Confesso che mi entusiasma lo studio dell’evoluzione delle diverse modalità del lavoro con il progresso delle tecnologie. Mi pare importante cercare di capire dove va il mondo, specialmente nelle questioni del lavoro, dove appaiono espressioni vincolate alle applicazioni, il telelavoro o smart work e – negli ultimi tempi – il lavoro nel metaverso.
Nel mio entusiasmo a volte dimentico che tanta digitalizzazione provocherà l’esclusione di ampie fasce di popolazione che non avranno né le competenze necessarie né le cognizioni per accedere alle nuove tecnologie. In altre parole, la digitalizzazione dell’economia e del lavoro si alzano come enormi muraglie: da una parte vi saranno coloro che ne trarranno grande vantaggio; dall’altro gli esclusi. La prima considerazione relativa a questa dolorosa realtà è che per accedere alle nuove tecnologie bisognerà avere ovviamente le conoscenze tecniche per operare nel mondo virtuale.
Per i milioni di abitanti del pianeta che vivono nella povertá e non riescono ad accedere ad un minimo di educazione, lo smartwork o il metaverso saranno isole irraggiungibili. Per quanti viviamo nel continente latinoamericano, questa realtà non é distante, anzi ci circonda. Infatti, proprio in questi giorni ho ricevuto un documento del BID sul futuro del lavoro e il livello di educazione nel continente, che segnala che il tasso di matricole e l'educazione post secondaria è stato nel 2019 del 53%, mentre la media dei paesi della OCDE ha raggiunto il 75%.
Mentre in molte Università si avanza verso schemi di tecnologia digitale e si creano nuovi corsi di formazione specializzata nelle nuove tecniche, per la metà dei giovani latinoamericani non sarà possibile scavalcare il muro che li separa dalla società del sapere. Alle giá gravi condizioni sociali del continente latinoamericano, si è aggiunto l’impatto della pandemia del COVID con importanti conseguenze nella formazione di competenze e abilitá nella regione. Da un lato - prosegue il documento del BID - la crisi economica provocata dal COVID - ha lasciato segni negativi nella immatricolazione nell’educazione superiore. Naturalmente la crisi ha colpito in maggior misura gli strati piú poveri della società, aumentando il divario nell’accesso ai servizi di educazione e formazione di qualità. D’altro canto, la soppressione delle lezioni presenziali ha costretto agli studenti a trasferirsi ad una dimensione virtuale per continuare i processi educativi, e non tutti disponevano degli strumenti e le connessioni necessarie per seguire le lezioni via “zoom” o altre applicazioni.
A quale lavoro potranno aspirare i milioni di giovani latinoamericani esclusi dall’insegnamento superiore e dalle competenze digitali? Evidentemente gli spazi a loro disposizione resteranno quelli della cosiddetta “gig economy” o economia povera: lavori domestici, personale di sicurezza, badanti, artigianato informale e tutto ció che io definisco come l’economía dei “lavoretti”.
La seconda considerazione si riferisce alla questione della differenza di etá che apre nuovi varchi tra le persone in funzione dell’etá. Per me e per tanti altri che abbiamo superato la soglia dei cinquant’anni é difficile operare con le nuove tecnologie. Molti di noi non ci arrendiamo, cerchiamo di imparare, evitiamo lo sgomento di fronte a processi informatici che ci bloccano. Ma per tanti come me, accedere alle nuove tecnologie è come imparare una nuova lingua, processo non certo facile ad una certa età. Mentre la mia nipotina di 8 anni giá si destreggia facilmente nel mondo metaverso dei suoi programmi di gioco, per me è difficile capire la logica degli algoritmi e quindi cerco di impararla con grandi sforzi di memoria.
Ma il problema non é solo latinoamericano. Serge Halimi, Direttore de Le Monde Diplomatique, ha affermato recentemente che le procedure della pubblica amministrazione diventano tanto piú inumane, quanto piú sono informatizzate. “Milioni di persone – aggiunge Halimi, che parla della industrializzata Francia e non dell’America Latina - lottano con la barriera della burocrazia digitale e il profilo delle vittime coincide con popolazioni giá maltrattate dall’ordine sociale: anziani, lavoratori agricoli, proletari, giovani senza formazione, detenuti, stranieri”. Confermo quindi che dietro il progresso delle tecnologie globali, si nasconde il retrocesso di tanti diritti e tutele sociali. Anche nel digitale, come diceva Umberto Eco in altre circostanze, avanziamo a passo di gambero: un passo avanti e due passi indietro.
JUAN RASO