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di Franco Esposito

In nome e nell'interesse della conservazione del posto di lavoro di 6.000 dipendenti. Msc sale a bordo come socio di minoranza e salva Moby. Ora è ufficiale, c'è l'accordo Aponte e Onorato. Il provvidenziale aiuto arriva a pochi giorni dal 31 marzo. La delicatissima scadenza per la sopravvivenza di Moby, la compagnia di navigazione di proprietà di Vincenzo Onorato, travolta dai debiti e più che in odore di fallimento. Sventata la bancarotta in mare, il salvagente lanciato dall'armatore Aponte, padrone della Msc, genera un doppio concordato preventivo incardinato dal tribunale di Milano.

In assenza del provvidenziale accordo, giovedì prossimo sarebbe scaduto il termine ultimo entro il quale sarebbe stato necessario trovare un'intesa con i creditori esposti con la compagnia di navigazione riconducibile alla famiglia Onorato. Lo Stato è uno di questi, tramite la procedura commissariale della vecchia Tirrenia finita in amministrazione straordinaria diversa anni fa. Poi fatta fondere, per incorporazione, nella stessa Moby. Una procedura decisamente non conforme alla regole che ha dato vita a un debito pendente di 280 milioni.

Fonti attendibili rivelano che in queste ultime settimane era stato posto in essere uno schema che prevedeva un rientro del debito Tirrenia all'ottanta per cento. Stracciabile il restante venti per cento. Ma erano sorti dubbi sulle “garanzie messe a rimborso dell'importo”. I commissari nominati dal Ministero dello Sviluppo si sono manifestati scettici sulla possibilità di Moby di onorare “le pendenze pregresse”.

Si era di conseguenza ipotizzata la vendita della stessa Tirrenia. C'erano ipoteche su alcune navi il cui valore era però destinato a deprezzarsi.

Il debito complessivo di Moby è di 640 milioni, tra cui figurano esposti tutti gli istituti, in testa Unicredit e Bpm. Il salvataggio sopravviene sotto forma di un aumento di capitale da parte della concorrente/rivale Msc. Il gruppo crocieristico e leader mondiale del traffico merci, controllato dalla famiglia Aponte. Msc entra con una partecipazione di minoranza, di cui al momento non si è ancora ancora in grado di quantificare la percentuale.

La realtà appare però chiara: un leader mondiale nel trasporto merci con una forte presenza nelle crociere e nei traghetti si apparenta con Grandi Navi Veloci. Un matrimonio chiaramente d'interesse, non è mai il caso di abbandonarsi a facili sofismi quando c'è di mezzo la possibilità di un fallimento di portata biblica.

Fondata nel 1959 da Achille Onorato, Moby con sede legale a Milano e sede operativa a Portoferraio, biglietteria anche di Tirrenia, è operativa sulle rotte della Sardegna e della Corsica. In basso fortuna è sprofondata per i pessimi investimenti e le spese esorbitanti, non tutte finalizzate all’aspetto armatoriale. Colosso delle crociere e del trasporto merci, Msc di Gianluigi Aponte si propone di trascinare lontano dai guai Moby. L’armatore è certo di poter centrare “il rinascimento immediato di Moby”.

Le due famiglie avrebbero già trovato l'accordo. Una nota chiarisce che “l'aumento di capitale è finalizzato a salvare Tirrenia per consentire l'immediato risanamento del gruppo Moby e nell'interesse dei suoi 6.000 lavoratori”.

Giorni fa i lavoratori avevano manifestato davanti al Mise chiedendo di essere ascoltati. Giovedì l'annuncio congiunto delle due famiglie: il salvataggio è cosa fatta.