Cacciate l’amante di Putin“. Boom di firme in Svizzera. La petizione, lanciata dalla piattaforma Change.org, ha raccolto oltre 55mila adesioni.
Un solo grido: “Alina Kabaeva come Eva Braun, Svizzera ricongiungere al suo Fuhrer Vladimir”. La petizione è semplice, chiara, diretta.
Gli attivisti elvetici che hanno promosso l’appello sono per lo più di origine russa, ucraina, bielorussa.
Le autorità svizzere hanno già in mano il dossier che scotta e gli appellanti non mollano. Vogliono l’espulsione di colei che viene indicata come l’amante di Putin.
Molti a Mosca viceversa ritengono Alina sia la vera moglie dello zar guerrafondaio. Tanto è vero che la prima signora Putin - Ljudmila Sirebneva, classe 1958, sposata nel 1983, due figlie avute con Vladimir che lo hanno reso nonno – è stata sbolognata in Siberia. Dove vive in un rifugio di lusso.
Si è separata da Putin (divorzio consensuale) il 6 giugno 2013 con tanto di annuncio ufficiale. Due anni dopo si risposò con Arthur Ocher Anty, più giovane di vent’anni, uomo d’affari (scarsi), villa a Biarritz, amante della bella vita. Ljudmila – dicono nel suo entourage – si è vendicata.
Nessun dubbio. Gli svizzeri accostano la favorita dello zar a due celebri amanti. Eva Braun , compagna di Hitler, la “donna più infelice del Terzo Reich” (sposò il Fuhrer il giorno prima del suicidio). E Claretta Petacci, l’amante di Mussolini, fucilata dai partigiani il 28 aprile 1945. Il giorno prima che la signora Hitler ingoiasse il letale cianuro.
Due giovani donne (entrambe morte a 33 anni), con “l’unica colpa di aver amato un uomo”, come disse per la Petacci il presidente Sandro Pertini nel 1983. Comunque un finale di vita drammatico e cruento. Non proprio un bel paragone per la “sciura Putin”.
Alina è rifugiata con i suoi 4 figli in un lussuoso chalet di proprietà di Putin. I suoi figli sono nati tutti in Svizzera ed “hanno passaporti con nomi e nazionalità diversi” (fonte Page Six). Difficile espellerli.
Alina poi dispone di vari nomi e passaporti, viaggia su jet privati, lo può fare tranquillamente. Semmai rischiano le sue medaglie vinte con la ginnastica ritmica (2 ori olimpici, 14 Mondiali, 21 medaglie europee).
È in atto una pressione internazionale per strappargliele. Mica facile e poco serio. La Svizzera ormai è casa sua. Qui riceve regolarmente un bonifico che il National Media Group – colosso dell’informazione legato al Cremlino – le invia per il suo incarico di presidente del Consiglio di amministrazione. Quasi 8 milioni di sterline all’anno.
E finora l’Occidente non l’ha inserita nella lista dei sanzionati. Forse perché spera che plachi l’ira funesta del “delirante dittatore e criminale di guerra”, come dice la petizione. Putin l’ascolta sempre. Alina è l’unica che può riuscirci. Facciamo il tifo per lei.