Nel composto rifugio del Central Hotel un giovane ucraino sta guardando dal cellulare le immagini del primo attacco russo contro Leopoli.
Le sirene hanno iniziato a suonare solo una manciata di minuti prima. Questa volta lo hanno fatto più a lungo. E non è stato un caso. I russi sono arrivati a sei chilometri del centro. Non è chiaro quale fosse il loro obiettivo. Ma uno scopo Mosca lo ha raggiunto: spaventare l'unica città che, nell'Ucraina in guerra, era considerata alla stregua di un porto franco. Leopoli, ora, ha davvero paura. E ad alimentarla c'è soprattutto una sorta di assioma, che all'imbrunire, la giovane Olena riassume così, prima di lasciare la città: "Non la smetteranno qui".
I sei missili russi, probabilmente dei Kh-155, sono partiti dal Mar Nero. Due sono stati intercettati, quattro hanno raggiunto terra distruggendo una fabbrica per la riparazione di velivoli nei pressi dell'aeroporto internazionale. Zona Sud-Ovest, a due passi dalla strada che da Leopoli porta alla Polonia. I danni agli edifici limitrofi, si sono affrettate a dire le autorità locali, sono stati marginali. E si è contato un solo ferito, lieve. Ma il risveglio di Leopoli, questa volta, è stato cupo.
"Secondo me volevano colpire l'aeroporto. Ci riproveranno domani e dopodomani", spiega una mamma ucraina mentre osserva la protesta dei passeggini a piazza del Mercato. A Leopoli, come anche a Kiev, nessuno pensa che la guerra finirà a breve e nessuno pensa che a perderla saranno gli ucraini. In fondo, a dirlo, è lo stesso sindaco Andrij Sadovyj. "Non ci sono città sicure e non sicure in Ucraina. Siamo tutti nella stessa situazione e Leopoli è sotto attacco", ha spiegato in un'affollatissima conferenza stampa. "Ma noi siamo preparati e difenderemo il nostro meraviglioso patrimonio artistico", promette il primo cittadino chiedendo, tuttavia, agli occidentali un sistema anti-missili di tipo israeliano.
Praticamente il più sicuro al mondo. Per Sadovvj la fabbrica colpita era ferma dall'inizio della guerra, così come lo stesso aeroporto. Ma allora perché distruggerla? "Perché Putin bombarda tutto, è come Hitler", è la sua secca risposta. Eppure, gli hangar colpiti erano situati tra l'aeroporto e i binari che conducono alla stazione di Leopoli. In un punto, quindi, a dir poco strategico per un'eventuale distribuzione di aiuti. Ma strategica è la posizione della stessa Leopoli, crocevia di forniture dalla Polonia e di legionari stranieri che, giorno dopo giorno, popolano le strade della città.
Anche per questo in pochi pensano che, quello all'alba, sia stato un attacco sporadico. E qualcuno preferisce scappare. La grande stazione cittadina, nel pomeriggio, è tornata ad affollarsi come qualche giorno fa. Una lunga fila attendeva la partenza del treno per Przemysil, prevista poco dopo le 17. Sono ucraini dell'Est ma anche residenti dell'Oblast di Leopoli, studenti e giovani genitori provati da 23 giorni di guerra. E nel tram 6 che dal Teatro dell'Opera porta alla stazione centrale ecco spuntare trolley e borsoni. "Andiamo via per qualche giorno, da amici in Polonia", accenna una giovane coppia salendo sul tram in uno dei quartieri più abbienti della città, al di là del parco Ivan Franko. La guerra di Putin è arrivata sin qui.
La "Piccola Parigi dell'Est"
Leopoli é nota anche come la "piccola Parigi dell'Est" la città, fondata nel 1256, è un vero museo a cielo aperto. La città è un prezioso polo culturale che unisce in un solo contenitore arte, letteratura, musica, architettura, enogastronomia e tanto altro. Non a caso il suo centro storico è stato nominato Patrimonio Mondiale dell'Unesco e, dal 2009, Leopoli è stata proclamata capitale culturale dell'Ucraina. Leopoli, fascino senza tempo, è situata su un affluente del Bug, in regione collinosa ed è importante nodo ferroviario e centro industriale, con impianti metalmeccanici (macchine agricole, autoveicoli), petrolchimici, tessili, alimentari, farmaceutici, del vetro, delle ceramiche, editoriali e degli strumenti musicali.
Fondata nel 1250 circa come fortezza contro i Tatari, divenne residenza della dinastia regnante di Rutenia. Il re polacco Casimiro il Grande, dopo aver unito la Rutenia alla Polonia, ne fece la capitale della Rutenia polacca; da allora la città si sviluppò come centro fiorente del commercio carovaniero, in stretto rapporto con le colonie genovesi di Crimea. Leopoli confermò la sua importanza militare resistendo vittoriosamente, nel 15°-17° sec. alle invasioni valacche, tatare, moscovite, cosacche, turche. Dopo la conquista e il saccheggio subiti dagli Svedesi di Carlo XII (1704), la città decadde; passata all'Austria (1772), fu promossa a dignità di capitale della Galizia, ma partecipò attivamente ai moti rivoluzionari del 1848 e subì la repressione militare.
Nel 1870, avendo la Galizia ottenuto l'autonomia, iniziò per la città un periodo di sviluppo, che ne fece un elemento importante nel rinnovamento culturale e politico della Polonia ma anche della popolazione ucraina di religione greco-ortodossa. Dopo la Prima guerra mondiale, in cui fu teatro di battaglia fra Austriaci e Russi, Leopoli fu incorporata alla Repubblica Polacca per la pace di Saint-Germain (1919). Passata all'Ucraina sovietica con il patto russo-tedesco del 1939, fu occupata nel 1941 dai tedeschi e soggetta a efferate repressioni, fra cui il massacro della popolazione ebraica (circa 100mila persone). Liberata a opera dell'esercito clandestino polacco, fu occupata dalle truppe sovietiche (1944) e nel 1945 annessa dall'URSS come parte della Repubblica ucraina. La popolazione polacca fu trasferita in Polonia.