bisogno, per sponsorizzare le sperimentazioni, di tempi burocratici ridotti. Non è semplice effettuare un trial di un vaccino su 30mila persone se non si ha una certa organizzazione. Pfizer è riuscita a sperimentare il vaccino grazie alla sua grande rete che comprendeva anche Russia e Ucraina" osserva Novelli. Invece Pfizer circa una settimana fa ha annunciato che non inzierà nuovi studi clinici in Russia e smetterà di reclutare nuovi pazienti nel Paese. L'azienda ha altresì deciso di fermare tutti gli investimenti pianificati con i fornitori locali e ha detto che lavorerà con la Fda e altri regolatori per la transizione di tutti gli studi clinici in corso in siti alternativi al di fuori della Russia. Prima di Pfizer lo stesso è avvenuto con la multinazionale svizzera Roche. E ieri è stata anche Novartis, sempre svizzera, a dire che sospenderà gli investimenti e fermerà le attività commerciali di marketing in Russia. La multinazionale ha però assicurato che continuerà a produrre farmaci per il mercato russo in uno stabilimento a San Pietroburgo dove sono attualmente impiegate circa 2.000 persone. "Questo porterà inevitabilmente a ritardi nell'individuazione e nella cura di determinate patologie. Pensiamo alla sperimentazione sulle malattie rare: se queste sono caratteristiche di un luogo specifico, come si fa a spostare le sperimentazioni in un altro?" continua il professore.
In Ucraina saltano quasi 700 studi. E nel Paese sono in aumento diverse malattie infettive
Secondo quanto riporta Clinical Trials Arena, gli studi clinici in corso o pianificati a rischio in Ucraina sarebbero almeno 680. Il database dei trial clinici GlobalData invece riporta che i test a rischio sarebbero invece oltre un migliaio. La stragrande maggioranza di questi studi sono indagini che coinvolgono molti paesi e 14 hanno come siti di reclutamento esclusivamente l'Ucraina. Secondo FierceBiotech, l'Ucraina negli ultimi anni è diventata un luogo attraente per gli studi clinici grazie al suo sistema sanitario centralizzato, con circa 2.500 strutture mediche pubbliche che si occupano del reclutamento dei pazienti e dell'esecuzione di studi internazionali. Gli studi in corso che potrebbero essere ritardati o addirittura non effettuati includono quelli di aziende farmaceutiche internazionali come Abbvie, AstraZeneca, GlaxoSmithKline, Pfizer e Sanofi, oltre a quelli di società emergenti di farmaci e biotecnologie come Enamine. In Ucraina si stavano studiando diversi farmaci che erano già in fase 3, ma che ora potrebbero subire ritardi nel passaggio all'assunzione da parte dei pazienti. Tra questi, in particolare, KarXT di KarunaTherapeutics, farmaco utilizzato per la schizofrenia, Keytruda dell'azienda Merck per il carcinoma endometriale e Libtayo di Renegeneron per la chemioterapia nel carcinoma polmonare non a piccole cellule.
Globaldata fornisce un'ampia panoramica su quelli che sono le sperimentazioni ritardate in base all'area terapautica. La maggior parte riguarda il settore dell'oncologia, con un totale di 786 studi. Poi sperimentazioni sul sistema nervoso centrale, 182, sulle malattie infettive, 127, sulla gastroenterologia, 116 e sulle malattie cardiovascolari, 105. Per quanto riguarda invece le malattie i primi cinque studi clinici in corso e pianificati in siti situati in Ucraina riguardano il cancro ai polmoni, 99 studi, il cancro al seno, 78, la colite ulcerosa, 44, Covid-19, 35 e il morbo di Crohn, 31.
"La situazione grave in Ucraina è bem visibile: stamane è stato lanciato un appello da alcuni esperti sulla rivista Nature: in Ucraina stanno ancora aumentando in modo sensibile le malattie infettive: Poliomelite, Morbillo, Tubercolosi, HIV. Questo perché gli ospedali, le strutture sanitarie non lavorano, i farmaci non arrivano" commenta Novelli. Sulla rivista si riporta che l'Ucraina ha il secondo maggior carico di HIV/AIDS nell'Europa orientale. Circa l'1% della popolazione è infetto, ma quel numero è molto più alto nei gruppi a rischio: 7,5% negli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini e quasi il 21% nelle persone che si iniettano droghe. “Il problema è che non arrivano i farmaci. Non si dovrebbe interrompere il trattamento. Data la natura dell'HIV, che porta AIDS e morte, la medicina può salvare la vita”, ha dichiarato a Nature Raman Hailevich, direttore nazionale del Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS (UNAIDS).
La crescita della Russia nelle sperimentazioni internazionali è stato uno degli obiettivi di Putin
"So che nel Paese cui sono ancora alcuni trial clinici attivi, che non hanno sospeso. Riguardano soprattutto il sistema nervoso centrale. Il problema è che si è bloccato il reclutamento di pazienti. Poi in Russia si stanno facendo importanti sperimentazioni per determinate patologie. Solo la Roche ha 70 siti di sperimentazione nel Paese. In Siberia Novo Nordisk stava effettuando trial per tumori cerebrali. Ci sono malattie rare che necessitano di centri altamente specializzati. In Russia ad esempio sui gliomi ci sono già pazienti selezionati, caratterizzati bene per quella patologia" racconta Novelli. L'impronta della Russia nel settore degli studi clinici è infatti aumentata nel corso degli anni: il numero di studi è aumentato da 71 del 2017 a 797 del 2021. È stato lo stesso Putin a volere concentrare in Russia gli studi clinici. Nel 2010, Putin ha richiesto alle aziende farmaceutiche occidentali che desideravano commercializzare nuovi farmaci in Russia, di trasferire la produzione all'interno del Paese. molte compagnie farmaceutiche hanno aumentato notevolmente i loro investimenti in Russia anche dopo che la Russia ha invaso la Crimea nel 2014. L'obiettivo di Putin era fare della Russia il fulcro delle sperimentazioni cliniche. Il Paese è stato in grado di offrire agli sponsor un ambiente normativo poco costoso e permissivo e, solo a febbraio 2022, il mese in cui è iniziata la Guerra, in Russia erano in corso più di 3.000 studi clinici. Sono molte le aziende che, considerati i vantaggi operativi, si sono rivolte alla Russia per ospitare i loro studi clinici. 125 aziende hanno sede negli Stati Uniti e hanno 508 studi clinici in corso e pianificati in Russia. Inoltre, ci sono 134 aziende con sede in Europa, con 659 trial.
Le principali aree terapeutiche con una sperimentazione clinica in corso o pianificata che prevedono almeno un sito in Russia sono l'oncologia, con 561 studi, i disturbi del sistema nervoso centrale, con 310, le malattie infettive, con 253, le malattie cardiovascolari, con 228 e poi i problemi gastrointestinali, 168. Merck è a capo delle aziende che sponsorizzano gli studi di Fase I-III in corso e pianificati in Russia, poi c'è Novartis, la Roche, AstraZeneca e Johnson & Johnson.
La ricaduta delle sanzioni sugli scienziati
Putin ha cercato negli anni di far diventare la Russia polo delle speriementazioni cliniche internazionali. Ora però gli scienziati del Paese rivolgono un forte appello al premier russo. Lo scorso 24 febbraio, scienziati e giornalisti scientifici russi hanno pubblicato una lettera aperta sul sito web Troitskiy Variant, una pubblicazione scientifica indipendente in Russia, definendo l'invasione dell'Ucraina "ingiusta e francamente insensata". "Avendo scatenato la guerra, la Russia si è condannata all'isolamento internazionale, alla posizione di un paese paria", si legge nella lettera. "Ciò significa che noi scienziati non saremo più in grado di svolgere normalmente il nostro lavoro: dopotutto, condurre ricerca scientifica è impensabile senza la piena collaborazione con i colleghi di altri paesi". Dopo che il parlamento russo ha reso reato penale, con una pena fino a 15 anni di prigione, definire l'invasione dell'Ucraina "guerra" e non "operazione militare speciale", la lettera è scomparsa da quel sito web.
Le sanzioni imposte dall'Occidente stanno avendo forti ricadute anche su di loro. "Io stesso ho un progetto di ricerca con la Russia che al momento è bloccato. Io come tanti altri ricercatori italiani. I colleghi russi sono preoccupati: perderanno i finanziamenti. Non si possono più organizzare sperimentazioni cliniche con compagnie tedesche o americane. Al momento è impossibile anche solo pagare la quota assicurativa di rischio, perché le transazioni con la Russia sono vietate" aggiunge Novelli. Il professore ci racconta che Springer Nature, uno dei più grandi editori internazionali di ricerca scientifica, ha fatto sapere che continuerà ad accettare e pubblicare gli articoli e i manoscritti provenienti da scienziati russi in giro per il mondo. "Più di 7mila scienziati russi si sono dichiarati contro la Guerra. Noi vogliamo continuare a costruire ponti per la comprensione nonostante una guerra che invece rischia di separare le persone. Questi scienziati sono sanzionati per motivazioni che non dipendono da loro e hanno un grande contributo da dare alla ricerca internazionale" ha dichiarato l'editore. "Questo sulla base del fatto che - continua Novelli - la stessa COPE (commissione per l'etica della pubblicazione) stabilisce che le decisioni editoriali non devono dipendere dalle origini dei manoscritti, inclusa la nazionalità, le opinioni politiche, i pensieri, la razza o la religione degli autori".
Senza Russia e Ucraina dove si concentreranno i nuovi investimenti?
Ora che i due Paesi sono in parte esclusi dallo sviluppo e dalla sperimentazione di farmaci, le aziende farmaceutiche si trovano costrette ad investire in altri Paesi. "Ad esempio Romania, Polonia, Estonia in Europa. Fuori dal continente in India, dove si crede molto nel trial clinico. In Italia purtroppo c'è poca fiducia nelle sperimentazioni, le case farmaceutiche investono poco nel nostro Paese, anche perché ci sono percorsi di autorizzazioni molto rigidi e soprattutto lunghi e non centralizzati. Gli ospedali autorizzati per fare trial sono pochi" chiarisce Novelli. Il punto però è che ad esempio nelle malattie rare è importante effettuare sperimentazioni che siano internazionali, anche perché possono esserci anche solo 15 pazienti al mondo che presentano quella patologia. Ecco perché è così grave il fatto che in Russia e Ucraina questi test non siano più del tutto fattibili. "I danni di tutto questo al momento non sono ancora del tutto visibili. Ma una scienza e una medicina con barriere non possono essere davvero scienza e medicina" conclude Novelli.