di Matteo Forciniti
È un paese profondamente diviso quello che esce dal voto di domenica in Uruguay. Con una differenza di poco più di 20mila voti, gli elettori hanno confermato la LUC, la “Ley de Urgente Consideración”, il progetto di legge bandiera dell’esecutivo guidato da Luis Lacalle Pou con 135 articoli soggetti al referendum abrogativo. Il risultato sembra una fotocopia del ballottaggio alle presidenziali del 2019 vinto da Lacalle Pou che dopo 15 anni di governi di sinistra ha segnato una svolta a destra nel panorama politico.
L’opzione del “No” all’abrogazione della LUC si è imposta con 1.087.557 voti, il 49.86% a cui bisogna aggiungere anche i 28.747 voti in bianco con l’1.32%. Al 48.82% si è fermato invece il “Sì” con 1.065.001 voti. 81.817 sono stati invece i voti annullati, un’enormità per un paese abituato a vivere di identità politiche forti, segno evidente di una tematica estremamente complessa dato che questi 135 articoli toccavano argomenti molto diversi tra loro.
Nella “guerra” dei colori che ha inondato le città durante la campagna elettorale, il rosa del “Sì” era stato molto più visibile rispetto al celeste del “No” a Montevideo. Tuttavia, proprio come avevano previsto i sondaggi, l’urna elettorale ha dimostrato ancora una volta la profonda differenza tra la capitale e l’interno, una questione storica che viene fuori in ogni elezione.
Oltre a Montevideo con il 55,9%, il “Sì” ha vinto solo a Canelones e a Paysandú. Tutti gli altri dipartimenti del paese hanno votato massicciamente per il “No” come era ampiamente prevedibile in un voto che tradizionalmente premia il Partido Nacional e le forze di destra. Quello di Rivera è il caso più evidente con l’opzione a sostegno della LUC che ha trionfato con oltre il 73%.
Al di là dei contenuti spesso difficili da sintetizzare in un’unica scelta il voto è stato trasformato in un vero e proprio referendum sul governo che ha superato un’altra prova di fuoco dopo il Covid e adesso ne esce ulteriormente rafforzato in vista dei nuovi problemi da affrontare. L’opposizione però incassa la sconfitta a testa alta dato che è riuscita a tenere aperta la partita fino alla fine e adesso si proietta subito verso le presidenziali del 2024.
Ma che cosa dicono in concreto questi 135 articoli della LUC approvati dal Parlamento nel luglio del 2020? Le aree coinvolte sono tantissime e possono dividersi in: sicurezza, economia, educazione, lavoro, settore agricolo, adozioni, abitazioni e portabilità del numero mobile.
Partiamo dalla sicurezza, il cavallo di battaglia di questo progetto. Tra le altre cose, le nuove norme aumentano le condizioni per esercitare la legittima difesa, raddoppiano le pene per gli adolescenti che commettono crimini e danno in sostanza più poteri alla polizia per intervenire nelle manifestazioni. C’è anche un articolo che riguarda il narcotraffico e che aggiunge l’aggravante di un posto come luogo di vendita, distribuzione o deposito di droga pensato per punire il piccolo traffico. La parte della sicurezza dedica un capitolo speciale all’intelligence specificando che lo Stato può classificare alcune informazioni come “segrete”.
Sono 16 gli articoli che parlano di economia, tra cui abbiamo aziende statali e libertà finanziaria. Si parla innanzitutto di “regla fiscal”, una misura che ha l’obiettivo di limitare la crescita della spesa pubblica. La cosiddetta libertà finanziaria lascia invece aperta la possibilità del pagamento degli stipendi tanto in contanti come attraverso bonifici bancari; quest’ultima opzione era diventata obbligatoria nel 2014. Un aspetto molto polemico è quello dell’utilizzo del contante il cui limite è stato più che raddoppiato: oggi si può pagare in contanti fino a un massimo di 120mila dollari, sia per quanto riguarda i servizi professionali che altre operazioni finanziarie. Tema di forte attualità è quello della modifica del prezzo del combustibile: il governo aggiornerà il prezzo con una periodicità massima di 60 giorni dopo i pareri ricevuti dagli organismi del settore.
Altra grande tematica è l’educazione che occupa 34 articoli, la maggior parte dei quali affrontano la questione degli organi di governo. Tra le novità si autorizza l’ingresso nel Codicen (Consejo Directivo Central) di persone provenienti dall’ambito privato che andranno così a gestire l’istruzione pubblica. Ne esce molto ridotta poi la rappresentazione dei docenti che sono stati esclusi dai cosiddetti consigli e che avranno meno voce in capitolo.
Nell’ambito lavorativo viene tutelato il diritto di chi non partecipa a uno sciopero ad accedere al luogo di lavoro e viene specificato il procedimento per permettere lo sgombero di un’impresa occupata. In tre articoli i picchetti vengono dichiarati illegittimi perché “impediscono la libera circolazione di persone, beni o servizi tanto in spazi pubblici come privati”.
La sezione “emergenza abitazione” introduce un nuovo sistema di affitto con un nuovo tipo di contratto senza garanzie di proprietà che prevede un meccanismo più rapido per permettere gli sfratti. La LUC tocca anche il settore agricolo e in particolare l’organismo che regola le politiche agrarie, l’Instituto Nacional de Colonización. Nei confronti del colono che riceve il terreno vengono modificati i suoi obblighi di residenza e si autorizzata la possibilità ad allontanarsi per determinati motivi: salute, educazione o lavoro del colono o dei membri del nucleo familiare.
Gli ultimi punti della LUC arrivano fino al diritto degli utenti a mantenere il numero di telefono pur cambiando operatore e, infine, sulle adozioni: in quest’ultimo caso viene abilitato il “Tribunal de Familia” ad emettere le decisioni senza il parere previo dell’Inau (Instituto del Niño y Adolescente del Uruguay).