di Alessandro Camilli
Provate a immaginarvi al posto suo…Non è facile ma, su scala ridotta soprattutto in quantità, non è poi così impossibile: qualche parente lontano, ma pur parente, dei paletti che Berlusconi ha affrontato in dribbling è pur possibile lo si avvisti in vite molto più ordinarie, modeste, semplici e ordinate di quella di Silvio Berlusconi. Una donna, una compagna che comprensibilmente vuole che il rapporto d’amore e convivenza si arricchisca del bello e del solenne di un rito. Gli umani hanno bisogno di ritualizzare, lo fanno come e meglio possono per ogni aspetto della vita privata e pubblica. Dunque Marta Fascina che vuole un rito d’amore.
Rito d’amore per eccellenza è per tutti e tutte il matrimonio. O qualcosa di analogo che svolga la stessa funzione: la ritualizzazione che fa della ordinaria cronaca della propria vita la storia della propria esistenza. Non a caso anche gay e lesbo rivendicano con orgoglio il diritto ad un approdo in qualche modo matrimoniale del rapporto d’amore. Non a caso le religioni, anzi soprattutto le rispettive Chiese e i rispettivi cleri presidiano da sempre la somministrazione dei riti matrimoniali. Insomma ad una donna che ti ama e che vive con te non è che non si possa dire di no, è che se la ami di dirle di no proprio non ti va. Anzi sei in qualche modo contento che lei voglia…sposarti! Una donna che attende e prepara il matrimonio non è solo che si vuole sposare, è che vuole sposare te! Un “te” di 85 anni suonati, una cosa che deve riempire di orgoglio felice. Ma matrimonio a 85 anni? Col rischio, anzi la garanzia del pubblico dileggio? Dileggio soprattutto per la donna cui vuoi bene, di lei, se matrimonio fosse, tutti o almeno moltissimi direbbero: l’ha sposato, ha voluto sposarlo per i soldi, i soldi di lui. Lei 32 anni , lui 85…
I figli, tanti. I figli di precedenti matrimoni e amori. Figli grandi, anzi adulti, anzi adultissimi. Che hanno reso il patriarca nonno, anzi di più. Figli che nutrono l’umanissima diffidenza per un amore del patriarca che sarà anche genuino ma non può che essere anche senile. Succederebbe in ogni famiglia. Figli che hanno filiale preoccupazione per il patriarca, che diffidano dell’esposizione emotiva (e nel caso mediatica, perfino in qualche modo politica) insita in un rito di nozze.
Un patrimonio valutato, alla grossa, in sei miliardi di euro. Che alla morte del patriarca andranno divisi. Una moglie, una nuova mogli cambia la ripartizione ereditaria dl patrimonio e la cambia di molto. Inutile far finta che non sia un problema, lo è. Quindi, per quel che ciascuno di noi nelle sue dimensioni e piccole-grandi storie può, immaginatevi al posto suo. Una donna che chiede e vuole ciò che non le può essere negato, che anche tu in qualche modo vuoi, un’età veneranda che non è più da un pezzo quella dei matrimoni (tanto meno quelli d’amore) e che espone al rischio dl dileggio se non del ridicolo, una vita pubblica che deborda da tempo nella tua vita privata (e viceversa), i molti figli di una famiglia allargata e larga che accudiscono, rispettano, vogliono bene ma anche controllano, giudicano, rivendicano, mettono bocca adulta su tue azioni e tuoi intenti, e confetti, per così dire, di nozze da distribuire in bomboniere pari a sei miliardi di euro. Al posto suo…
In metafora calcistica Silvio Berlusconi ha andato di dribbling, anzi ha, come si dice nelle telecronache, spezzato il raddoppio. Lo marcava stretto l’amore, la convivenza, la compagna. Raddoppiavano la marcatura la patriarcale età, l’anagrafe. Triplicavano i figli, la dimensione pubblica e soprattutto i sei miliardi di patrimonio. Chiuso, chiuso, chiuso. Cosa gli restava se non buttar via la palla, mollarla ad altri, perderla questa palla e partita? E invece no, Berlusconi la palla l’ha fatta uscire e passare tra le gambe di tutti gli altri e ne è uscito con la palla al suo di piede.
Con la festa solenne che nozze non è stata ma rito nuziale sì Berlusconi ha reso omaggio a Marta Fascina, ha reso compatibile e sostenibile per i figli la sua scelta di vita, ha bypassato (con la consueta spudoratezza) l’anagrafe, ha dato spettacolo (umanissimo spettacolo di sé, con quella consueta andatura e passo a mezza via tra la simpatia e la pacchianeria) e ha aggirato e risolto il problema dei sei miliardi. Non è stato un mezzo matrimonio, tanto meno un matrimonio finto, è stato un dribbling intero e riuscito di un molto anziano signore ancor lesto di vita.