DI ANTONIETTA CALABRÓ

I russi non mettevano piede in Italia dalle guerre napoleoniche, dal 1812. Ci sono tornati nel marzo 2020 in piena prima ondata Covid con l’operazione “Dalla Russia con amore”, dal noto il titolo di un film di 007. Insomma già il logo di per sè faceva riferimento allo spionaggio, ma allora tutti bonariamente sorrisero. I dubbi su quella missione sono diventati concreti solo di recente. E sono talmente seri che l’ex premier Giuseppe Conte ha voluto essere ascoltato subito dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto da Adolfo Urso. Lo ha fatto per assicurare “piena trasparenza”, “in modo che nessuno abbia scrupoli, perplessità, dubbi". Dice Conte: “Ho chiarito che la missione russa si sviluppò esclusivamente sul piano degli aiuti sanitari in un momento di grande difficoltà in cui ci mancavano mascherine respiratori e altri strumenti di protezione. I nostri apparati, dalla difesa all'intelligence agli esteri alla protezione civile, vigilarono costantemente perché questa missione si svolgesse lungo i binari concordati. Ho riferito che non mi sono mai stati riportati elementi di criticità che possano far sospettare deviazioni inappropriate della missione al di fuori dell'ambito sanitario".

Il problema è proprio questo. I russi non hanno rubato segreti militari, come ha accertato il Copasir con l’istruttoria dello scorso anno e come hanno sottolineato i 5 Stelle, ma c'è il dubbio che abbiano acquisito dati sanitari indispensabili per sviluppare, primi al mondo, il vaccino antiCovid: lo Sputnik. Che è stato distribuito ad oggi in 4 miliardi di dosi, e che ha permesso un vantaggio competitivo alla Russia durante la pandemia. “La possibilità di utilizzare i dati prelevati in Italia durante la missione del 2020 voluta dall'allora Premier, Giuseppe Conte, al fine di sviluppare il vaccino Sputink V è proprio una delle questioni da chiarire” , commenta il segretario del Copasir Ernesto Magorno, di Italia viva, firmatario insieme a Matteo Renzi e ai colleghi Garavini e Faraone di un’interrogazione parlamentare al ministro Speranza per sapere se il governo nel suo insieme fosse a conoscenza dell’operazione e ci fosse il pieno coinvolgimento del Consiglio dei ministri o fosse un accordo stretto direttamente tra Putin e Conte.

L’altra questione invece riguarda gli accordi commerciali. E se questi furono presi per testare e distribuire in Italia lo Sputnik. “Gli ultimi eventi fanno presupporre che l'azione russa non fosse disinteressata. Sono emersi dubbi e sospetti sulla collaborazione offerta dal Cremlino. Quanti e quali sono stati gli accordi commerciali e strategici presi dal governo italiano e russo durante i due mesi della presenza delegazione russa? Penso, per esempio, all’accordo siglato successivamente nell’aprile del 2021 tra l’Istituto Spallanzani di Roma e l’Istituto Gamaleya di Mosca. “Accordo frettolosamente chiuso appena scoppiata la guerra in Ucraina".

“Come Copasir - continua Magorno - abbiamo avuto il dovere di chiedere all'ex Premier Conte se la delegazione russa in quei due mesi ha avuto accesso a dati sensibili riguardo a pazienti affetti da Covid presenti nelle nostre strutture sanitarie e se vi sia stato uno scambio di informazioni tra le nostre strutture sanitarie e quelle russe senza tralasciare la questione relativa al rispetto delle regole medico-biologiche vigenti nel nostro Paese. Sono state rispettate durante le ricerche?” Insomma, l’audizione di Conte non ha chiuso la vicenda. “Se da un lato ringraziamo l'ex Premier per essere stato subito disponibile, dall'altro non posso non sottolineare come alla luce dell'audizione di oggi la vicenda deve essere ulteriormente approfondita" ha concluso Magorno.